La marcia dei contadini di Giuseppe Pellizza. Il Quarto Stato
Era quasi un secolo fa, il 1920, quando il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo del 1898-1901, entrò a far parte delle Civiche Raccolte milanesi. La marcia dei contadini che, per il loro incedere solenne inquietava la borghesia milanese.
Giuseppe Pellizza giunge a una tecnica divisionista influenzato dalle novità francesi del puntinismo e dalle teorie e tecniche innovative promosse in Italia da Segantini e Previati. Pellizza sviluppa così una poetica pittorica dove, attraverso l'effetto illusionistico dato dalla stesura del colore a tocchi separati, le forme della natura esprimono contenuti di grande realismo. Qui, in quest'opera grandiosa, realtà e idea non sono elementi contrapposti, ma si integrano attraverso un dialogo.
In Quarto Stato Pellizza rappresenta un episodio di cronaca, una manifestazione di contadini ridotti alla fame, dove vi è trasfigurata la rappresentazione allegorica delle ideale socialista. La realtà sociale del tempo che si contrappone al conservatorismo politico del tempo, in una società pronta a cambiare, ma ancora relegata in vecchi dogmi.
L'opera di Pellizza da Volpedo è il frutto di uno studio durato decenni, dai primi schizzi di scioperanti realizzati da vivo, fino a diverse prove pittoriche, come Ambasciatori della Fame del 1892 e Fiumana del 1896.
La scena rappresentata nel Quarto Stato è ambientata nella piazza del borgo natale dell'artista (Volpedo vicino Alessandria) e le singole figure degli scioperanti sono studiate facendo posare i braccianti del luogo. Nel centro campeggia il personaggio maschile, affiancato da un uomo più anziano e dal una donna con in braccio un bambino, quest'ultima allegoria della rinascita.
I lavoratori marciano nell'oscurità e osservando attentamente la grande tela, si può sentire l'eco del vociare e il rumore pesante e stanco della folla. La luce è usata dal Pellizza in maniera simbolica: i lavoratori camminano verso la luce meridiana "del sole dell'avvenire" se sembra accoglierli.
La composizione è impostata su un ritmo architettonico regolare e pacato, che richiama in una certa forma la Scuola d'Atene di Raffaello delle Stanze Vaticane. Questa immagine di contadini in marcia, una marcia pacifica ma determinata, è anche una provocazione, un'idea di rivoluzione della massa popolare verso la borghesia benestante.
Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza non è una rivoluzione violenta o una guerra sanguinosa come troveremo poi in Picasso, ma è l'ineluttabile cammino dei lavoratori e di tutta la Società.
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