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Pitoti, arte rupestre e una Valle Camonica da scoprire

pitoti valle camonicaCosa sono i Pitoti? Un termine un po’ strano, che tuttavia trova la sua motivazione in quella che io definisco “serena ignoranza” delle genti camune, prima che un arguto studioso, iniziò nel 1908, l’esplorazione della Valle.

Il bresciano Laeng identificò un masso inciso con figure a Cemmo, che gli abitanti chiamavano “pietra dei pitoti”, scoprendo così la prima incisione si rese conto della sua importanza scientifica. Il termine “Pitoto” è stato dato proprio dalla popolazione, a quelle figure incise sulle rocce, con significato di pupazzo, burattino.

La Valle Camonica, in dialetto camuno Al Camònega, è posta nella Lombardia orientale e nelle Alpi centrali. Ha una lunghezza di novanta chilometri, iniziando dal Passo del Tonale, che molti conoscono per le piste di sci, e termina sul lago di Iseo presso Pisogne.

I Camuni, Camunni per i latini, sono gli abitanti di questa valle. Proprio per la sua lunghezza, la valle è divisa in tre settori, bassa, media e alta valle Camonica. Interessante conoscere i vari minerali presenti sul territorio, infatti, vi si trovano: la Tonalite, che è una tipologia di granito, la Dolomia, il Marmo occhialino, Ardesia, Volpinite e Arenaria, quest’ultima pietra è quella utilizzata per le incisioni. L’origine del popolo camuno si tende a farlo risalire da migrazioni retiche, da Trentino e Alto Adige, e da popolazioni liguri. Nella lunga storia della Valle, si annovera il contatto con popolazioni Etrusche, testimoniate da numerose iscrizioni, e dall'annessione all'Impero Romano, con la fondazione della città di Cividate Camuno. Anche in questa valle non mancò lo scontro tra Guelfi e Ghibellini, così come le battaglie per il suo possesso tra Milano e Venezia. Sappiamo che poi la valle sarà sotto il dominio della Serenissima. Parlando della valle non si può non menzionare la prima guerra mondiale sul gruppo dell’Adamello, conosciuta come Guerra Bianca. Nel 1955 la Soprintendenza Archeologica della Lombardia, crea il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane a Capo di Ponte.

Va menzionata anche la riserva naturale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Riprendo il motivo principale dell’articolo, e cioè quello delle incisioni, che ricordo sono state il primo patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO in Italia, era il 1979.  A oggi si contano più di trecentomila incisioni, con rappresentazioni che sono state riscontrate anche in altre parti del pianeta, come ad esempio in Svezia. Vi sono incisioni risalenti all'età del Rame, come ad esempio la stele 1 di Ossimo; all’età del Bronzo, vedi roccia 1 di Bedolina a Capo di Ponte; all’età del Ferro, come la roccia 62 in località Campanine a Cimbergo o la roccia 22 in località Zurla a Nadro di Ceto. Si prosegue anche nell’età Romana, vedi roccia 5 in località Campanine a Cimbergo, arrivando sino all'alto Medioevo, come raffigurato su roccia 5 sempre in località Campanine. Poiché non è mia intenzione tenere una lezione sull'arte rupestre camuna, qui mi fermo, invitando tuttavia i lettori a concedersi una gita in questa valle, ricca di storia e di paesaggi davvero stupendi.

Tuttavia, prima di congedarmi definitivamente, vi lascio alcune frasi, detti o altro nel dialetto di questa terra, sempre per la mia convinzione che conoscere è bello. Sentite questa, che si allaccia al giorno di San Martino. “ ‘n co l’è ‘l dè de San Martì ‘n bearà ‘n bocàl de vì, ‘n maiarà quàter marù, e ‘n farà ‘n bèl pulentù, e che i sé sbògie ai siùr padrù! La traduzione? Faccio il dispettoso e la lascio a voi. Ecco invece due filastrocche, una in dialetto camuno e l’altra nel nostro milanese che hanno protagonista un Sant'Antonio.

“Sant’Antòne giùlif e giòcont, numinàt per tu’t al mònt, chi che ‘l tègn per so aocàt, da Sant’Antòne ‘l sarà aidàt”. (Camuno).  
“ San Antoni Miraculùs, fam la grasia de truà al murùs, famal truà grand e gross, damal mimga sensa oss.”

E adesso un indirizzo per chi desidera visitare le incisioni – Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Tel. 0364/433465.

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