Le vie dei contrabbandieri in Lombardia
La nostra regione annovera nella sua lunga storia, anche la presenza di contrabbandieri e di vie percorse da queste persone.
Il termine contrabbando si origina da atto contra-rio a un bando, cioè a un editto, a una legge. Si identifica nel trasporto di merci, derrate e simili, da uno stato a un altro, compiuto di nascosto per defraudare il pubblico erario dei dazi imposti per legge.
Sappiamo che sino dal Medioevo vi era la consuetudine di far pagare un dazio a chi entrava in una città o territorio, quindi parallelamente vi erano persone che praticavano il contrabbando, in quanto non ritenevano giusto dover pagare una gabella imposta dalla legge. La questione è più complessa di quanto appare in un primo momento, poiché con il termine contrabbando si è soliti identificare un "sfrusadur" di sigarette, tuttavia prima dello sviluppo industriale, il contrabbandiere esercitava "l'illecito" unicamente per poter mantenere la propria famiglia.
Le aree interessate nella nostra regione erano quelle comprese tra il Ticino, il Piemonte e la Lombardia. Era un "lavoro" molto faticoso in quanto si dovevano seguire sentieri piuttosto impervi, a volte situati a quote molto alte, con fatica e rischi doppi in inverno, portandosi sulle spalle, ecco perché erano chiamati anche "spalloni", sacchi che potevano pesare anche 45 chili. Se a praticare il contrabbando era una donna, il suo peso caricato sulle spalle era tra i 20/25 chili. Nella storia del contrabbando sono anche successi episodi tragici, con morti e feriti.
Una volta entrati in Svizzera gli spalloni scaricavano, ad esempio, farina, uva, vino, riso, eccetera, ricevendo in cambio caffè, sale, altri generi e sigarette. Caricate così le loro "bricolle", che sono delle bisacce tipiche usate dai contrabbandieri, riprendevano la via del ritorno. Con il trascorrere del tempo il contrabbando alimentare venne meno, rimase tuttavia quello delle sigarette, chiamate in gergo "bionde".
Vediamo adesso alcuni siti usati dai contrabbandieri.
Vi erano, in territorio elvetico, i paesi di Poschiavo e Brusio che fungevano da centri di smistamento delle merci. Da Poschiavo partivano i contrabbandieri carichi di sale dirigendosi, attraverso il Passo della Val Grosina, verso Grosio o in direzione di Ponte e Chiuro in Valtellina.
In direzione di Tirano partivano invece quelli di Brusio. Negli anni Cinquanta la città di Tirano divenne un centro di smistamento del caffè importato di frodo, e questo perché i dazi su questo genere alimentare erano troppo elevati.
Con passare degli anni però il contrabbando perse la sua identità originaria, andando via via sempre più perdendo di significato e di ragione d'essere.
La città di Tirano offre la possibilità di percorrere i sentieri e le località che furono il tragitto percorso dai contrabbandieri. Il percorso va sotto il nome di "Sentiero del contrabbando e della memoria".
Anche il comasco, e non solo, fu terra di contrabbandieri, e anche se molti sentieri di allora oggi sono coperti dalla vegetazione, è ancora possibile ripercorre alcuni itinerari. Ricordo la Valle di Muggio, sul Bisbino, la ex caserma di Piazzola, nel territorio di Moltrasio. Insomma, bastava confinare con la Svizzera perché ci fosse qualche presenza di contrabbandieri.
Che parlano di contrabbandieri vi sono anche canzoni, come ad esempio la "ninna nanna del contrabbandiere" di Davide Van De Sfroos, oppure "il canto del contrabbandiere" del Coro Edelweiss del C.A.I. Ancora, di Gianni Vezzosi, "I contrabbandieri" e di Nello Amato – E Contrabbandieri.
Va anche detto che spesso i contrabbandieri erano " ricamati" di romanticismo, alterando così, almeno in parte, la cruda realtà.
Un brevissimo spaccato di un fenomeno che ha visto la nostra terra lombarda protagonista.