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L’Amazzonia vista da Sebastião Salgado in mostra a Milano

Uno dei più grandi fotografi del Mondo è il protagonista della mostra allestita alla Fabbrica del Vapore di Milano.

Proprio a quel Sebastião Salgado, che è maestro di fotografia realista, naturalistica e di denuncia, è dedicata la selezione di immagini esposte, dal 12 maggio al 19 novembre 2023, all’interno dello spazio espositivo di Via Procaccini. La protagonista assoluta è l’Amazzonia, che dà il titolo alla mostra, vista dalla macchina fotografica con cui il maestro brasiliano, nato nello Stato di Minas Gerais nel 1944, ci vuole testimoniare tutta la maestosità della foresta pluviale sudamericana e il microcosmo umano, floreale e faunistico che la popola. La mostra è curata da Lelia Wanick Salgado, moglie del maestro, e promossa da Comune di Milano, Fabbrica del Vapore e Contrasto, in collaborazione con Civita Mostre e Musei e General Service Security.

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Yara Ashaninka, territorio indigeno di Kampa do Rio Amônea, Stato di Acre, Brasile, 2016, © Sebastião Salgado/Contrasto

Lo stile di Salgado è un modo di fare fotografia estremamente diretto, che lo conduce a risultati di notevole realismo, ottenuto con l’utilizzo costante del bianco e nero che, se, da un alto, sfuma i contrasti sugli sfondi, dall'altro, rende meglio i primi piani. E sono proprio questi a catalizzare l’attenzione, nelle foto del maestro, specialmente per il suo libro dedicato all’Amazzonia. Le circa duecento immagini esposte in mostra sono un monito a preservare un patrimonio unico al Mondo, nonché uno dei polmoni verdi della Terra, ultimamente troppo spesso minacciato dalla deforestazione e dall’avanzamento degli insediamenti industriali destinati allo sfruttamento delle ricche materie prime che essa offre.

L’Amazzonia è un autentico cosmo, un Mondo a parte che si estende su un’area ampia quasi dieci volte la Francia e che tocca ben nove Paesi sudamericani. La maggior parte della superficie amazzonica si trova in territorio brasiliano. Ciò che rende unica l’Amazzonia è la sua biodiversità, ricca di numerosissime specie arboree e faunistiche, oltre che popolata da circa centocinquanta etnie di indigeni. Tutto ciò è minacciato dall’avanzamento agricolo e industriale con cui il Brasile ha deciso di entrare nella foresta a partire dai primi anni del XX secolo, quando iniziarono a crearsi insediamenti e fattorie. Altro particolare che rende unica l’Amazzonia è il fatto di essere l’unico luogo al Mondo in cui l’umidità dell’aria non dipende dall’evaporazione degli Oceani: ogni albero funziona da aeratore e getta, nell’atmosfera, tutti i giorni, centinaia di litri di vapore acqueo alla base della formazione dei cosiddetti “fiumi volanti”, la cui portata supera quella del fiume principale, il Rio delle Amazzoni. Le immagini di Salgado, frutto di sette anni di reportage, vogliono essere una testimonianza dell’Amazzonia come è oggi: un luogo, a tratti, misterioso ma ricco di tradizioni e fondamentale per l’ecosistema globale della Terra. E che, a tutti gli effetti, bisogna preservare per il bene del Pianeta. Per usare le parole del maestro, “perché la Vita e la Natura possano avere la meglio sul saccheggio e la distruzione, spetta a ogni singolo essere umano del pianeta prendere parte alla sua tutela”.

La mostra si articola in due sezioni, una dedicata ai paesaggi e l’altra alle tribù indigene e alle loro tradizioni. Le immagini paesaggistiche stupiscono per la grandiosità dei panorami e per il rigoglioso svilupparsi della Natura.

L’elemento fondamentale è l’acqua, soprattutto di quella del grande fiume che attraversa la foresta, il Rio delle Amazzoni, il quale, ogni giorno, fa confluire, nell’Oceano Atlantico, circa 17 miliardi di tonnellate di acqua, ma anche quelle dei suoi affluenti, vari dei quali superano i mille chilometri di lunghezza. Uno di questi circonda il più grande arcipelago di acqua dolce del Mondo, le Anavilhanas: si tratta di circa quattrocentocinquanta isole o isolotti che emergono in tutta la loro grandiosità e che, con la stagione delle piogge, possono essere sommerse dalle acque del fiume che, a volte, supera i venti metri. Si tratta di isole quasi del tutto disabitate in cui la Natura regna incontrastata e che sono, in buona parte, appartenenti ad aree protette. L’acqua è elemento fondamentale anche sotto forma di pioggia, come ben evidenziato in alcune immagini dall’alto, in cui si notano formazioni simili a vortici che testimoniano l’intensità delle precipitazioni. Per l’Amazzonia, le nubi sono un elemento costante, sempre visibile, sia dal basso che dall’alto: al mattino, l’aria calda si solleva ed entra in contatto con particelle minuscole che consentono al vapore di condensarsi in piccole nubi. Con il passare delle ore, queste si sollevano e, grazie ai venti, acquisiscono una forza necessaria per diventare nubi temporalesche, i cumulonembi, che possono rivelarsi anche molto pericolosi.

Grazie all’acqua ricevuta durante i temporali quotidiani, gli alberi ne prelevano fino a mille litri al giorno, che riemettono nell’atmosfera generando quei “fiumi volanti” a cui si accennava poco fa e che, si stima, generino un volume di 20 miliardi di tonnellate di acqua al giorno. Questa portata si diffonde, al di sopra della foresta pluviale, in quello che viene chiamato “Oceano verde” e che, dai numeri, ci fa capire quanto sia fondamentale per il benessere del continente sudamericano ma anche per i modelli climatici globali. Un motivo in più per proteggere l’Amazzonia.

Tra le immagini, spiccano anche quelle, meravigliose, dedicate alle montagne che coronano l’Amazzonia, situate al confine tra Brasile e Venezuela e dall’altezza di circa tremila metri: queste sono caratterizzate da picchi rocciosi impervi le cui pendici, però, sono ricoperte dalla foresta pluviale, mentre i corsi d’acqua che vi discendono creano grandiose cascate dall’effetto scenografico.

La seconda parte è dedicata alle tribù indigene che popolano l’Amazzonia. Si tratta di popolazioni che vivono, perlopiù, di caccia e pesca, abituate a vivere sui fiumi e nella giungla e, nella stragrande maggioranza dei casi, prive di contatto con il Mondo esterno e abituate a parlare quasi esclusivamente le loro antichissime lingue, visto che sono pochi i casi di indigeni che parlano correntemente portoghese. Salgado ha studiato da vicino usi e costumi degli indigeni che, all’arrivo dei portoghesi nel XVI secolo, erano circa cinque milioni mentre, oggi, la popolazione india si aggira intorno alle 370.000 unità, suddivise in poco meno di duecento gruppi che, con il passare degli anni, sono state vittima dello sfruttamento industriale e agricolo dell’area e della deforestazione iniziata nei primi anni del XX secolo per costruire strade, fattorie e insediamenti. Il reportage di Salgado si rivela quasi come uno studio etnografico delle varie tribù, ognuna delle quali è studiata partendo dai propri riti ancestrali di iniziazione fino alle feste tradizionali. Molta attenzione è prestata, dal fotografo, ai rituali tipici dei guerrieri ma anche a quelli tipicamente femminili e a quelli del tatuaggio, che, per gli indigeni, rappresenta un ancoraggio alla tribù, alla comunità e alla genealogia degli avi.

Le istantanee con cui ritrae gli indigeni sono, per il maestro, uno strumento di resistenza contro un Brasile che, specie negli ultimi anni, ha sempre più emarginato le popolazioni amazzoniche, dimostrando scarso interesse nei loro confronti e preferendo pensare a un’Amazzonia da sfruttare togliendo foreste e risorse per costruire autostrade, industrie, fattorie e insediamenti senza tenere conto del danno che si sta facendo al Pianeta. E, in generale, la mostra è un monito a preservare l’Amazzonia concepita come polmone verde della Terra, da cui dipende il benessere non solo delle popolazioni sudamericane, ma dell’intero Globo Terrestre.

Sebastião Salgado. Amazônia
Fabbrica del Vapore, Via Procaccini 4, Milano
Orari: da lunedì a mercoledì 10.00 – 20.00; da giovedì a domenica 10.00 – 22.00
Biglietti: intero 14,00 €, ridotto 12,00 €
Info: www.salgadoamazonia.it

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