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InscenaMI: Capitolo 2 Energia!

  • Alessio Corini

inscenami 2«Energia signor Scott!». Chi non ricorda la celebre frase di Star Trek con la quale il capitano Kirk chiedeva a Scott, l'ingegnere di bordo, di avviare il teletrasporto?

Sarà proprio l'energia, carissimi lettori, a guidarci in questa seconda puntata del nostro piccolo diario alla Stanislavskij, in compagnia degli attori del corso di perfezionamento della scuola Teatri Possibili. L'energia. Forza invisibile che attraversa l'universo e che sta un po' dappertutto, nei motori delle macchine in coda in tangenziale, nei nostri passi svelti per le vie di Milano, nella inarrestabile frenesia giornaliera che contribuisce incessantemente (ma poi perché?) all'aumento del PIL.

Per dirla alla maniera di Paolo Conte, fa un freddo alascano stasera. E io non mi sono ancora rassegnato all'idea di infilarmi il giaccone pesante. Non farete certo fatica a immaginare con quale sollievo mi sia affrettato a varcare il portone della scuola, travolto da quella piacevole ondata di calore che solo il gelo all'esterno ti permette di assaporare fino in fondo.

Non sono in anticipo. Sono arrivato, potremmo dire, «sul battere». Tra gli attori c'è fermento. Felicemente apprendo che mi stavano aspettando. Qualcuno mi dice «Ci chiedevamo dove fossi finito», il che quasi mi commuove. Claudia, serafica, attende all'interno dell'aula e si prepara a dare il via alla lezione.

Chiedo informazioni su quello che hanno fatto le volte che non ci siamo visti. Vengo indirizzato ad Alessandro, il prenditore di appunti ufficiale del gruppo. Te lo immagini come il classico compagno di classe a cui vai a chiedere che compiti ha dato la prof, perché tu non c'eri, oppure c'eri ma eri perso in pensieri lubrichi sulla ragazza del primo banco o, più prosaicamente, eri troppo impegnato a scaccolarti. Alessandro mi relaziona su tutto con puntualità. Il gruppo sta proseguendo il lavoro base, ma essenziale, di ricerca sulle potenzialità corporee ed emotive dell'attore. Claudia ha assegnato una poesia da imparare a memoria: «Meriggiare» di Eugenio Montale (uh!).

Mi TOLGO le scarpe anche questa volta e, accomodatomi, osservo. Si parte camminando, ma gli attori, si sa, non camminano, gli attori CAMMINANO e ho detto tutto. L'indicazione è quella di percorrere traiettorie precise, lineari, con svolte geometriche. Li ho lasciati marionette, li ritrovo automi. D'altra parte la pulizia nei movimenti è fondamentale per un attore. Claudia esorta a mettere energia nella camminata, non vuole vederli «molli». Il mantra è: «Testa- Corpo- Vado». Tutto teatrale, tutto perfetto. Almeno dovrebbe. Invito il lettore medio, al fine di rendersi meglio conto di ciò che vado descrivendo, a provare il medesimo esercizio da sé solo. Chi lo farà scoprirà che il lavoro dell'attore è qualcosa di pazzescamente simile all'allenamento dei samurai. Il celebre regista russo Mejerchold parlava, a questo proposito, di bio-meccanica.

Il training (se avete letto l'articolo precedente dovreste già sapere cos'è!) prosegue con un esercizio dalla portata direi «cosmica». Si tratta di reggere coi palmi delle mani dei bastoni di legno, in coppia con un altro attore o attrice, L'obiettivo è quello di tenere entrambe le mani occupate dai bastoni, sforzandosi di non farli cadere. Si formano reticolati di legno. Gli attori si costringono a cercare pose inconsuete e compiere movimenti tortuosi per non farli crollare. Gli elaborati intrecci che ne risultano, ricordano la struttura dell'atomo. Particelle e legami si creano e si disfano. L'energia è sempre lì, presente. Claudia chiede agli attori di chiudere gli occhi. Ora è solo l'energia a guidarli. Ogni tanto qualche bastone cade. Claudia, felina, si affretta a ricollocarli sui palmi delle mani che li hanno perduti. La periodicità del suono del legno sul pavimento non toglie nulla alla mistica del momento.

Dopo una veloce pausa, il lavoro riprende con Montale. Gli attori in cerchio recitano la poesia «Meriggiare» una parola alla volta, senza badare troppo all'intenzione, ma focalizzandosi sulla precisione e sulla necessità di recitare UNA sola parola ciascuno. La difficoltà dell'esercizio è evidente. Ogni volta che viene commesso un errore bisogna ripartire da capo. E, credetemi, di errori ne vengono fatti parecchi. Non è la memoria che manca, è solo che serve allenare la concentrazione, trovare un sentire comune. Serve sconfiggere quelli che Claudia chiama i pensieri parassiti dell'attore, che mentre sei in scena, arrivano, ti portano via e hanno il terribile difetto di essere contagiosi! Quando un pensiero parassita distrae un attore, se non viene immediatamente bloccato, si diffonde dappertutto e lo spettatore finisce per morire di noia.

Nel finale, prove di recitazione. Mi sembra come quando giocavo a basket da piccolo, si cominciava con l'allenamento e si faceva la partita alla fine. È un po' come il «Dai la cera, togli la cera» del maestro Myagii, capisci sempre dopo quanto ti sono serviti gli esercizi che hai fatto prima.

Ancora Mister S. Siamo alla scena del Riccardo II in cui il re si trova a dover abdicare di fronte ad una corte che prima lo osannava e ora gli volta le spalle. Capace di controllare le sue emozioni con regale dignità, Riccardo II è colmo interiormente di rabbia verso coloro che lo hanno tradito. Si tratta, in questo caso, per l'attore di far passare diversi stati d'animo. Orgoglio, disperazione, solitudine, ira, tutto in un unico monologo.

Il primo a provarci è Luigi, coraggioso, volenteroso. Pulito, calmo, con buoni fondamentali. Claudia gli fa notare che dovrebbe approfondire la ricerca del vissuto interiore del personaggio, caratterizzato dal disprezzo furioso per gli ipocriti cortigiani. Mi rivedo al suo posto. Sei sicuro di aver compreso intimamente le indicazioni del regista, ma fatichi a tradurle in pratica. Eppure le hai capite per dinci! Ci provano altri, Duilio alla ricerca della giusta energia, Sandra composta ma non ancora sufficientemente impetuosa, Arianna piena di energia e però ancora troppo esteriore, Alessandro (quello di prima) straripante come un freccia rossa che ti arriva all'improvviso in salotto, ma bisognoso di controllo per mostrare la propria regalità. Ci provano tutti. È una ricerca. Chi ha fatto l'attore lo sa. È tutto un provare e riprovare, sperimentare la distanza, sentirsi lontani dalla parte, finché un giorno basta un piccolo dettaglio a darti l'illuminazione e a farti sentire davvero il personaggio. Non è forse così anche la vita, cari lettori? Non siamo forse tutti lì ad affannarci disperatamente alla ricerca di un senso che si manifesta solo a tratti, tanto da farci dire all'improvviso... ma allora... era tutto lì?

«E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com'è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia». Montale aveva ragione. Oh sì.

Glossario teatrale semiserio

ENERGIA: Quando si fa teatro è sempre una questione di energia. È probabilmente la parola più usata in scena, sul palco, durante le prove. Perfino durante gli aperitivi che gli attori fanno prima di entrare a teatro. L'energia per un attore, è quella cosa che non sai mai bene cos'è ma sai sempre che ci vuole. Espressioni chiave: «Ci vuole più energia» «C'è una bella energia oggi» oppure «Si sente che c'è energia». Quando l'energia manca invece vanno per la maggiore: «Oggi l'energia è un po' bassa» «Ragazzi non c'è energia». Tipica del regista alterato è invece la frase «Tirate fuori l'energia!» che è un po' un modo metaforico di sculacciare gli attori che non fanno il loro dovere. Film consigliati: tutte intere le saghe di Star Trek e di Star Wars.

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