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Sant’Antonio Abate: tradizioni, falò e benedizione degli animali in Italia

sant antonio abate fine inverno

Il 17 gennaio nella penisola italiana è il momento della festa del falò di fine inverno, legato alla vita e le opere di Sant’Antonio Abate, uomo di fede e anacoreta che influenzò per secoli le abitudini di molti fedeli e rappresentanti della Chiesa Cristiana.

La vita di Sant'Antonio Abate

Nato intorno al 250 d. C. in Egitto, Antonio all’età di ventuno anni abbandonò le sue terre per vivere una vita da eremita.

La sua immagine, nelle raffigurazioni e nei dipinti, è affiancata da un maiale, simbolo delle tentazioni carnali, e da un bastone a T che indica la Tau, la 19° lettera dell’alfabeto greco.

La storia di Antonio venne per la prima volta narrata da Sant’Atanasio, suo discepolo e sostenitore, il quale contribuì a far conoscere la figura del Santo in tutta la chiesa e il distacco dalla vita terrena e la scelta di una vista ascetica e solitaria ne fece un simbolo di austerità e di sacrificio, infatti visse per ottant’anni in solitudine fino alla morte, avvenuta nel 356 d.C.

Nel corso dei secoli la devozione a Sant’Antonio Abate ha dato vita a innumerevoli manifestazioni di carattere religioso e folkloristico in tutta la penisola, molte delle quali ancora sopravvivono, mentre altre vengono riscoperte.

La benedizione degli animali 

Il 17 gennaio, sui sagrati e le piazze di molte chiese italiane, si svolge la benedizione di animali abbelliti per l’occasione con nastri e nappe variopinte tra cani d’ogni razza, gatti, uccelli, tartarughe, criceti, pesciolini e anche agnelli, pecore, capre, cavalli.

Si rinnova una tradizione secolare, che ha ripreso vigore grazie anche alla riscoperta della natura, e all’amore verso gli animali.

In molte località resta ancora l’usanza di distribuire il pane e le fave benedette, ma anche ceci, grano e granoturco bolliti.

Spesso, dopo la benedizione degli animali, i proprietari che portano cavalli, asini, muli, lanciano gli animali in una corsa sfrenata per le vie della città.

Il falò di Sant'Antonio

La sera della vigilia della festa del Santo in gran parte del Nord Italia viene acceso un fuoco, di grandi dimensioni, che brucerà per molte ore della notte e ci si intrattiene a lungo, conversando e arrostendo salsicce e carne di maiale.

In alcuni paesi il giorno della festa sono prelevati i carboni spenti, che vengono portati nelle stalle come gesto propiziatorio, mentre gruppi di giovani e uomini mascherati vanno di casa in casa cantando appositi canti e ricevendo in compenso generi alimentari che poi sono mangiati in compagnia e in alcuni paesi vige la tradizione di rappresentare scenicamente gli assalti portati dal demonio all’eremita, dove personaggi vestiti da demoni ingaggiano una battaglia con un attore che impersona Sant’Antonio, che, alla fine, riesce a metterli in fuga e a farli cadere a terra.

Il maiale di Sant'Antonio

Una usanza del tutto scomparsa era quella di allevare un maialino che poteva girare liberamente per l’abitato e che veniva allevato da tutta la popolazione poi, in occasione della festa del Santo l’animale veniva ucciso e le sue carni date ai poveri della comunità o vendute per finanziare la festa del Santo.