Loano: appunti di nostalgia
Da Milano a Loano. Il cronista, per necessità terapeutiche, si trasferisce in Liguria. Ma non cessa, anche lì, di affinare il suo olfatto di giornalista di lungo corso. Una sera, sugli scogli levigati da ripetute sciabordate saline, ripensa alla Loano degli anni Ottanta, alla Loano della sua giovinezza. E piano piano irrompono nella sua memoria ricordi emozionanti.
Piazza del Municipio e del Duomo. Era un immenso parcheggio quarant'anni fa. E ora è diventata una palestra di maleducazione ove la gara fra giovani e (im) maturi tocca, in special modo al calar del sole, picchi da nevrosi. Sebbene il palazzo del comune è lì che troneggia, non si scorgono poliziotti locali nemmeno col binocolo. E la teppaglia prosegue indisturbata nelle sue opere malavitose.
Le rotonde. Come in gran parte dell’Italia del nord, han rimpiazzato i semafori. E come sempre ( o quasi) sono strutture d’importazione. Poste dove servono e dove paralizzano il traffico. Prove che la stupidità italica (sopra tutto a livello politico) trova nel servilismo allo straniero la sua punta di diamante.
Il lungomare. Da Pietra Ligure a Borghetto Santo Spirito, il budello degli anni Ottanta è diventato un gradevole spazio di passeggio. Qui il miglioramento non lascia spazio alle contestazioni.
Il porto. Senz'altro l’opera di maggior visibilità costruita in questi anni. La minuscola insenatura di quarant'anni fa è diventata un’attrazione per l’intero versante ovest della Liguria. Qui i natanti d’alto bordo spopolano. Come la musica ad alto volume che si irradia, nelle serate romantiche, sino al centro della città.
I locali. Significativamente non sono aumentati. Né in quantità né in qualità. Nei pressi della stazione ferroviaria aprono i bar-balere di maggior successo. Sulla facciata di uno di questi è rimasto un drappo che annuncia: Sabato 21 luglio Mogol. Quasi a sentenziare l’invincibilità di un’epoca come classe musicale.
L’ospedale. I loanesi devono recarsi al Santo Corona di Pietra Ligure per ricoveri e urgenze. Il piccolo nosocomio che negli anni Settanta lambiva l’Aurelia è diventato un centro polifunzionale.
La sicurezza. Sebbene i poteri civici (comune) e militari (carabinieri) tendano a minimizzare, i furti a Loano sono diventati una piaga sociale. Al pari dello spaccio di droghe. Non consta che all'ombra di san Giovanni Battista (a cui è intitolato il duomo) ci sia una regia della mafia calabrese (al contrario di Borghetto). Però risulta difficile pensare ad una malavita esclusivamente indigena. A Loano sono nati gruppi di cittadini che hanno come scopo quello di vigilare sui loro quartieri. Brutto segno. Significa che il livello di guardia è stato superato.
Religione. Loano fa parte della diocesi di Albenga-Imperia, non ostante amministrativamente appartenga all'area savonese. Al vescovo Olivieri, zelante nell'ortodossia, detronizzato dal papa modernista, è succeduto monsignor Borghetti, un vivace prelato, meno progressista di quanto si aspettassero i cattolici allo sbando. Il clero locale, fan di Olivieri, ha cambiato in fretta orientamento. Secondo il peggior costume italico. E pure le due confraternite esistenti – dei Disciplinanti Bianchi e dei Disciplinanti Turchini – han riposto il loro tradizionalismo in archivio.
Immigrati. Alcuni negozi son passati dai liguri ai cinesi. Ma la presenza straniera non si vede molto passeggiando per Loano. I venditori abusivi qui infastidiscono meno che altrove.
La sera si è fatta notte. E’ quasi l’alba. I pescatori rientrano in porto. L'orizzonte si tinge di rosa. E per il cronista è arrivato il momento di godere di qualche ora di riposo dopo la colazione. Un ritmo che non è cambiato dagli anni Ottanta. Al pari dei successi di Mina e Celentano.
Gaetano Tirloni