Il simbolismo della Gru: vigilanza, longevità e guida spirituale
Sono passati alcuni mesi dall’ultimo mio articolo che trattava di animali considerati nel loro significato simbolico, e così ho deciso di riprendere questa storia. Questa volta vi voglio parlare del simbolismo della Gru, un trampoliere da tutti conosciuto.
La Gru condivide alcuni simboli con l’Airone e la Cicogna, in quanto tutti trampolieri; tuttavia, si differenzia per alcune caratteristiche, due reali e due fantastiche. È un uccello grande, elegante e slanciato, con gambe piuttosto lunghe, collo lunghissimo e sottile, e becco diritto e lungo. Migratrice e gregaria, preferisce terreni nei pressi di acqua o praterie umide: si nutre di erbe e grani, ma anche di insetti, vermi e piccoli vertebrati.
Nella nostra Penisola giunge in primavera, fra marzo e aprile. Ama migrare in gruppo e, durante il volo, lo stormo assume la caratteristica forma a ipsilon rovesciata. Volano in alto per poter vedere lontano. Scelgono un capo da seguire mentre, in coda, a turno, si dispongono esemplari che emettono delle grida per mantenere lo stormo serrato. Anche durante la notte vi sono sentinelle che sorvegliano il territorio. Il volo delle Gru era motivo, per gli aruspici, di trarre indicazioni per il futuro.
I tre simboli principali caratteristici di questo trampoliere sono la vigilanza, la previdenza e la prudenza. La vigilanza nasce dalla credenza che le sentinelle dovessero reggere in una zampa una pietra che, qualora cadesse, indicava la negligenza del vigilante che si era lasciato prendere dal sonno. La prudenza è dovuta al fatto che è molto difficile avvicinare una Gru, e questo fatto l’ha anche accostata alla tromba guerriera che suonava la sveglia mattutina e dava il segnale dell’allerta e del mettersi in marcia. Il poeta Cecco d’Ascoli, in una sua strofa, così riassumeva questo simbolismo:
Questa che guarda sta con l’una gamba,
nell’altra tien la pietra che, se dorme,
cadendoli, de suon gli occhi stramba.
Così dovria ciascun cittadino
l’uno co l’altro essere conforme,
ché non venisse lor terre al dichino.
Da questa vigilanza notturna si è ricavato un altro simbolismo, quello della protezione. Il fatto poi che le Gru volino formando un triangolo non poteva non evocare il simbolo di una comunità ordinata, solidale e disciplinata, così come quello legato alla lealtà.
Altra caratteristica tipica di questi trampolieri è che in certi momenti si abbandonino a una specie di danza elegante ma anche un po’ comica. Alcuni sostengono che sia una danza di corteggiamento, altri che sia semplicemente una manifestazione di allegria e di desiderio di giocare. Nella storia di Teseo e il labirinto si racconta che, quando l’eroe uscì dal labirinto, eseguì una danza chiamata “Danza delle Gru”.
In Cina, la Gru assume il simbolismo di guida spirituale, in quanto la sua danza evoca la possibilità di volare sino alle isole degli immortali. Nel Taoismo essa rappresenta simbolicamente l’immortalità. In Giappone, invece, assumeva il simbolo di longevità, mentre in India riveste un simbolismo negativo, in quanto la sua danza è considerata falsa e ingannevole, divenendo quindi simbolo di tradimento.
Anche l’Egitto vede nella Gru un simbolo positivo: ispirò il geroglifico dell’anima che, dopo la morte, si slancia nel cielo, con queste parole:
“Va al cielo piena di energia vitale per vedere suo padre, per contemplare Ra”,
ovviamente se durante la vita se lo sarà meritato.
In alcuni rilievi di chiese francesi si vede la Gru che si abbevera in un calice: questo ha fatto sì che prendesse forma il simbolismo del fedele che si abbevera al calice eucaristico. Un’altra interpretazione, fornita da una decorazione posta su un antico vaso, raffigura una Gru che combatte un serpente: in questo si vuole intravedere Cristo che combatte il demonio.
Anche il piede della Gru assume un interessante significato, nientemeno legato all’albero genealogico. Si vuole che il dipartirsi delle varie linee nell’albero genealogico abbia analogia col piede del trampoliere, tanto è vero che ha ispirato il francese antico “pied de grue” (da cui nasce il termine pedigree) con l’intento di indicare quel particolare disegno dove, in cima, vi era il capostipite, mentre i suoi discendenti erano via via collegati fra loro da tratti verticali verso il basso, che vennero considerati alla stregua dell’orma del piede di questo uccello.
Nell’iconografia alchemica, la sua testa color rosso cinabro è in rapporto con il fornello dell’alchimista.
È infine l’attributo che i gitani assegnano alla loro patrona, Santa Sara, la biblica moglie di Abramo, che si festeggia in Camargue. Le donne gitane portano spesso il nome di Cartacolha, ossia Gru.
Anche nell’Araldica assume il simbolo di vigilanza, e si rappresenta di profilo, riposata sopra una zampa e tenente con l’altra un sasso, chiamato appunto vigilanza. Si può leggere anche il seguente epigramma:
“Stat vigil, et lapide pedibus Grus sustinet uncis”.
(Lui sta di guardia e con i piedi sostiene la gru con i suoi ganci).
Qui termino, riservandomi di raccontare un’altra storia legata al simbolismo.
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