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Giotto: tra genio e rivoluzione nella pittura

giotto ritrattoChi fu Giotto e cosa fece di rivoluzionario? 

Ambrogiotto di Bondone  (detto Giotto) nacque a Vespignano di Mugello in una data incerta, forse il 1266. Figlio di un agricoltore, sin da piccolo mostrò una propensione per il disegno e, grazie a ciò, avvenne l'incontro con il suo maestro, Cimabue.

L'episodio è narrato nella Vita che Giorgio Vasari dedicò all'artista nel suo volume del 1546: "...Cimabue... trovò nella villa di Vespignano Giotto, il quale, in mentre che le sue pecore pascevano, aveva tolto una lastra piana e pulita e, con un sasso poco apuntato, ritraeva una pecora di naturale, senza essergli insegnato modo nessuno altro che dallo estinto della natura".

giotto assisiCosì Giotto si recò, con Cimabue, a Firenze, dove si fece conoscere anche da Dante, che, nel Purgatorio XI, 94-99, lo esaltò come artista superiore persino al suo maestro. Dopo i primi lavori fiorentini, Giotto fu chiamato a Roma dal Papa: sempre Vasari, racconta come il giovane pittore, con arguzia e ironia tipicamente toscana, si sia fatto "desiderare" dal Pontefice affidando ai suoi messi dapprima schizzi e poi ritratti.

A Roma lavorò in Vaticano, al fianco di Jacopo Torriti e Pietro Cavallini e vi tornò in momenti diversi, in quanto intraprese la sua prima campagna decorativa: gli affreschi della Basilica superiore di Assisi, iniziati dal maestro Cimabue (Giotto fu, forse, al suo fianco intorno al 1290 in Umbria), proseguiti, sicuramente dal 1296, e terminati da Giotto e aiuti. Prima di tornare a Roma per il Giubileo del 1300 di Bonifacio VIII, Giotto fu a Rimini, dove eseguì opere per i Malatesta in San Francesco (ora Tempio Malatestiano).

giotto campanileDopo l'esperienza giubilare, per cui realizzò, con altri, il mosaico per la tribuna della Basilica Vaticana e il polittico Stefaneschi, nel primo decennio del '300 fu a Padova, dove compì l'altro ciclo a fresco che lo rese famoso, quello della cappella degli Scrovegni, terminato entro il 1306, quando Giotto era sicuramente già tornato a Firenze. Nella città natale, lavorò alla gran parte delle opere su tavola a lui riconosciute, tra cui la celebre Maestà degli Uffizi, e gli affreschi nelle cappelle laterali di Santa Croce.

Fino al 1328 si dedicò, con l'eccezione di un ritorno ad Assisi per la decorazione di una cappella nella Basilica inferiore nel 1309, a queste opere fiorentine. Successivamente, fu chiamato a Napoli da Roberto d'Angiò per alcune decorazioni in Castel Nuovo e in Santa Chiara, rimanendovi fino al 1333, quando tornò a Firenze per dedicarsi a opere di architettura (il campanile del Duomo) e di scultura. Il suo ultimo viaggio fu, nel 1335, a Milano, alla corte di Azzone Visconti per la decorazione di una parte del Palazzo DucaleMorì a Firenze nel 1337: ricevette, secondo Vasari, funerali solenni.

Giotto rivoluzionò l'Arte del suo tempo: cercò di rappresentare le scene in una prospettiva non certo scientifica ma almeno modellata sullo Spazio e sulla Natura, principio basilare della sua pittura. Con Giotto, l'Arte italiana uscì dalla tendenza bizantina, si ricollegò alla fonte classica e divenne più realistica e meno simbolica. Scriveva Argan che, per Giotto, NaturaStoria("Esperienza storica da investire nel presente") e Vita sono tre cardini fondamentali del suo modo di fare Arte, di una rinascita basata sull'imitazione del Vero e sulla gentilezza, come ebbero a dire Boccaccio e Sacchetti.

La sua è un'Arte monumentale, che ha abbattuto le tenebre dello ieratico e ha unito divino e umano. I suoi affreschi di Assisi non sono biografia o agiografia, ma narrazione storica e naturalistica di fatti sacri, di un disegno divino, e quelli di Padova sono anche espressione di drammaticità e pathos che prima di lui, solo i classici erano riusciti a esprimere.

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