Skip to main content

Intervista a Maria Luisa Frisa. Parliamo di moda aspettando "ITALIANA": mostra must di ogni fashionista

maria luisa frisaMaria Luisa Frisa,  critico e fashion curator, è ora impegnata nella preparazione della mostra “Italiana. L’Italia vista dalla moda 1971-2001”, progetto promosso da Camera Nazionale della Moda Italiana per celebrare un quarantennio di Made in Italy. Un periodo d’oro per i creativi italiani, quando architetti, artisti, architetti, designer e intellettuali dettavano moda a livello internazionale.

 
La mostra verrà inaugurata il 21 Febbraio 2018 e sarà accompagnata dalla pubblicazione di un libro ricco di foto  storiche e racconti inediti.

Una vera chicca per gli appassionati di moda.  

MF:  Ora stai lavorando alla mostra “Italiana. L’Italia vista dalla moda 1971-2001” che aprirà a palazzo reale il 22 Febbraio 2018, qual è la tua idea? 

MLF: La mostra vuole definire la qualità e gli elementi costitutivi della moda italiana, un momento di riflessione sul passato e una piattaforma privilegiata per valutare i cambiamenti della società. Attraverso oltre 120 abiti, e ovviamente tutte le icone del made in Italy, voglio raccontarvi lo sviluppo dello moda Italiana, una moda pragmatica che ha influenzato lo stile a livello mondiale. 

MF: Facciamo un gioco, la mostra copre il periodo 1971-2001:  ci dici un abito iconico per ognuno dei decenni contemplati? 

MLF: Per gli anni 70 direi gli abiti leggeri con le stelle di Walter Albini, potabilissimi anche oggi, un look etereo e sognante nato proprio in un momento storico in cui le donne combattevano per affrancarsi dai ruoli subalterni. 

Relativamente agli anni 80, mi viene in mente l’immagine della donna lavoratrice e  di conseguenza la giacca Armani, un capo indispensabile che coniuga al meglio professionalità e femminilità. Il film Working Girls interpretato da Melanie Griffith fece scuola consacrando l’immagine di una donna in carriera ma al tempo stesso decisamente affascinante. 

Negli anni 90 c’è la rivoluzione di Prada con l’utilizzo del nylon per capi eleganti, come dimenticare l’allora onnipresente  zainetto delle sciurette milanesi?

A sancire lo stile del nuovo millennio furono invece gli abiti bianchi con oblò di Tom Ford per Gucci, sensuali ed essenziali. 

moda italiana i capi intramontabili

Decennio per decennio, i capi intramontabili del made in Italy

 

MF: Oltre che critico e curatore , sei  professore ordinario all'Università Iuav di Venezia, dove dirigi  il corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali  Cosa consiglieresti ad un giovane che sogna di lavorare nel mondo della moda? iuav venezia design della moda e arti multimediali

MLF: Preparati a lavorare duro perché è un settore molto competitivo, ma le opportunità non mancano per chi si impegna.

Meglio lasciar perdere atteggiamenti da primadonna e usare creatività, molte professioni nel mondo della moda nascono dall'oggi al domani e non è nemmeno facile definirle, eppure sono attività molto interessanti e ben retribuite.

Quindi non resta che darsi da fare e trovare il proprio ruolo.

 

MF: Con la mostra “Lo Sguardo Italiano Fotografie di moda dal 1951 a oggi” ti sei occupata di fotografia,  cosa ne pensi del fenomeno instagram e dell’affollarsi di immagini in rete? Siamo diventati tutti artisti?                                             

le forme della moda maria luisa frisaMLF: Attualmente la società vive di immagini, oggi più che mai, l’abito fa il monaco. E attraverso i social diventa facile costruirsi una vita ideale, trascendendo se stessi rappresentare la vita di chi vorremo essere attraverso scatti studiati. E’ un fenomeno affascinante che rischia però di farci diventare tutti voyeur, avidi fruitori di scatti di vita di sconosciuti. Credo sia importante mantenere la consapevolezza dell’uso che si sta facendo di queste immagini tenendo ben presente che sono foto studiate e selezionate, ricordandoci sempre che non rispondono alla realtà.Da parte mia, dopo essermi molto interessata agli aspetti visuali, sto riscoprendo il potere evocativo del racconto, nel mio libro “Le forme della moda” ho riservato poche pagine alle foto, anche a lezione preferisco far scatenare l’immaginazione dei miei studenti partendo dalle parole. 

MF: A proposito, nel libro “le forme della moda” parli di tutti gli aspetti del settore: creazione, business, cultura e comunicazione e dai un’idea  attuale e dinamica della complessità del sistema moda. Tra i vari temi ti occupi anche della sostenibilità. Cosa ne pensi? E’ un sogno realizzabile? 

MLF: Il rispetto delle regole è il punto di partenza, ad esempio il gruppo Kering (gruppo a cui fanno capo  tra gli altri Gucci e Bottega Veneta) ha creato un comitato interno per lavorare su questi aspetti. Il rispetto dell’ambiente e del benessere dei lavoratori deve essere un requisito irrinunciabile. Ci sono linee guida chiare e condivise da rispettare. Come consumatori dobbiamo fare la nostra parte, innanzitutto informandoci per non farci incantare da facili etichette (come “biologico” o “sostenibile”) ma cercando di capire l’effettivo impatto di ogni nostra piccola scelta quotidiana, a partire da quelle più semplici e banali come spegnere la luce e chiudere l’acqua.  Siamo tutti responsabili. 

linee guida camera della moda

 

ITALIANA L’Italia vista dalla moda 1971-2001

Milano, Palazzo Reale

Apertura al pubblico: 22 febbraio - 6 maggio 2018, secondo gli orari e i giorni di apertura di Palazzo Reale

A cura di Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi

Pin It