Skip to main content

Il mistero della Vergine di Guadalupe: miracolo inspiegabile

Un misterioso miracolo

Ho usato il termine misterioso perché, nonostante il miracolo sia conosciuto, rimane avvolto nel mistero di come possa essersi verificato.
Prima però di dire di quale miracolo sto parlando, voglio sottolineare cosa si intende per miracolo e qual è il suo significato.

Etimologicamente il termine miracolo deriva dal latino miràculum e significa “cosa meravigliosa”, da miràri, cioè meravigliarsi. Il dizionario etimologico lo definisce: fatto contrario alle leggi della natura e prodotto per potenza soprannaturale; cosa grande e meravigliosa.
Devo dire che il termine contrario non mi soddisfa: preferisco il vocabolo che supera le leggi della natura.
Va precisato che un miracolo differisce da un prodigio in quanto quest’ultimo non oltrepassa i limiti della natura.

Fatta questa precisazione, seppur non esaustiva, passo a descrivere di quale miracolo misterioso sto parlando.vergine di guadalupe

Il miracolo della Vergine di Guadalupe

Il riferimento è alla Vergine di Guadalupe, la cui figura, il 12 dicembre del 1531, rimase impressa sul mantello – detto tilma – indossato dall’indio Juan Diego Cuauhtlatoatzin, un azteco.
Un’immagine che il popolo messicano ha sempre considerato come acheropita, ossia non dipinta da mani umane.

Alcune precisazioni prima di procedere.

Cos’è la tilma?

La tilma era un indumento usato per coprirsi dal freddo invernale. Annodata sulla spalla, era piuttosto lunga e ampia, e veniva avvolta intorno al corpo più volte. È tessuta con una fibra vegetale, di agave o di potulé, ricavata da un cactus.
Si sa per certo che tale fibra ha una resistenza massima di 20 anni: poi tende a marcire.

Eppure, questo mantello:

  • è stato toccato per 116 anni dai pellegrini

  • è stato esposto al sole, al fumo delle candele e all’aria salmastra

  • nel 1647 venne protetto con un vetro, ma non mostrava alcun deterioramento

Il caso dell’acido nitrico

Nel 1785 avvenne un altro fatto significativo: un inserviente decise di togliere il vetro per pulire la cornice d’argento, utilizzando una miscela contenente il 50% di acido nitrico, perfetto per pulire l’argento.
Sbadatamente, una parte di liquido finì sulla tilma, nel suo lato destro. Il liquido lasciò un segno – visibile ancora oggi – ma non intaccò né distrusse il tessuto.
L’acido nitrico è incolore, corrosivo, dall’odore pungente, e noto anche come acquaforte o acquavite di nitro.

Anche l’esame dei colori ha dato un risultato insolito: non è stato possibile determinarne l’origine, in quanto non sembrano appartenere né al regno vegetale, né animale, né minerale. Dunque, ancora un mistero.

Un altro fatto incredibile avvenne il 4 novembre 1921, quando un emissario del governo messicano – durante gli anni della persecuzione religiosa contro i cristiani e la Chiesa – ebbe l’ordine di piazzare una bomba tra l’altare e l’icona della Vergine, e di farla esplodere al termine della Messa.
La bomba esplose, frantumando tutti i vetri della basilica e piegando un grande crocifisso in bronzo, ma, con sorpresa, si vide che il vetro e l’icona della Madonna non avevano subito il benché minimo danno.

Le sorprese, tuttavia, non sono finite.

Nel dipinto, la Vergine presenta 46 stelle sul mantello. Due studiosi astronomi si chiesero se fossero state disposte a caso oppure avessero un preciso significato.
Il loro studio portò alla seguente conclusione: le stelle corrispondevano a quelle visibili nella valle del Messico il 12 dicembre 1531. Ma non solo: erano rovesciate, come se si vedessero dal cielo e non dalla terra.

Un’altra scoperta eccezionale fu fatta da studiosi della musica. Unendo le 46 stelle con i fiori presenti nell’immagine, si ottenne una sinfonia musicale, che è stata anche eseguita e registrata: se ne può ascoltare il risultato.

Due ulteriori considerazioni importanti riguardano particolari presenti nell’immagine.
Il primo riguarda gli occhi della Vergine. Nel 1979, tramite un’analisi al computer, vennero individuati 13 personaggi riflessi nei suoi occhi.
Considerando che il diametro delle cornee è di appena 7-8 millimetri, appare altamente improbabile che qualcuno abbia potuto disegnare delle figure al loro interno, specie su un materiale grezzo come quello della tilma.

Il secondo aspetto è legato al simbolismo.
Nell’immagine vediamo una fanciulla, la Vergine Maria, con le mani giunte in preghiera, la testa leggermente china, un ginocchio leggermente flesso. Il mantello è color turchese.
I suoi capelli sono lisci e senza trecce. Attorno alla vita ha una cintura nera con un doppio nodo, e sotto di essa è presente un piccolo fiore a quattro petali.
Ecco come possiamo interpretare simbolicamente questi elementi:

  • le mani giunte simboleggiano la preghiera,

  • la testa china e il ginocchio flesso rappresentano umiltà,

  • il mantello turchese era simbolo di regalità femminile per gli Aztechi,

  • i capelli sciolti e lisci indicavano la verginità,

  • la cintura nera con doppio nodo significava che la donna era incinta,

  • il fiore a quattro petali rappresentava la divinità solare.

La conclusione è che gli Aztechi, di fronte a questa immagine, videro una principessa venuta dal cielo, vergine ma incinta del vero e unico Dio.

Sul web circolano notizie varie: alcune esagerate, altre piuttosto fantasiose e prive di fondamento, soprattutto riguardo alla tilma e alla sua figura.
L’atteggiamento più consono da tenere è quello del discernimento e del buon senso, mettendo da parte preconcetti e pregiudizi.


Concludo qui questo lungo articolo. Ognuno è libero di pensare come vuole.
Resta però il fatto, ben visibile a tutti, che il dipinto esiste, e con esso il misterioso miracolo.

Pin It