Jean-Michel Basquiat. Ultimi giorni per la mostra al MUDEC Milano
Jean-Michel Basquiat. Fino al 26 febbraio è possibile visitare al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, la mostra dedicata a uno dei principali protagonisti della scena artistica americana e mondiale degli anni ’80.
Un percorso espositivo concepito con due chiavi di lettura: quello geografico legato ai luoghi che hanno segnato il percorso artistico di Jean-Michel Basquiat, e quello cronologico. Una mostra che permette di ripercorrere la vita, le gioie e le insicurezze di un artista pieno di talento, perso nelle sue fragilità e in una società che lo acclamava come artista, ma lo rifiutava per il colore della pelle.
Alcuni dei temi ricorrenti nella sua produzione artistica tra cui la musica, il jazz, i fumetti, l’anatomia, la poesia e la scrittura guidano i visitatori tra differenze sociali e razziali, emarginazione e diffidenza verso il diverso, elementi che ieri come oggi caratterizzano la società.
L’esposizione, suddivisa in sezioni, propone circa 140 lavori realizzati tra il 1980 e il 1987 all’interno di un percorso espositivo che accosta opere di grandi dimensioni, a disegni, foto, collaborazioni con Andy Warhol e una serie di piatti di ceramica nei quali Jean-Michel Basquiat ritrae personaggi e artisti di ogni epoca.
Lo studio in strada, 1980‐81. Jean‐Michel Basquiat divenne famoso anzitutto per gli enigmatici graffiti firmati SAMO, che cominciarono ad apparire nelle strade di SoHo e del Lower East Side di New York nel 1977. Non si trattava di semplici graffiti ma di opere di autentica poesia. Molte dei primi lavori firmati da Basquiat con il proprio nome furono dipinti su finestre e porte che trovava abbandonate per strada. Soggetti privilegiati erano l’energia e la cacofonia delle strade di New York. Qui, parole e lettere, spesso impiegate in senso astratto, si mescolano alle immagini.
Modena, 1981. La sua prima personale fu organizzata a Modena nel 1981, dal gallerista Emilio Mazzoli. Jean-Michel Basquiat presentò la mostra con l’acronimo SAMO. Nei lavori della mostra, Basquiat accentua l’uso della bomboletta spray e alcuni caratteri tipici dei graffiti, come la visione frontale e la veloce linearità dei contorni delle figure. Già in queste opere si può intravedere quanto avrebbe caratterizzato suo futuro linguaggio pittorico: un sofisticato trattamento della superficie e la presenza di una tematica individualizzata in ambito sia iconografico sia pittorico.
Lo studio di Prince Street, 1981‐82. La maggior parte dei suoi lavori più iconici furono dipinti nel seminterrato della galleria di Annina Nosei in Prince Street, a SoHo. La gallerista invitò l’artista a usare il seminterrato come suo primo studio vero e proprio, da qui è nata la leggenda dell’artista sfruttato in un’umida cantina e obbligato a produrre dipinti da vendere ai collezionisti. In realtà si trattava di un bellissimo spazio, con il soffitto alto e finestre a battenti che facevano entrare la luce naturale. Nello studio del seminterrato Basquiat realizzò opere stupefacenti, in cui la sua vivace sensibilità si fonde con la finezza che gli derivava dalla padronanza della tecnica e dalla conoscenza della storia dell’arte.
Lo studio di Crosby Street, 1982‐83. Annina Nosei aiutò Basquiat a trovare un loft al primo piano del n.151 di Crosby Street, a pochi isolati di distanza dalla galleria, dove potesse lavorare senza distrazioni. Basquiat lavorava spesso con il televisore acceso, sintonizzato su programmi di cartoni animati: il movimento delle figure lo ispirava. Il periodo che Basquiat trascorse in questo nello studio fu uno dei più proficui.
Collaboration Paintings, 1984‐85. Il gallerista Bruno Bischofberger , propose a Jean-Michel Basquiat, Francesco Clemente e Andy Warhol di realizzare una serie di dipinti in collaborazione. Successivamente, Basquiat e Warhol diedero inizio a quella che sarebbe divenuta una delle più notevoli collaborazioni della storia dell’arte moderna e contemporanea. Nello studio di Warhol in Union Square, Basquiat incoraggiò Warhol a ritornare alla pittura a pennello, mentre Warhol spinse Basquiat a servirsi di serigrafie e materiale stampato. In realtà Basquiat utilizzò fotocopie e tecniche di stampa sin dall’inizio.
La mostra, curata da Jeffrey Deitch, amico dell’artista, critico, curatore ed ex direttore del MOCA di Los Angeles, e da Gianni Mercurio, curatore e saggista, è promossa dal Comune di Milano ‐ Cultura e da 24 ORE Cultura che ne è anche il produttore.
Tiziana Leopizzi
Jean-Michel Basquiat
Fino al 26 febbraio 2017
Mudec - Museo delle Culture
via Tortona, 56 - Milano
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì / mercoledì / venerdì / domenica 09.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro