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La storia delle targhe automobilistiche italiane: dall’Ottocento a oggi

Storia della targa automobilistica

Ogni mezzo di locomozione possiede una sua targa identificativa. Questo per noi è talmente normale che quasi non ci facciamo più caso, salvo in occasioni particolari. Eppure anche la targa ha una sua storia che, per noi italiani, comincia alla fine del XIX secolo. Scopriamola insieme.storia della targa automobilistica mf ai

Le prime targhe immatricolate in Italia vennero prodotte nella cartiera dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
L’obbligo di dotare i velocipedi di una targa comunale fu introdotto dal Regio Decreto n. 540 del 16 dicembre 1897.
L’anno seguente, il Comune di Milano impose l’apposizione di una targa con il nome del proprietario e il numero di licenza comunale, da applicare sulla fiancata sinistra delle automobili.

Nel 1901 fu promulgato il primo Regolamento per la circolazione delle vetture automobili sulle strade ordinarie, che rese obbligatoria la targa fissa concessa dalla Prefettura. A carico del proprietario, doveva essere in metallo e riportare il nome della provincia e il numero della licenza, in caratteri ben visibili.

Al Museo dell’Automobile di Torino sono conservate alcune delle prime targhe, come “GENOVA 83” e “TORINO 427”, mentre al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano è visibile una “PADOVA 2”.
Le targhe erano spesso costruite dai proprietari stessi, salvo i soci del Touring Club Italiano, ai quali era l’ente stesso a fornirle, comprensive dello stemma dell’Associazione.

Alcuni dati curiosi: nel 1899 le automobili circolanti in Italia erano solo 111. Nel 1900 salirono a 326, e nel 1901 erano già 937.

Nel 1905, con l’aumento dei veicoli, venne adottato un nuovo sistema: le targhe recavano un numero rosso (identificativo della provincia) e accanto, in nero, un trattino e il numero progressivo di immatricolazione.
Esempi:

  • Milano: 38 – 256

  • Roma: 55 – 101

Nel 1927 ci fu un ulteriore cambiamento: la targa divenne composta da una sigla di due lettere per la provincia (tranne Roma, che conservava il nome intero).
Venne anche eliminato l’obbligo di fissarla al telaio con un filo di ferro piombato dalla Prefettura.

Le targhe vennero quindi prodotte in metallo con sfondo nero e caratteri bianchi, disposti su una sola riga. Dal 1932 si passò a un formato fisso: 320 x 220 mm su due righe, con la sigla della provincia sulla prima e i numeri (fino a 4 cifre) sulla seconda.

Con la caduta del fascismo, il fascio littorio venne sostituito dal simbolo dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra: una corona di spine con baionetta all’interno.
Con l’entrata in vigore della Costituzione, comparve su entrambe le targhe l’emblema della Repubblica Italiana.

Dal 1951 al 1976 i caratteri divennero più lineari e le dimensioni delle targhe posteriori vennero ridotte (275 x 200 mm). Dal 1963 le targhe iniziarono a essere prodotte in plastica.

Tra il 1975 e il 1985, la targa posteriore conservò lo sfondo nero e i caratteri bianchi, ma la sigla provinciale divenne arancione.
A causa della scarsa resistenza della plastica, si tornò al metallo, con misure maggiorate:

  • Targa anteriore: 340 x 115 mm

  • Targa posteriore: 486 x 109 mm

Dal 28 febbraio 1994 al 6 febbraio 1999, la targa posteriore tornò a essere un unico pezzo.
Venne inoltre rivoluzionato il sistema di numerazione: sparì la sigla della provincia, e la targa venne composta da sette caratteri alfanumerici (esempi: AA 998 AA, AA 000 AB).

Con l’adozione del formato europeo, le nuove targhe italiane presentano due fasce blu ai lati:

  • A sinistra: le 12 stelle gialle dell’UE e la lettera “I”

  • A destra: spazio libero per il bollino provinciale (oggi facoltativo)

📏 Dimensioni attuali delle targhe

  • Anteriore: 360 x 110 mm

  • Posteriore (una riga): 520 x 110 mm (formato A)

  • Posteriore (due righe): 297 x 214 mm (formato B)

Veicoli speciali (ciclomotori, mezzi agricoli, ecc.) utilizzano targhe di forma e dimensioni diverse.


Concludiamo così questo excursus nella storia delle targhe automobilistiche italiane.
Un piccolo oggetto, forse dato per scontato, che ci accompagna in ogni viaggio e racchiude più di un secolo di storia, tecnologia ed evoluzione sociale.

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