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Lombardia, un tesoro da scoprire: Angera, austera e affascinante

angera foto montonatiE l’ho rivista, imponente, solenne, elegante, pronta ad accogliere i turisti.

La sua bellezza antica ma al tempo stesso attuale affascina.

E’ quella Rocca che maestosa domina il Lago Maggiore, guardando negli occhi la bella Arona, a essere il simbolo di quest’antica città, dall'importanza strategica vitale.

Un vero e proprio museo open-air per quello che offre, oltre al paesaggio. Uno dei principali centri lombardi del Verbano, accoglie i turisti con uno splendido e ampio lungolago con doppio filare di alberi, tra ippocastani e tigli, un ampio spazio verde che decresce verso l'acqua, apprezzato punto di ritrovo e relax per i turisti. Il lungolago prosegue poi verso Ranco, tra imponenti magnolie, ville storiche, spiaggette e alberghi a picco sul lago. Angera tra l'altro offre rinomate, storiche grappe e liquori locali.

Una città e un territorio che possono vantare un passato che affonda le radici nel Paleolitico Superiore (15mila anni fa), reperti trovati nella cosiddetta Tana del Lupo (Antro di Mitra), una grotta situata alle pendici meridionali della Rocca. Una cavità naturale di forma ellittica dove 7000 anni prima di Cristo, gli uomini trovarono rifugio, lasciando incisioni visibili ancora oggi. Unico dedicato a questo culto in Lombardia.

Abitata stabilmente a partire dai Celti che ne fecero un florido centro di scambio con le Alpi, scalo portuale tra la via fluvio-lacuale che unisce Verbano, Ticino, Po e Adriatico, e la via carrabile verso Milano, funzione che proseguì anche in epoca romana, con la necropoli ritrovata nell'800, nei pressi del cimitero attuale. Gran parte del materiale è visibile presso il Museo Archeologico, situato nel centro del paese, in una bella palazzina quattrocentesca.

Nell'alto Medioevo era nota come Statio o Stazzona e il nome Angleria non comparve prima del XII secolo, quando furono avviate le prime fortificazioni nel luogo in cui oggi sorge la Rocca. Nel 1277 Ottone Visconti, vescovo di Milano, sconfisse i Torriani, signori della città, com'è raccontato nella sala di Giustizia della Rocca.

Gian Galeazzo Visconti, già Conte di Angera, ottenne in seguito dall'imperatore Venceslao il titolo di Duca di Milano e nel 1397 Angera divenne capoluogo di una vasta contea che comprendeva quasi tutto il Lago Maggiore, a conferma della sua importanza strategica.

Caduti i Visconti, nel 1449 la Repubblica Ambrosiana, cedette il territorio di Angera alla Famiglia Borromeo, in cambio di un esercito, con a capo Francesco Sforza. 

Nel 1497 Ludovico il Moro, pose qui la sede del Capitano del Lago Maggiore e concesse il diritto di mercato e due Fiere annuali.  Angera, come tutto il Ducato di Milano, finì poi sotto il dominio spagnolo, e nel 1623 il Cardinale Federico Borromeo acquistò il feudo, con il titolo di marchese, per sé e per i nipoti.

Il Cardinale ricostituì la Collegiata nella chiesa di Santa Maria Assunta con un Capitolo di sei canonici e ottenne inoltre per gli angeresi la libertà di pesca.

All'inizio del Settecento, dopo due secoli di dominio spagnolo, il Ducato di Milano, con Angera, passò sotto il dominio austriaco. Angera fu il porto e il raccordo tra il Regno sabaudo, la Lombardia e l'Austria. 

Il 24 aprile 1954 venne proclamata città dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e fu in seguito ufficialmente riconosciuta come Località Turistica.

La Rocca di Angera, rimane sempre l'attrazione principale, con la sua posizione dominante e imponente. L’Ala Scaligera, è il corpo più antico corpo, parte della proprietà della casata Borromeo, deriva il suo nome dai motivi araldici della consorte di Bernabò, Regina della Scala, rombi e stemmi, unica testimonianza rimasta del grande intervento che venne imposto e progettato da Bernabò Visconti. Si snoda lungo il lato settentrionale della Rocca, tra la cinta muraria e i resti della torre più antica, dopo un lungo restauro durato due anni, a cura dell’architetto Salvatore Simonetti e dello Studio di Restauro Carlotta Beccaria, è uno spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea.

Nella Rocca è possibile ammirare anche la Sala della Giustizia, il Museo della Bambola e del Giocattolo e il Giardino Medievale. Gli affreschi della Sala della Giustizia, risalgono agli anni dopo la battaglia di Desio del 1277, ideati dall’ignoto Maestro di Angera, vedono un legame tra l’astrologia e le vicende umane.

Al pianterreno si trova il particolare Museo della Bambola e del Giocattolo, il più grande d’Europa, tra migliaia di poupées, giocattoli, automi, case in miniatura di ogni epoca e di molti paesi e persino antichi carillon.

Nella balconata della Rocca sul lago è posizionato il Giardino Medievale, che ospita piante conosciute in quegli anni ed erano utilizzate per i più svariati usi. Dal torrione più alto è possibile godere di una vista spettacolare sul Lago Maggiore.

Angera però non è solo la Rocca, è un vero e proprio museo diffuso con oltre quaranta monumenti storici, artistici e paesaggistici. Come la chiesa di Santa Maria Assunta, sorta sulla necropoli paleocristiana. Citata sin dal medioevo è in pietra locale e contiene diverse opere tra cui un affresco della Vergine, probabilmente del Morazzone. Sul lungolago si trova il Santuario della Madonna della Riva, celebre per un episodio miracoloso avvenuto il 27 giugno 1657, quando un'effigie della Vergine avrebbe grondato sangue.

Proprio di fronte al lungolago, si trova l'oasi di protezione della Bruschera e dell'Isolino Partegora, molto importante per l'ecosistema lacustre. Qui prospera una flora e una fauna varia tra canneti, ninfee bianche, salici, ontani, trovano rifugio diversi volatili e non solo.  Proprio qui nel 1776, Alessandro Volta, ospiti dei conti Castiglioni, durante una gita in barca, scoprì l'aria infiammabile nativa delle paludi, ovvero il metano.

Accanto a questi monumenti, Angera sta diventando anche una pinacoteca a cielo aperto, grazie all'opera dell'artista varesino Andrea Ravo Mattoni, che già a partire dal 2016, ha abbellito la città con un murales "Fanciullo con canestra di frutta", ispirato al quadro di Caravaggio e che durante il 2019 ne ha aggiunti altri sei.

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