Stranezze di un tempo che fu: detti, proverbi e stornelli popolari
Con questo titolo voglio ripercorrere alcune “stranezze” di un tempo legate a detti, stornelli e ritornelli. Quando ancora la televisione non aveva invaso le case, nelle osterie o nelle aie delle cascine si poteva sentire cantare o recitare versi popolari, oppure ascoltare qualche donna o uomo anziano citare proverbi con l’intento di istruire i più giovani o, semplicemente, di farli divertire.
Inizio proprio da questi ultimi, riportando alcuni pensieri dei “vecchi saggi”.
Ecco un elenco che vorrebbe — forse ironicamente — omaggiare la donna:
La donna è:
Per tanti una tentazione
Per un pittore un modello
Per uno studente un fiore
Per un poeta una musa
Per un matematico un assurdo
Per uno psicologo un caso
Per un filosofo un male inevitabile
Per un confessore una penitenza
Per un opportunista una dote
Per un naturalista una femmina
Per un meccanico un mistero
Che dire? Alcune affermazioni mi paiono anche azzeccate, altre lasciano un po’ a desiderare.
Passiamo ora ad alcuni pensieri di un filosofo, il quale afferma che:
Il re dirige il popolo
Il Papa li benedice tutti e due
Il soldato li difende tutti e tre
Il lavoratore fatica per tutti e quattro
L’avvocato li spoglia tutti e cinque
Il medico li cura tutti e sei
Il chirurgo li taglia tutti e sette
Il frate vive alle spalle di tutti e otto
Il prete officia per tutti e nove
La morte li prende tutti e dieci
Il becchino li seppellisce tutti e undici
La terra li ricopre tutti e dodici…
In saecula saeculorum. Amen.
Questi pensieri, tra il vero e il faceto, lasciano trasparire una certa verità... o no?
Adesso lascio spazio a queste affermazioni che portano come titolo:
Dodici cose che guastano il mondo
Un saggio in parole ma non nei fatti
Un prete senza fede
Un frate senza convento
Un povero senza umiltà
Un ricco senza carità
Un popolo senza legge
Un vecchio senza giudizio
Una donna senza vergogna
Un giudice senza coscienza
Un re senza trono
Un medico senza dottrina
Un uomo senza cuore
A chi legge lascio il giudicar lo scritto e pronunciar sentenza.
Ecco adesso alcune brevi strofe tratte da stornelli che, molto spesso, nascondono dell’ironia. Ad esempio, un ritornello romano dice:
Canta se la voi cantà, gira se la voi girà…
Molto spesso si iniziava con una parola fissa, come “Fior” o “Fiore”, e da essa si costruiva la strofa, a volte irriverente, a cui si rispondeva con un’altra, e così via.
Eccone alcuni:
Fior de verbena,
volete far l’amore senza il prete
e mille volte il collo allungherete.
Fiore di prato,
la donna quando canta vuol marito
e l’uomo che passeggia è innamorato.
Fior de cipolle,
chi semina poi dopo le raccoglie
e chi vuol libertà non pigli moglie.
Fior di pisello,
lo riconosco, tu sei proprio bello,
se ti avessi sicuro non ti mollo,
peccato che non sei omo ma sei un pollo.
Garofano fiorito alla ringhiera,
felice chi t’annafia e chi t’adora
e chi poi ti godrà la prima sera.
Fior dell’onda,
per te perso ho la trebisonda,
ti aspetto con ardore sugli scogli
eppure, accidenti, non mi cogli!
Fiore condito,
vorrei con te restare un giorno intero,
non oso sol perché tu c’hai marito.
Voglio riportare anche tre strofe che ritengo simpatiche. Cantate magari accompagnate da una chitarra, suonano così:
Oh, lo mio amore,
bellino che è:
cieco in un occhio
e zoppo da un piè!
Riccioli inanellati,
agli amanti non credete:
vi metton nella rete
come pesci de lo mare.
Son bella, si lo so,
ti piaccio, son sicura,
ti aspetto al camposanto
per facce un’avventura.
Il colpo lo facciamo,
domani ch’è febbraio,
rubiamo dal pollaio
due belle gallinelle
che dopo ce magnamo.
Vi lascio con una strofa che un contadino canta al suo padrone:
Padrone mio, non fare tanto chiasso
e non fare lamento del tuo stato:
vedo che sei nutrito e bello grasso
ed io son stento, povero e strappato.
Qui termino davvero, sperando di aver portato un poco di allegria e spensieratezza.
- Ultimo aggiornamento il .
