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Shepard Fairey. 3 Decades of dissent”, la mostra virtuale della GAM

  • Tiziana Leopizzi

La GAM - Galleria d’Arte Moderna di Roma presenta il progetto espositivo 3 Decades of dissent, curato dall’artista stesso, Shepard Fairey, uno dei più celebri urban artist al mondo meglio conosciuto come Obey.

shepard fairey 3 decades of dissent la mostra virtuale della gam galleria arte moderna romaFairey è uno sperimentatore di linguaggi, stili e messaggi politici attraverso l’arte. Per l’occasione ha voluto creare un concept unico e irripetibile che vede la presentazione di 30 opere grafiche recenti e inedite (2019) con cui ripercorre molti dei suoi temi di dissenso, come la lotta per la pace e contro la violenza razziale, la difesa della dignità umana, la salvaguardia dell’ambiente in dialogo con importanti opere della collezione d’arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina.

Shepard Fairey / 3 Decades of dissent. La mostra

La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali e galleria Wunderkammern. È organizzata in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e si avvale dell’impiego di una tecnologia d’avanguardia, grazie alla piattaforma Lieu.City. Questa riesce a potenziare la fruibilità dell’arte a distanza, per un’esperienza immersiva con una visione realistica e fluida delle opere.

La mostra è la prima in assoluto in Italia autorizzata dall’artista e ha il via con una copia autografata di una delle sue opere più celebri, Hope (2008), in cui è stato ridefinito il volto di Barack Obama, creando l’immagine iconica che ha fatto il giro del mondo.

Tutti noi abbiamo così la possibilità di spostarci da un ambiente all’altro e di muoversi tra i tre piani della GAM per scoprire le opere esposte comprese quelle della collezione d’arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, grazie alla realtà virtuale creata da Lieu.City: sono anche a disposizione dei fruitori diversi contenuti multimediali esclusivi, come descrizioni e contributi video in accompagnamento.

Shepard Fairey. L’artista

Fairey ha definito da sempre il suo stile come audace, politico e iconico, basato sull’idealizzazione e stilizzazione delle immagini, come testimoniano opere in mostra, tra cui la ridefinizione della campagna di sticker André the Giant Has a Posse, con il volto del campione di wrestling riprodotto su migliaia di muri delle città americane. André the Giant, nella sua versione Hendrix, è presente in mostra insieme a Jesse, con il volto del Reverendo Jesse Jackson, parte della serie Brown Power. In questa opera l’artista adotta il linguaggio visivo degli anni ’60 e ’70 e in particolare del movimento Black Power, utilizzando una combinazione di colori pan-africana, ovvero il rosso, il nero e il verde, ripresa dai combattenti per i diritti e la libertà degli afroamericani.

Questa tematica trova sua espressione anche nell’opera Power and Equality, dedicata all’attivista del movimento afroamericano statunitense e militante del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America, Angela Davis. Ritorna potente anche qui, l’uso del segno iconico di Fairey, sempre molto riconoscibile.

Il gioco linguistico e visivo fra rock e simboli pacifisti con le rose nei fucili, connota l’opera Guns and Roses, che presenta anche ispirazioni legate al Futurismo e al Costruttivismo russo. Il pacifismo invece è un’altra tematicha che ritorna nelle opere dell’artista come ad esempio, nelle serie Obey Lotus Ornament e Money con Lenin, Mao e Nixon. Di impatto è anche Greetings From Iraq, l’opera è strutturata come una cartolina, ma qui le “bellezze” dell’Iraq diventano i bombardamenti aerei americani.

Il dissenso manifestato nei lavori di Fairey si connette con alcune “Interferenze d’arte”, ovvero rapporti concettuali, tematici, iconografici che l’artista insieme agli altri curatori della mostra, ha voluto creare per la Galleria, mettendo in dialogo le sue opere con quelle di altri artisti contemporanei, costruendo percorsi che tendono verso intrecci visuali personali attraverso i quali il pubblico può interagire.

Ed è da qui che noi possiamo conoscere e riconoscere le suggestioni artistiche e stilistiche di Fairey. A partire dal gioco di sguardi del Big brother is watching you con Il dubbio (1907-08) di Giacomo Balla, continuando con Commanda in dialogo con Donna alla toletta (1930) di Antonio Donghi. Ma ancora: Exclamation con Il Cardinal Decano (1930) di Scipione; Jesse con L’autoritratto (1937) di Renato Guttuso; il pugno chiuso di Obey fist con Il Comizio (1949-50) di Giulio Turcato, il confronto con Compagni Compagni (1968) di Mario Schifano e tanti altri ancora.

Shepard Fairey / 3 Decades Of Dissent

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