Una serata con Polveri di Scena al Barrio's
Lorenzo Capineri, classe 1992, firma come prima regia un testo inedito: Schiavi della Violenza di Pasquale Salerno andato in scena il 5 e 6 maggio al Teatro Edi.
Un plauso va alla scelta del Teatro: l’Edi Barrio’s, centro culturale tra i migliori in Europa per l’aggregazione tra i giovani e la riqualificazione del territorio.
Scesa alla fermata del 74 di Via Mazzolari il Barrio’s è lì a pochi minuti. Subito si nota una strana struttura, delle ragazze ne parlavano come “una specie di cappella di fungo gigante”, che dà un fascino particolare al posto, rendendolo tutt’altro che anonimo. Prima di entrare in sala ho fatto una passeggiata nei dintorni: un salto al Bar Barrio’s è d’obbligo. Quella stessa sera ci sarebbe stata la serata Rock and Roll e, tra Elvis the Skelvis in persona, esercizi per i giochi di fuoco e musica caraibica, l’aperitivo si è rivelato divertente e ben diverso dai soliti.
Fuori dalla sala, poco prima delle 21.00, di persone era pieno.
Il regista e Federica Paladini, la brava, sorridente e precisa organizzatrice generale, hanno accolto tutti come si fosse un gruppo di amici che si ritrovava dopo tanto tempo.
Un Teatro in cui non si va solo per uno spettacolo, quindi, ma per incontrarsi, creando una comunità nuova, nuove relazioni, in cui ci si possa sentire davvero tra amici.
Il testo di Pasquale Salerno è profondamente cinematografico e il giovane regista ha risposto con uno spettacolo multimediale in cui filmati, musiche e scenografie devono molto a un immaginario alla Alejandro Amenábar (se ricordate il suo Tesis del 1996 che ha aperto la strada ai successivi capolavori del regista).
La violenza è la chiave di lettura e qui viene rappresentata in una spirale: una ragazza abusata dal padre (Sara Baldassarre, giovane dalla sensualità naif); un mafioso che spadroneggia sulla sua città; un prete che violenta ragazzini; un gruppo di giovani che scelgono di diventare criminali per mancanza di possibilità (e il resto, forse, sono scuse)…
Non c’è possibilità di salvezza nel mondo creato dalla neo-compagnia Polveri di scena e, nonostante la regia sia a tratti confusa, lo spettacolo emoziona e coinvolge fin dall’ingresso, tra “vere” perquisizioni, attori in sala e il nipote del boss che, prima dell’inizio e rigorosamente fuori dal palcoscenico, interpella, rendendolo complice, il pubblico.
Gli attori, tra cui lo stesso Pasquale Salerno nel ruolo, che nemmeno sembra tale, di Libero, sono convincenti: spicca proprio il fedele nipote del boss mafioso Don Basile (un passionale Alessandro Sitta), interpretato da Marco Campolunghi, che regge, senza sbavature, una parte profondamente tragicomica nello spettacolo.
I quattro criminali protagonisti hanno ognuno un carattere ben definito e, nel corso della serata, fanno oscillare paurosamente i sentimenti nei loro confronti: amore e odio si alternano, uniti a sane risate. Il più comico di tutti risulta Muto (uno stralunato Nino Faranna) che, nonostante il suo soprannome e la sua violenza estrema, parla e, quando lo fa, parlano anche gli spettatori. Francesco Benanti Vitale è un ispirato Cristo dagli occhi scavati, portatore di una violenza che è tutta interiore, mentre Michele Spinicci stupisce per la sua naturalezza nell'interpretare Dante.
Il percorso della compagnia, appena iniziato, promette bene, anche se la rappresentazione non si può forse definire propriamente teatrale. Gli spettatori hanno applaudito tutti, e molto, anche durante le scene, confondendo forse un po’ un racconto già a tratti poco chiaro, ma dimostrando di essere un pubblico vigile, attivo e desideroso di partecipare, anche se si tratta di cantare "Non tengo dinero".
Fosse anche solo per questo Schiavi della Violenza conquista, come conquista la compagnia Polveri di Scena: un gruppo da seguire da vicino, in tutto e per tutto.
