Così è (Forse) al Teatro Litta. Due parole col regista
È in scena fino all' 11 novembre al Teatro Litta, la nuova produzione del Teatro del Simposio: Così è (Forse) con la regia di Francesco Leschiera e la drammaturgia di Giulia Lombezzi. Abbiamo pensato di fare due chiacchiere col regista per presentare lo spettacolo a cui io stesso ho avuto modo di assistere.
Milanofree: Tanto per cominciare Francesco, come mai questa scelta di realizzare un lavoro ispirato a un celebre testo di Pirandello?
Francesco: Noi del Teatro del Simposio stiamo portando avanti da tre anni una collaborazione col Teatro Litta. Si tratta di un progetto di lavoro sui classici del teatro, il primo anno abbiamo portato in scena Beyond Vanja, poi Opera Antigone dove abbiamo aggiunto degli inserti al testo di Sofocle per spostare il nostro punto di vista sul personaggio di Ismene. Quest'anno rileggendo Così e se vi pare mi sono detto perché non pensarne una riscrittura partendo dai temi principali dell'opera soprattutto quello della verità, trasportando il tutto nel contesto di un museo di arte contemporanea dove potevano intrecciarsi i discorsi riguardanti sia il tema della verità dell'arte che quello della verità del teatro e della verità delle persone? L'obiettivo, come negli anni precedenti è stato quello di lavorare a una contaminazione di vari linguaggi espressivi. Per farlo abbiamo coinvolto una drammaturga, Giulia, realizzando un testo nuovo ma fortemente ispirato dal testo di Pirandello.
Milanofree: Uno dei temi trattati dallo spettacolo è quello dell'identità rubata, strappata via di dosso alle persone, utilizzata da altri per le più svariate finalità, si pensi per esempio a quanto avviene nel mondo dei social dove il rischio di vedersi rappresentati da un'immagine che ci restituisce diversi da come sentiamo di essere è purtroppo reale, tu cosa ne pensi?
Francesco: Il discorso presente nella drammaturgia di Giulia col riferimento al problema delle fake news parla proprio di questo. L'invenzione più o meno reale della storia dell'artista sopravvissuta al terremoto, usata come escamotage promozionale, pone al centro la questione di cosa ci interessa veramente di un artista, l'opera, la sua vita privata o cos'altro. È un po' la contemporaneizzazione del tema della verità tanto caro a Pirandello.
Milanofree: Gli stessi critici teatrali (e qui ci sentiamo personalmente tirati in ballo) sono vittima di questa situazione. Per esempio il personaggio di Venturi, il critico, sempre in qualche modo condannato ad essere all'altezza dell'immagine di pensatore geniale che lui o gli altri hanno creato e che va un po' a cozzare contro quello che lui sente di essere a un dato momento della sua vita...
Francesco: Il critico dalle cui labbra tutti pendono alla fin fine è anche lui una persona, ma per lui come per tutti è difficile rapportarsi agli altri in maniera autenticamente umana senza mettere delle maschere.
Milanofree: Cosa ci puoi dire di questa scelta tipicamente simbolista di creare queste atmosfere visionarie che sembrano fatte molto per scandagliare l'intimità dei personaggi?
Francesco: È un po' il mio stile, avendo visto già altri spettacoli miei lo puoi confermare, e serve ad entrare nel cuore del personaggio, amplificando l'interiorità dello stesso attraverso un'atmosfera costruita tramite le luci e le scelte scenografiche, per esempio l'utilizzo del fumo. È un modo di procedere che mi è sempre appartenuto, un po' il timbro personale che cerco di imprimere ai miei lavori.
Milanofree: Dicci qualcosa su come è andato il lavoro con il tuo gruppo di attori.
Francesco: Io ho proposto l'idea dello spettacolo in primis a Giulia, ma poi ci siamo confrontati tutti assieme con le persone che compongono il gruppo del Teatro del Simposio, anche con la supervisione di Antonello Antinolfi. Alla fine Giulia ha realizzato un testo su cui poi abbiamo cominciato a lavorare. Dopo una prima stesura, c'è stata una parte di lavoro mio con gli attori e un ulteriore confronto che poi ci ha portati all'elaborazione di un testo finale. A quel punto ho cercato di costruire anche fisicamente i personaggi ispirandomi ai quadri di Francis Bacon e ho chiesto agli attori dopo la prima lettura di scegliere un quadro di questo artista che li ispirasse particolarmente, puntando più sull'emotività che sulla razionalità. Da lì siamo partiti per definire l'interiorità dei personaggi e poi di seguito anche la loro esteriorità. C'è stato un lavoro sul corpo molto approfondito e poi di seguito ci siamo concentrati sul testo e sugli allestimenti. Anche il lavoro sullo spazio è stato molto importante perché a me poi piace sempre realizzare delle rotture della quarta parete, in modo che lo spazio stesso possa vivere insieme al pubblico.
Milanofree: Grazie Francesco
Francesco: Grazie a te.
Teatro Litta
Corso Magenta, 24 Milano
Dal 6 all'11 novembre
Orari: dal martedì al sabato ore 20.30, domenica ore 16.30
Prezzi: Intero 25 euro, Under26 e convenzioni 15 euro, Over65 12 euro, Under12 10 euro