Vent'anni dalla morte di Kurt Cobain
8 aprile 1994: il corpo di Kurt Cobain viene ritrovato, senza vita, presso la sua abitazione a Seattle, da un elettricista.
Dall'olimpo delle rockstar, Cobain ha voluto scendere, sparandosi un colpo in testa, quel 5 aprile 1994.
Fu ad Aberdeen che Cobain iniziò a riversare tutta la sua angoscia e il suo dolore, all'interno dei suoi brani, talvolta per nulla melodici, a volte stonati e dissonanti.
Era in cerca della sua liberazione, e la cercava tramite la musica.
Al posto della liberazione ha trovato il successo, che non ha sostenuto e l'ha ferito a morte.
Con lui, alla sua morte, una lettera, rivolta a Boddah, suo amico immaginario d'infanzia.
"Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco".
E ancora:
"Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall'età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente."
Kurt Cobain non era nato per costruirsi un personaggio, ma per essere quello che gli andava di essere: a volte stonato e a volte anche un po' stronzo.
Essere identificato come riferimento per una nuova generazione lo lusingava e lo uccideva nello stesso momento.
Così, all'apice del suo successo, dopo aver lottato contro l'eroina, che alleviava i suoi dolori fisici e morali, ha deciso di smorzarsi, lasciando un'eredità, musicale e umana, che molti hanno "rubato", e continueranno a rubare.
Tre gli album registrati in studio dai Nirvana, e diverse le raccolte di concerte e performance live.
Alcuni brani sono vere e proprie hit, ascoltate e conosciute anche da chi non ama il genere (si pensi a Smells Like Teen Spirit o Come As You Are). Canzoni che spesso Cobain non amava suonare, perché erano fondamentalmente inni che tentavano di avvicinarsi il più possibile a qualcosa di ascoltabile, udibile e apprezzabile.
Altri brani sono più di nicchia, e Cobain preferiva sicuramente cantare quelle canzoni, che erano un po' le sue carte d'identità, che lo contenevano e rappresentavano.
Non esisterà mai più un Kurt Cobain, né mai più i Nirvana, ma certo quello che il trio, e in particolare il "leader maledetto", ha lasciato, continua a vivere, e rimane rinchiuso in chi condivide e apprezza la rabbia e il dolore che la musica di Cobain conteneva.
Clara Cappelletti