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Grand Hotel Et de Milan

grand hotel et de milanDa Giuseppe Verdi, che vi morì nella notte del 27 gennaio 1901, a Enrico Caruso, Hemingway, Visconti, de Chirico, Strehler, la Duse.
È in via Manzoni, al numero 29, forse il più famoso degli alberghi di Milano. Di sicuro il più citato dalla cronaca. Giuseppe Verdi ne è un abituale frequentatore di quello che si chiamava «Albergo Milano» di via dei Giardini.

Dal 1872 il maestro scelse una delle tante camere a sua dimora milanese, alternando i paesaggi della campagna parmense, dove ha trascorso la sua giovinezza, al capoluogo lombardo, culla di quel Risorgimento che lo vedrà protagonista. Ed è proprio nella sua camera al Grand Hotel et de Milan che il compositore morirà nella notte del 27 gennaio 1901. Il corso della sua malattia fu seguito quotidianamente dai milanesi che giorno dopo giorno si recavano al Grand Hotel dove era affisso un bollettino medico che informava sulle condizioni di salute del grande compositore.

Nel frattempo via dei Giardini era stata ricoperta di strali in modo che il via vai delle carrozze non disturbasse il suo riposo. Da allora l’arredo della stanza numero 105 non è cambiato, ospitando mobili e oggetti appartenuti al compositore, alcuni, come il camino e lo scrittoio su cui lavorò a tante opere, recentemente restaurati. Diverse altre stanze sono poi state intitolate a illustri personaggi del panorama artistico e letterario. Scorrendo infatti un lungo elenco di nomi, non si può certo ignorare il soggiorno al Grand Hotel di Enrico Caruso, Ernest Hemingway, Luchino Visconti, Giorgio de Chirico, Giorgio Strehler, Carmelo Bene, Eleonora Duse e i duchi di Windsor, solo per citarne alcuni. Inaugurato il 23 maggio del 1863, il Grand Hotel et de Milan nel corso degli anni si è a poco a poco ingrandito, assorbendo gli edifici attigui.
Prima una costruzione in via Monte di Pietà, poi uno stabile in via Croce Rossa. Ma le trattative per quest’ultimo acquisto non furono facili, dato che il palazzo in questione ospitava una casa di appuntamenti che stava a cuore ai suoi frequentatori. Era l’unico albergo ad essere fornito di servizio postale e telegrafico e, quando nel 1931 gli ambienti furono rinnovati, le camere si dotarono anche di telefono. Fra i tanti ospiti del Grand Hotel, Gabriele D’Annunzio, il Vate, impegnato ad inseguire le sue affascinanti muse. Dal Vittoriale a Milano la strada non era troppo lunga e lo scrittore amava recarsi al Grand Hotel per incontrare vecchie conoscenze. Nella primavera del 1934 si trovava lì con Biki, una giovane stilista da poco affacciatasi al mondo della moda, ma anche per consegnare al duca Marcello Visconti di Modrone, l’allora podestà di Milano, alcuni suoi scritti da presentare all’Esposizione aeronautica italiana. Non di rado, poi, si presentava al Grand Hotel in cerca di denaro, accompagnandosi ad amici facoltosi, meglio se generosi. Fra il 1950 e il 1952 ci soggiornò anche Maria Callas, facendo avanti e indietro fra il Grand Hotel e il Teatro Alla Scala, nonostante qualcuno avesse scongiurato la sua presenza sul palcoscenico del celebre teatro. «Maria Callas, no, mai!», esclamò Antonio Ghiringhelli, l’allora direttore della Scala, durante una conversazione telefonica con il Maestro Giancarlo Menotti. «Ma è l’interprete perfetta per Il console», replicò il compositore dall’altro capo del telefono. E l’artista, successivamente informata dell’episodio, commentò: «Un giorno canterò ancora alla Scala e Ghiringhelli pagherà questa scortesia per il resto della sua vita». Come darle torto, dato che si esibì nell’Aida, ne I vespri siciliani, nella Norma e nel Macbeth? Nel febbraio del 1953, poi, si trasferì al numero 40 di via Buonarroti, ma c’è chi se la ricorda ancora seduta nel salone del Grand Hotel in compagnia del regista e amico Luchino Visconti. Sempre nel 1950 soggiornò per la prima volta al Grand Hotel Vittorio De Sica. Erano i giorni delle riprese di Miracolo a Milano, che segnarono una lunga trasferta nella città meneghina del regista di Frosinone.

fonte Corriere della Sera (archivio storico)

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