Personaggi del folclore italiano: Giufà, Melusine e Pandafeche
Giufà
Il Giufà, a volte chiamato anche Giucà, è un personaggio della Sicilia e della tradizione giudaico-spagnola. Un personaggio simile lo si trova anche in Toscana, in Campania e in Umbria. Nella tradizione siciliana rappresenta una figura priva di furbizia e malizia, piuttosto credulona, ispirata a fatti reali in cui imbroglioni dalla parlantina raggiravano i più ingenui. Nella tradizione popolare di Reggio Calabria, il personaggio si modifica: pur mantenendo una certa ingenuità, al momento opportuno “tira fuori gli artigli” e diventa insieme sciocco e scaltro, abile e pasticcione, sincero e bugiardo, e così via. La tradizione giudaico-spagnola ricalca quest’ultima impostazione, pur rivelando abilità nascoste: ad esempio Giufà può non saper acquistare un pomodoro, ma riesce a vendere una pecora magra e brutta a un prezzo favoloso. Insomma, eroe e antieroe allo stesso tempo.
Le Melusine (Fate delle acque)
Conosciamo adesso le Melusine, o Fate delle sorgenti/delle acque. In origine erano donne bellissime e ammaliatrici; col tempo alcune assumono un aspetto più “acquatico”, diventando simili alle sirene. Queste Fate vivono, secondo la tradizione, in tutta Europa, dove sono note anche come Donne delle Fontane: appaiono nei pressi di una fonte, intente a pettinarsi i lunghi capelli biondi.
Si dividono in due categorie: le più concilianti e benevole, e quelle meno benevole, che inorridiscono appena sentono pronunciare il nome della Vergine Maria e, se interrogate da un umano, dicono esattamente il contrario della verità. Sono espertissime nell’arte degli incantesimi, potendo cambiare forma a piacimento in ogni istante. Di giorno appaiono come vecchie decrepite — capelli bianchi e arruffati, occhi arrossati, pelle rugosa — mentre di notte assumono un aspetto bellissimo e affascinante.
Melusina, in particolare, è una fata bellissima, metà animale e metà essere umano, capace di incantare gli uomini. Sono considerate “cugine” delle Melusine le Donne Cigno e le Fate del Mare.
Pandafeche (o Pantafeche)
È la volta del Pandafeche (o Pantafeche), figura spettrale del folclore abruzzese e personificazione dell’incubo. L’incubo — chiamato anche sogno disforico — si presenta in modo angosciante, a volte accompagnato da oppressione al petto e difficoltà respiratorie.
Questa figura può assumere due aspetti: quello di una vecchia strega che si materializza nella camera del dormiente e gli impedisce di respirare; oppure quello di un grosso gatto nero, con il medesimo scopo di soffocare il dormiente. L’etimologia si rifà al latino e si può rendere come “fantasma”. Talvolta il personaggio è considerato l’anima di un suicida che torna sul luogo della propria morte.
Figure simili sono presenti in molte regioni italiane, con nomi diversi ma caratteristiche affini: in Lombardia il Carcun, in Trentino-Alto Adige la Trud, in Toscana e Umbria il Linchetto, in Sardegna il Pandacciu, e così via. Leggende analoghe si ritrovano anche in altri Paesi, tra cui Canada, Egitto e Giappone.
Eccomi, anche questa volta, giunto alla fine di questa presentazione. L’appuntamento è per una prossima tornata di nomi legati al folclore italiano.
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