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Il sogno di Cuccagna in mostra al Castello Sforzesco

cuccagna durerUn sogno popolare, un'utopia che le classi subalterne hanno cullato per secoli nella speranza di un riscatto: ecco il senso profondo della mostra dedicata al Paese di Cuccagna nella Sala Viscontea del Castello sforzesco.

Si tratta di un'esposizione di incisioni, per lo più della Civica raccolta di grafica Achille Bertarelli, situata proprio all'interno del Castello milanese, ma anche di manifesti pubblicitari dalla seconda metà dell'800 fino al XX secolo: tutto unito dal fil rouge del grottesco, a tratti comico, e pantagruelico Paese di Cuccagna, dove tutti coloro che non potevano permettersi il lusso di un piatto gustoso e sfizioso davanti a bicchieri di cristallo, avevano almeno il pregio di poter sognare tutto ciò nella speranza di quel riscatto per le classi subalterne iniziato con la Rivoluzione Francese e proseguito con il Positivismo, fino ai grandi movimenti dell'inizio del XX secolo. 

Una voglia di riscatto e un'occasione di festa, per staccare dalla routine lavorativa quotidiana e cercare di emnaciparsi: in breve, è questa la definizione del Paese di Cuccagna. Una "fiesta pagana", per citare il titolo di un famoso pezzo dei Mago de Oz, di origine medievale, in cui tutti sono uguali, dove tutto sarebbe stato alla portata di tutti e tutte le barriere della vita quotidiana fossero eliminate, fino al trionfo dei subalterni sui padroni, dei vinti sui vincitori, degli umili sui potenti: in questo modo sarebbe nata una civiltà nuova e rivoluzionaria, in cui contadini e artigiani avrebbero avuto le redini del potere. Basti pensare che il primo tentativo andato a buon fine si sarebbe verificato solo alla fine del '700 a Parigi...

cuccagna mitelli 1Si venera quella che il Seicento, secolo fatalista (e moralista) per antonomasia, ma molto presente in mostra, avrebbe definito la Vanità, la Lascivia, quei piaceri della vita e del buon vivere che il Rinascimento delle Corti portava in eredità e che il popolo aveva mescolato con le proprie credenze e tradizioni: il risultato è una celebrazione dell'Ozio e del Divertimento, dalle feste popolari di fine Cinquecento al Paese dei Balocchi dove Collodi fa approdare Pinocchio con Lucignolo prima della sua trasformazione in "ciuchino". E' anche una celebrazione dell'Abbondanza di Cibo, delle montagne di formaggio e dei fiumi di latte e vino: un mito che parte dall'Antichità, con il culto di Cerere, per arrivare fino ai giorni nostri con la grafica pubblicitaria affermatasi nel dopo pop-art. Un mito contrapposto alla fame e alle carestie che il popolo, specie quello che gli storici chiamano "minuto", ovvero contadini e mendicanti, dovevano patire contrariamente alle classi superiori della nobiltà e del clero. Il mito nasce anche dalla paura della fame, dalla paura di morire di inedia e di fatica per sfamare i ceti superiori: da qui un ideale egualitario di rinascita un quella terra utopica che è il Paese di Cuccagna.

cuccagna mitelli 2Venendo all'Arte, dopo le prime testimonianze letterarie che citano questo Paese, tra cui Giovanni Boccaccio nel Decameron, ottava giornata, in cui Calandrino crede di potersi recare in questa mitica Terra che l'amico imbroglione gli propina come vera, si parte con un corpus di raffigurazioni di mendicanti di Albrecht Duerer e di Jacques Callot, seguite da incisioni di denuncia, ma grottesche, del grande protagonista della mostra, Giuseppe Maria Mitelli, incisore bolognese del '600, figlio del grande Agostino, che mette in evidenza la condizione dei servi: nati per essere sfruttati, per lavorare duro e per morire senza nessun riconoscimento, come ben espresso da Tu che il fallace mondo ami ed apprezzi... (1706). Non manca anche la vena comica, espressa da Al ricc sta' in spass, e cant', arguto saggio di beffa del povero al ricco in dialetto bolognese.

Mitelli elabora un concetto di Cuccagna come Paese dove "chi manco lavora più guadagna", in cui tutto è lecito, senza regole nè vincoli, un sogno anarchico nato ben due secoli e mezzo prima della nascita dell'anarchismo moderno di Bakunin: un posto dove i cani si legano con le salsicce, dove si va in prigione se si lavora e dove, addirittura, nel pieno del maschilismo post-tridentino, le donne decidono sul ruolo degli uomini. E' un concetto di emancipazione completamente nuovo, basato sul ribaltamento dei ruoli, sulla violazione delle soglie e dei tabù, sul rifiuto della violenza e su un desiderio di autonomia all'avanguardia per il 1703, anno in cui uscì, a Bologna, la stampa della Nuova Cuccagna.

cuccagna mitelli 3In ambito italiano, l'iconografia del Paese di Cuccagna si sviluppò alla fine del '500 e rimase immutata fino ai primi dell'800: al centro, una grande montagna di formaggio era quasi un vulcano che eruttava schizzi di latte e da cui scaturivano fiumi bianchi. Sulle sue pendici rotolavano maccheroni, mentre anche le case erano di formaggio con recinzioni di salsicce. Queste immagini, destinate al diletto e all'intrattenimento da risata, erano diffuse dai venditori ambulanti di ventole come quello rappresentato da Mitelli su soggetto di Annibale Carracci.

La Cuccagna divenne un mito di evasione e sovversione dell'ordine socio-politico ottenuto attraverso motti arguti e con l'uso di quella burla esaltata già nel '300 da Boccaccio: essa aveva quattro punti fermi, ovvero Ozio, Libertà, Giovinezza e Abbondanza. Si guardi caso, tutto l'opposto rispetto a quanto predicava l'austera società seicentesca! Un ritorno alla drammaticità è, però, espresso da Mitelli con la sua serie dedicata a L'onorata vita del Poltrone (1683), che, da uomo godereccio, diventa mendicante: queste incisioni sono anche un monito a non comportarsi in tal modo.

Nel Paese di Cuccagna nessuno lavora perché il cibo è già pronto. I menu sono quelli tipici dei ceti dominanti, ma le tavolate sembrano tipiche della tradizione contadina, con famiglie allargate sedute di fronte a grandi mense nelle aie, depurate del significato religioso delle scadenze sacre e del realismo di denuncia della fame, come prova Il gioco di signora Gola di Mitelli (1699). Dello stesso è il sensazionale viaggio culinario d'Italia di Il gioco di Cuccagna (1691), in cui l'incisore bolognese pone al centro, con orgoglio civico, la mortadella della sua città.
 
cuccagna mondo alla rovesciaDopo un rapido scorcio alle tavole dei ricchi, ben espresse dai lavori di Sadeler su soggetti di Jacopo Bassano, ma anche dalla scenografia bolognese di Giovannini e Charini per il Banchetto del Senatore Ratta e dalle Nozze di Cana di Fialetti da Tintoretto, si passa ad affrontare una festa contigua alla Cuccagna, il Carnevale. Sin dal Medioevo, infatti, Carnevale era una festa di rovesciamento della routine quotidiana: ecco spiegato il nesso con la Cuccagna. A Milano, nel 1771, in occasione delle nozze dell'Arciduca, e a Napoli, Carnevale divenne l'occasione per distribuire gratis, scenograficamente, il pane ai poveri: per queste occasioni vennero creati apparati sontuosi come quelli siciliani esposti in mostra. Con la festa di Cuccagna, in cui è insito anche un primo germe di rivoluzione sessuale, anche le donne cominciano ad avere un loro riscatto: se, dapprima, non esistevano, con il '700 si arriva addirittura a ruoli in cui è la donna a prevaricare il marito e a scegliere gli amanti. In alcune incisioni gli uomini sono solo servitori delle donne e ciò pare controcorrente, specie se si pensa alla misoginia costante nell'arte satirica del '600 e del primo '700 (Gioco delle donne e sue facende di Mitelli).

Un'ultima sezione è dedicata al mondo alla rovescia, ed è la più comica: dopo il sovvertimento dell'ordine quotidiano insito nella cultura popolare dell'età barocca, con l'800 si arriva alla satira più feroce, in cui gli uomini diventano gli animali e viceversa: cavalli che si reggono sulle schiene di uomini mentre duellano, cavalli che scuoiano o cuociono uomini o che guidano carrozze trainate da umani, pesci che vanno a caccia (di uomini) e maiali che cucinano allo spiedo figure umane, come ben espresso dalle immagini pubblicitarie Liebig.  La mostra si conclude con raffigurazioni del Paese dei Balocchi di Collodi (disegni di Jacovitti), con un volume illustrante la vicenda di Gargantua di Gustave Dorè e con una mappa della zona sudest di Milano, dove esistono ancora cascine, come la Cuccagna, appunto, che facevano riferimento, nel nome, ad antiche utopie popolari mai divenute realtà.

Il mito nel Paese di Cuccagna. Immagini dalla raccolta Bertarelli
9 luglio - 11 ottobre
Sala Viscontea, Castello Sforzesco, Piazza Castello, Milano
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.00-19.30
giovedì 9.00-22.30
lunedì chiuso
Ingresso gratuito

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