È morto Dario Fo. Milano piange il grande artista premio nobel per la letteratura
Diffusa in mattinata la notizia della morte di Dario Fo, uno dei più grandi uomini di teatro della storia, capace di aggiudicarsi il premio Nobel per la letteratura nel 1997. Fo è deceduto in seguito alle complicazioni derivanti da alcuni problemi respiratori che ne avevano determinato il ricovero presso l'ospedale Sacco di Milano solo pochi giorni fa.
La notizia precipita nel lutto tutto il mondo del teatro e della cultura italiane che vengono a perdere con Dario Fo una delle figure più autorevoli e significative.
Dario Fo con le sue commedie, le sue intuizioni satiriche e l'elevatissima qualità tecnica delle sue interpretazioni è stato un innovatore, un maestro e un attore superlativo. Non bastano poche righe a riportare l'immensa mole di spettacoli, rappresentazioni e battute che costituiscono il corpus dell'opera del grande attore milanese, anche se non di nascita, sicuramente di adozione.
Come non citare a questo proposito Mistero Buffo del 1969, poi riproposto e rappresentato più e più volte in Italia e nel mondo, opera composta da alcuni monologhi di argomento biblico ispirati a brani dei vangeli apocrifi e a racconti popolari sulla vita di Gesù, in cui Dario Fo celebra la cultura popolare come avente pari dignità rispetto a quella ufficiale, i cui limiti e i cui legami col potere e chi lo detiene vengono smascherati dall'artista grazie al ricorso a una comicità debordante e a strumenti linguistici innovativi come il grammelot, una «tecnica onomatopeica in cui si realizzano suoni, timbri, che sembrano parole, ma parole non sono, in cui è soprattutto il contesto del ritmo generale che determina l'idea di un discorso».
Di Dario Fo si ricorda anche fortemente l'impegno politico che si è espresso negli anni attraverso sia la militanza diretta, sia attraverso la scrittura e la messa in scena di opere come Morte accidentale di un anarchico del 1970 in cui Fo racconta in toni grotteschi e tragici allo stesso tempo l'episodio della morte, appunto, del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, avvenuta in seguito alla caduta da una finestra della questura di Milano, spiegata discutibilmente nel processo dell'epoca con la formula del «malore attivo», a partire dalla quale Fo stesso ebbe modo ampiamente di costruire la sua efficace macchina satirica.
Quando vinse il Nobel nel 1997, tutto il mondo del teatro italiano, visse quel momento come una svolta. In particolare, sebbene il premio fosse stato assegnato nell'ambito della letteratura, tutti i «teatranti», attori, registi, drammaturghi e operatori dello spettacolo sentirono di aver ricevuto una piccola parte di quel premio, e il teatro tutto con la sua specificità e la sua umanità sentì di aver finalmente ricevuto il suo riconoscimento ufficiale dal mondo della cultura.
Negli ultimi anni, nonostante il dolore per la morte della sua compagna di vita e teatro Franca Rame, Dario Fo aveva continuato incessantemente a impegnarsi nella scrittura, nel teatro e anche nella pittura, senza disdegnare di prendere parte alla vita politica del paese con l'interesse dimostrato nei confronti del Movimento Cinque Stelle, al quale tuttavia non ha mai risparmiato critiche e osservazioni, facendo sempre valere la sua indipendenza di pensiero e la sua immarcescibile vocazione di uomo libero.