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Milano città pulita, evviva la bicicletta, ma

bici milanoSi parla di domeniche a piedi per ridurre le polveri sottili, si istituisce l’area C per sfrondare il traffico cittadino superfluo, si impongono leggi per il riscaldamento, si copiano finalmente le soluzioni geniali delle altri capitali europee allestendo una rete di biciclette a noleggio.... punto.

“Punto” perché manca il contorno, anzi, prima ancora manca la mentalità e la disposizione d’animo a far diventare abitudine certe idee fantastiche e certi esperimenti sporadici.

Partiamo dal servizio dei mezzi di trasporto che dovrebbe andare a compensare tutto quanto l’Area C ha tagliato fuori: passaggi frequenti per ovviare al disservizio dovuto a mezzi sovraffollati, così come alla loro sporadicità. Se mi si invita caldamente e profumatamente a lasciare a casa la macchina, cosa mi si offre in cambio?

Passiamo al servizio BikeMi, che in quanto ciclista accanita ho approvato, festeggiandolo e brindando alla sua lunga vita quando è stato inaugurato. Idea favolosa, anche se ad essere un po’ pignoli mi verrebbe da fare un appunto: i mezzi sono sgangherati, ovviamente perché sono pubblici e da noi vige la regola del “se pubblico chi se ne frega”, ma anche perché forse si lesina sul prodotto in sé e/o sulla manutenzione. Sono stata in Olanda questa estate, ho affittato biciclette per tutta la famiglia e abbiamo macinato chilometri su chilometri su sterrati, sabbia, sassi, sottobosco per due settimane: perfetta tenuta dall’inizio alla fine del soggiorno; e chissà quanti chilometri hanno già fatto e da quante centinaia di persone sono state utilizzate! Le nostre sono pesanti, i cambi non funzionano e sono anche inutili in una città piatta come Milano, tanto da affaticare molto di più la pedalata perché le ghiere dei rapporti saltano che non perché i rapporti sono ridottissimi.

Però due cose positive le vorrei sottolineare: si trova facilmente posto per parcheggiare, visto che rastrelliere per bici private e pali scarseggiano assai; si ovvia al fastidioso, anzi irritante, anzi abominevole vizio di rubare le bici. Io dopo quattro furti in pieno centro, sotto il naso di concierge e postazioni in uniforme, penso di aver dato fondo a tutta la fiducia di cui disponevo; ora mi sono stufata e uso la mia bicicletta personale solo per la gita domenicale approfittando nei giorni feriali delle bolidi gialli del comune.

E tornando a monte, non desidero aggiungere nulla sullo straziante stato in cui versa il manto stradale cittadino, tutt’altro che adatto alle biciclette: pavé dissestati, rotaie dei tram affioranti quasi una spanna, strade rattoppate alla bell’e meglio. Costa di più incatramare a nuovo le strade e ricomporre il puzzle con i cubetti di porfido andati persi e livellare i lastroni scombinati, oppure ampliare l’esigua metratura di piste ciclabili che si snodano per la città?

Ultima nota polemica: perché quando pedalo sulla carreggiata, ben ordinata a destra, le macchine mi suonano se per caso ci troviamo a percorrere entrambi un controviale dove ahimè non si riesce a procedere in parallelo? Se mi azzardo ad adottare la tecnica dello slalom, su e giù dai marciapiedi, per lasciar passare gli automobilisti impazienti e prepotenti, i pedoni – giustamente – mi maledicono perché invado il loro spazio vitale (anche se sono disciplinata perché ben me ne guardo dallo scampanellare per aprirmi la strada e sollecitarli, adeguando piuttosto la mia pedalata alla loro andatura).

L’educazione civica da noi tanto bistrattata dovrebbe seriamente essere ripristinata: vi dico solo che in Germania quando un bambino inizia ad andare in bicicletta da solo senza rotelline di sostegno, prima di poter viaggiare sulla strada deve sottoporsi ad un corso e ad un esamino finale (che solitamente si svolge nel cortile della scuola elementare - già perché è questa l’età in cui va fatto e si può fare) che simula incroci, carreggiate, semafori a più tempi, svolte, sensi unici, divieti. Mentre è in prova gira con un cappellino giallo o fascia al braccio da Principiante; poi, una volta superato l’esame, attaccherà il gagliardetto di Ciclista Idoneo al sellino. La cosa è molto seria, perché il ciclista adulto sa che se colto nel compiere una infrazione verrà multato con tanto di perdita di punti sulla patente!

E concludo con la mia riflessione polemica, anzi critica in senso costruttivo per stimolare proposte risolutive: evviva la bicicletta a Milano che fa “green” ma ..... certe idee non si possono improvvisare.

 Chiara Collazuol

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