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Gaudete et exsultate: le Beatitudini secondo Papa Francesco

Gaudete et exsultate
Insegnamenti di Papa Francesco

Papa Francesco, nelle sue omelie e nei suoi interventi, ha sempre richiamato alla necessità della pace, dell’aiuto a chi soffre e della difesa contro lo scarto dei più deboli e dei malati, dal concepimento alla morte naturale.
Gaudete et exsultate è una sua Esortazione Apostolica, con la quale ha voluto richiamare i credenti e tutte le persone di buona volontà a non lasciarsi intrappolare dallo gnosticismo e dal pelagianesimo.
Brevemente: lo gnosticismo è un movimento filosofico, religioso ed esoterico a carattere iniziatico; il pelagianesimo è una dottrina eretica sorta all’interno del Cristianesimo.papa francesco beatitudini

Veniamo ora a conoscere nel merito le parole di Francesco, per provare a fare una riflessione personale. Il Papa prende come spunto la parabola evangelica delle Beatitudini (tra virgolette le parole del Papa).

Beati i poveri in spirito, che, secondo sant’Ignazio, si identifica con la “santa indifferenza”. Attenzione: non significa fregarsene del prossimo, ma valutare ogni cosa con spirito di carità e amore, senza cadere preda di falsi buonismi.
I poveri in spirito non sono sciocchi o sprovveduti, come qualcuno pensa, ma sono coloro che applicano l’insegnamento di Gesù: “Chi non diventa come i bambini...”. Ossia: chi non ha un animo semplice, buono e ricco di amore. È una ricetta semplice per vivere più felici, perché è vero che più sei attaccato ai beni materiali, meno sei libero, e quindi più sei infelice.

Beati i miti, perché erediteranno la terra. Anche in questo caso vale la pena precisare che la persona mite non è un ingenuo o un pauroso, ma un cercatore e seminatore di pace e serenità. Afferma Francesco: “Se viviamo agitati, arroganti di fronte agli altri, si finisce per uscirne spossati e con l’animo non sereno”, e aggiunge: “Anche quando si difende la propria fede e le proprie convinzioni, bisogna farlo con mitezza”. È facile? Non sempre, purtroppo. Ma riuscirci è assai conveniente.

Beati coloro che piangono: qui si tratta del tema della consolazione. “Il mondo non vuole piangere: preferisce ignorare le situazioni dolorose, coprirle, nasconderle”. Purtroppo, oggi questo è un comportamento troppo presente nella società odierna, preda della paura.
Aggiunge il Papa: “La persona che vede le cose come sono realmente, si lascia trafiggere dal dolore e piange nel suo cuore, è capace di raggiungere le profondità della vita e di essere veramente felice”.
Vedere e ammettere la realtà senza ipocrisia e mistificazione è fondamentale. È la Verità che rende liberi: non bisognerebbe mai dimenticarselo.

La giustizia, un richiamo delle Beatitudini assai importante. Francesco afferma: “La giustizia non è come quella che cerca il mondo, molte volte macchiata di interessi meschini, manipolata da un lato o dall’altro”. Come dargli torto? Prosegue: “La giustizia è quella di quando si è giusti nelle proprie decisioni, e si esprime poi nel cercare la giustizia per i poveri e i deboli”.
Una verità, questa, a cui però siamo ancora lontani: i poveri e i deboli restano troppo spesso dei perdenti, degli esclusi, anche quando la ragione è dalla loro parte.

Beati i misericordiosi. Essere misericordiosi non significa essere ingenui che perdonano con buonismo o falso pietismo: è qualcosa di molto più profondo.
“Dare e perdonare è tentare di riprodurre nella nostra vita un piccolo riflesso della perfezione di Dio, che dona e perdona in modo sovrabbondante”.
Sottolineo la parola tentare, perché avere misericordia e perdonare non è sempre facile. Tuttavia, è doveroso almeno provarci. Il perdono non sminuisce chi perdona, né rende meno responsabile il perdonato, ma sicuramente rende chi perdona più libero e sereno.

Vivere la pace. La vera pace nasce dal cuore di ognuno, non da leggi o decreti. Anche se distruggessimo tutte le armi del mondo, non per questo ci sarebbe pace: se non nasce dal cuore, dalla convinzione che solo l’Amore vince, non cambierà nulla.

Allora, vivere le Beatitudini evangeliche è possibile anche in una società “alienata, intrappolata in una trama politica, mediatica, economica, culturale e persino religiosa che ostacola l’autentico sviluppo umano e sociale”?
Certo che è possibile. Non però accontentandosi delle sole forze umane: non ne abbiamo la completa forza, e lo sappiamo benissimo.
Se si applicasse il detto di Gesù: “Fai agli altri ciò che vorresti gli altri facessero a te”, come cambierebbero le cose in meglio per tutti!

Anche Francesco, infatti, afferma: “Attenzione a non dimenticare che il criterio per valutare la nostra vita è anzitutto ciò che abbiamo fatto agli altri”.
È su quanto amore avremo donato al nostro prossimo e alla Creazione tutta che saremo giudicati, non certo sulla nostra ricchezza economica, sul numero di lauree, o su quanti follower abbiamo.
Non dimentichiamolo: è vero che tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine.

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