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Giuseppe Pagano, un istriano a Milano

giuseppe pagano

Un ragazzo che,  dall’Istria degli Asburgo,  trovò la sua strada nella Milano del primo dopoguerra…

Giuseppe Pogatschnig nacque nel 1896 nell’Istria asburgica, ma quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale cambiò nome, diventando Giuseppe Pagano, e si arruolò volontario nell’esercito italiano dove fu ferito più volte, venne catturato durante i combattimenti, evase per due volte dalle prigioni austriache ed ottenne tre croci al valore militare.

Dopo la guerra Giuseppe si iscrisse al Politecnico di Torino, dove incontrò Edoardo Persico e Gino Levi-Montalcini, fratello del premio Nobel Rita Levi-Montalcini,   nel 1924 si laureò con lode,  era veramente dotato di  un grande talento per la progettazione, il disegno, la redazione e la fotografia.

Gli anni tra Torino, Roma e Milano 

Già nel 1926 a Torino a Pagano fu affidata la realizzazione del Ponte Balbis,  cui seguirono il Palazzo per uffici Gualino, considerato una delle prime opere dell’architettura moderna italiana e la Villa Colli.

Legato ai principi del Movimento Moderno, per il quale l’architettura non poteva che essere semplice, essenziale, contraria agli sprechi e all’irrazionale, Giuseppe fu  tra i primi ad aderire al Movimento Italiano per l’Architettura Razionale.

In occasione della seconda Esposizione Italiana di Architettura Razionale  l’architetto Pier Maria Bardi realizzò un enorme collage di fotografie che mostravano le architetture dei tradizionalisti, consegnando a Mussolini, che inaugurava la mostra, un rapporto che promuoveva l’architettura razionale.

L’iniziativa di Bardi portò alla conclusione l’esperienza del MIAR, ma Pagano era convinto della possibilità di trovare un mediazione tra l’architettura razionalista e le tendenze classiciste.

Nel frattempo Mussolini, appoggiò la fronda modernista dei giovani architetti e ciò spiega il gran numero di edifici realizzati degli architetti razionalisti in Italia durante la prima fase del fascismo.

Intanto Pagano divenne  direttore della rivista Casa Bella, poi Casabella e Piacentini decise di inserirlo tra gli architetti che realizzeranno la città universitaria di Roma, assegnandogli il progetto dell’Istituto di Fisica.

Realizzato nel 1936, il progetto di Pagano si struttura intorno alle esigenze espresse dai Ragazzi di via Panisperna,  il gruppo di scienziati capeggiati da Enrico Fermi.

Nel frattempo Giuseppe capì che una sintesi positiva tra il dinamismo Moderno e le spinte reazionarie era impossibile.

Per la Triennale di Milano Pagano curò l’edizione del  1936, dove realizzò alcuni edifici e vide la presenza di Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers, Pietro Bottoni, Franco Albini, Ignazio Gardella oltre che di Le Corbusier, Alvar Aalto e Max Bill.

In questo contesto il giovane architetto curò anche la Mostra dell'architettura rurale nel bacino del mediterraneo, oltre a ideare il padiglione aggiunto al palazzo dell'arte e la scala elicoidale assieme a Buzzi.

Per la settima edizione della Triennale Giuseppe organizzò invece la prima esposizione dedicata al design industriale in Italia, nota come la Mostra internazionale della produzione in serie, considerata da molti come la data di nascita del design italiano.

La fine e il ricordo

Nel 1941 Pagano inaugurò la sede della Bocconi a Milano e, poi anche se estremamente critico con l’operato del regime, decise di partire volontario al fronte, ma la realtà della guerra gli mostrò in maniera inequivocabile il vero volto del regime e nel 1943 entra nel movimento antifascista.

Catturato ed deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, Giuseppe Pagano morì il 22 aprile 1945, solo tredici giorni prima della liberazione del campo.

Il 29 gennaio 2018 al grande architetto venne  dedicata una pietra d'inciampo, collocata  in via Sarfatti 25 a Milano, davanti alla sede dell'Università Bocconi.

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