La Madonna Lia del Castello Sforzesco
Oggi andiamo alla scoperta di un capolavoro custodito al Castello Sforzesco di Milano, la Madonna Lia.
Partiamo da un volume che Leonardo da Vinci scrisse tra il 1490 e il 1492, periodo in cui risiedeva a Milano. Si tratta di uno dei manoscritti in cui Leonardo inizia a trattare di diversi temi legati alla fisica e alla pittura, in particolare qui indaga i fenomeni del mondo fisico all’interno di una ricerca volta a conoscere l’universo e a tentare di tradurre le forme della natura in arte.
La nuova percezione dello spazio scoperta attraverso la prospettiva aerea, e gli studi sulle forme luminose, sulle ombre e il rappresentare i movimenti fisici svelando i moti dell’anima costituiscono l’originalità della poetica figurativa di Leonardo.
Leonardo nei suoi schizzi e testi, andò ad annotare, per sé e per i suoi allievi, il procedimento per ritrarre il volto umano, osservato sia con il mutare della luce sia nel trascorrere del tempo, documento e specchio in pittura della grazie e della bellezza.
Gli insegnamenti di Leonardo e la Madonna con Bambino
La poetica vinciana ebbe molto successo e una precoce diffusione, e i suoi sviluppi sono ben visibili e ne sono un esempio rappresentato nella Madonna con Bambino esposta alla Pinacoteca del Castello Sforzesco, opera donata dal collezionista Amedeo Lia nel 2007, realizzata da Francesco Galli detto Napoletano, il quale dal 1495 fu attivo a Milano nella bottega di Leonardo.
Questa Madonna con Bambino riecheggia nella sua struttura generale, le prove giovanili di Leonardo da Vinci. Partendo dalle raccomandazioni del Maestro, una parete scura fa da sfondo alla scena religiosa e il volto della Madonna, irradia una grazia armoniosa, illuminato da una luce naturale. Quest’ultimo particolare richiama in modo diretto la struttura della Vergine delle Rocce, pala interpretata da Leonardo in due versioni conservate al Louvre a Parigi e alla National Gallery di Londra. Altre citazioni si possono osservare nel dipinto come la torsione del corpo di Gesù Bambino che riprende i disegni per la Madonna del gatto (Firenze, Uffizi).
La Madonna Lia: alla scoperta del dipinto
Il manto che avvolge il bambino sembra quasi uscire fuori dal confine del quadro, la composizione, da quel proscenio, degrada fino alle lontane quinte in un’atmosfera rarefatta che avvolge elementi naturali e umani.
Al di là dell’immagine sacra, al nostro sguardo attento non possono sfuggire due diverse vedute piene di particolari, inquadrate dalle finestre sulla parete dello sfondo. A destra, rocce spioventi che sfumano nell’aria azzurrognola delimitano e circoscrivono un paesaggio lacustre. A sinistra, invece, è visibile una rappresentazione minuziosa del castello di Porta Giovia costruito dai Visconti, trasformato successivamente in residenza signorile dalla famiglia Sforza.
La grandiosa facciata del castello di Milano, riconoscibile dalla presenza dei torrioni cilindrici d’angolo che rinserrano la cortina in mattoni e dalla torre marmorea fatta costruire da Francesco Sforza è colpita dalla luce tipica del tardo pomeriggio. Completano la veduta altri elementi architettonici che ci riportano alla mente come era ai tempi lo spazio antistante la fortezza circondata dal profondo fossato in cui si specchiano le murature. Il corpo dell’imponente costruzione è sormontato da merli, da identificarsi con il “baptiponte denanze”, struttura difensiva di cui Leonardo aveva fornito nel 1490 all’incirca, le prove grafiche progettando una pianta pentagonale.
Madonna Lia: nuovi significati a partire dal tema religioso
Torniamo a una visione sulla Madonna Lia, le sue piccole dimensioni la rendono un tipico esempio di devozione privata dedicato al culto della Vergine. Tuttavia al tempo stesso, l’armoniosa immagine ne un’altra funzione.
L’inserimento nella composizione degli inserti paesaggistici ispirati dal vero, sono testimonianza di una scelta precisa voluta dalla committenza: in questo modo il tema religioso assume nuovi significati e si trasforma per divenire una rappresentazione originale e unica.
Questo magnifico dipinto custodisce nella sua bellezza una memoria visiva che ci mostra l’originario aspetto del monumento sforzesco, dipinto poco tempo prima che la morte portasse via nel 1501 Francesco Napoletano, durante un soggiorno a Venezia compiuto insieme a Leonardo da Vinci.
A conclusione, vi sveliamo che quest’opera pittorica ha una scritta dipinta sul retro. Questa tradotta dal francese, recita “Tolto dalla tavola di legno nel 1758 dove era stato dipinto da Leonardo da Vinci nel 1515 e trasportato su questa tela da Picault pittore stipendiato dal Re”. Questa sta a significare che, trasferendo su un nuovo supporto l’opera, il restauratore Robert Picault ha voluto che fosse assicurato nel tempo questo prezioso e bellissimo documento iconografico legato alla storia del Castello Sforzesco, simbolo odierno della città di Milano.
Leggi anche: