In memoria di Giulia Maria Crespi. Una vita dedicata all'arte e alla cultura
Il 19 luglio 2020, ci ha lasciati una grande donna, Giulia Maria Crespi, che ha lasciato una traccia indelebile nel Mondo dell’Arte e della conservazione del Patrimonio Culturale italiano.
Giulia Maria Crespi. I solchi del suo insegnamento
La signora Crespi ci ha lasciati a 97 anni a Roma. Giulia Maria era nata a Merate nel 1923, da una delle più note famiglie imprenditoriali italiane: i Crespi, infatti, erano proprietari di alcuni cotonifici e furono proprio loro a far erigere il villaggio operaio nei pressi di Capriate, che, ancora oggi, in loro onore, porta il nome di Crespi d’Adda. Figlia unica di Aldo, fu educata nella casa milanese di famiglia, dove ebbe, come precettrice, Fernanda Wittgens, la famosa Soprintendente della Pinacoteca di Brera che, per prima, l’avvicinò al Mondo della Storia dell’Arte. Sposatasi con il conte Marco Parravicini nel 1952, ne rimase vedova quattro anni dopo, con i due piccoli gemelli Aldo (da poco scomparso) e Luca, da crescere. Giulia, però, era una donna che non si piangeva addosso e reagì con tutte le sue forze.
Nel 1962, dopo la morte dei due zii paterni, entrò a far parte della proprietà del Corriere della Sera, gestendo, come accomandataria, al posto del padre Aldo, la linea editoriale del quotidiano e i bilanci. Durante la gestione Crespi, il Corriere operò una netta virata a sinistra e la nuova linea venne varata nel 1972. La Crespi venne soprannominata “La Zarina” per la sua gestione energica, che portò all'allontanamento dell’allora direttore, Giovanni Spadolini, sostituito da Piero Ottone, e a quello del giornalista Indro Montanelli, che la definì “dispotica guatemalteca”. Nel 1973, in seguito alla situazione in passivo dei bilanci, Giulia Maria cedette alcune quote della sua proprietà a Giovanni Agnelli e ad Angelo Moratti e, poi, l’anno successivo, liquidò il restante ai Rizzoli. Nel frattempo, la Crespi si risposò, nel 1965, con l’architetto Guglielmo Mozzoni, con il quale rimase unita fino alla morte di lui nel 2014.
La svolta della sua vita avvenne nel 1975, quando, con Renato Bazzoni, costituì il Fondo Ambiente Italiano, una delle prime associazioni no-profit della Storia del nostro Paese, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale, ambientale e territoriale che costituisce il vanto dello Stivale.
La Crespi, da allora fino a oggi, è stata l’anima ispiratrice del FAI, nella cui gestione è stata affiancata, negli anni, da personalità come Ilaria Borletti Buitoni e l’archeologo Andrea Carandini. Fino al 2009 è stata presidente dell’associazione, mentre dal 2010 ne assunse la carica onoraria. Giulia Maria Crespi è stata una figura fondamentale per il volontariato italiano e per la tutela della nostra Cultura, in quanto fu la prima a intuire le potenzialità di quanto offre l’Italia, dal punto di vista artistico e paesaggistico, e a creare, per tale gestione, una rete di volontari, dai ragazzi dei licei ai pensionati, in grado di rappresentare la Fondazione in tutto il Paese e di divulgare la Bellezza italiana, rendendo accessibili luoghi altrimenti difficilmente visitabili.
Questo è il FAI, e queste sono sempre state le idee di Giulia Maria, donna illuminata, figlia di una borghesia altrettanto illuminata e di un umanesimo moderno, che ha sempre avuto a cuore l’ambiente, insieme all'Arte e a un grande amore per il nostro Paese. È grazie a lei che, oggi, il FAI si pone come la prima industria culturale no-profit d’Italia: per usare una frase che lei spesso ripeteva, “chi ha avuto molto, deve dare molto”.
E questo è il ruolo che le delegazioni FAI hanno avuto, e continuano ad avere, in tutta Italia. Per Giulia Maria, la cura e la salute della Terra erano tutto: non solo un obiettivo da realizzare, ma anche una filosofia di vita che ha sempre costituito il tratto dominante di una donna, sì, con un carattere energico, ma che pensava molto anche agli altri e ai posteri, individuando la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale come punto di partenza per un futuro migliore. Giulia Maria Crespi, tra l’altro, è stata anche una delle pioniere italiane dell’agricoltura biodinamica, che ha insegnato e praticato nella sua tenuta vicino a Pavia.
Questa passione, unita al suo amore per l’Ambiente e la Cultura, hanno caratterizzato la figura della Crespi fino agli ultimi anni, tanto da valerle, nel 2003, la carica di Cavaliere di gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana e una laurea honoris causa all'Alma Mater di Bologna.