Un gioiello di Piero della Francesca in mostra a Milano
Il Museo Poldi Pezzoli di Milano vede eccezionalmente ricomposto un gioiello della pittura rinascimentale italiana.
Il Polittico Agostiniano di Piero della Francesca (ca. 1412 - 1492) è il protagonista dell'esposizione che raccoglie, riunendoli, i pezzi superstiti dell'opera originariamente collocata sull'altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino a Sansepolcro, città natale dell'artista. Dal 20 marzo al 24 giugno 2024, è possibile ammirare da vicino alcuni degli scomparti collocati su un'installazione architettonica opera dell'architetto recentemente scomparso, Italo Rota. Curata da Machtelt Brüggen Israëls e Nathaniel Silver e ideata da Alessandra Quarto, la mostra intende focalizzare l'attenzione dello spettatore sui più minimi dettagli del polittico dipinto da uno dei padri del Rinascimento italiano, che trascorse buona parte della sua vita tra Arezzo, l'Umbria vicina e la sua città natale.
Sansepolcro, originariamente chiamata Borgo San Sepolcro, si erge oggi sull'asse di comunicazione tra Roma e Ravenna, ma è sempre stato un luogo di transito, tanto da far scaturire una leggenda sulla sua fondazione legata a pellegrini di ritorno dalla Terra Santa che portarono reliquie in città da Gerusalemme. Queste origini sono esaltate nel grande polittico, oggi in Cattedrale, dipinto intorno al 1350 da Niccolò di Segna, a cui Piero si ispirò per il proprio lavoro. La prima idea del polittico nasce nel 1426, quando si pensa a una grande pala per la chiesa di San Francesco, per la quale verrà realizzata solamente la carpenteria lignea. Questa resta inutilizzata per diciotto anni, finché, nel 1454, nel cuore dello sviluppo artistico e culturale rinascimentale, che tanta fama ha dato alle zone tra Toscana, Umbria e Marche, il quarantaduenne Piero della Francesca viene incaricato dagli eremiti agostiniani, su commissione di un ignoto laico devoto alla congregazione, di realizzare un polittico per la chiesa dedicata al santo vescovo. I lavori si protraggono per ben quindici anni, fino al 1469, quando l'opera viene esposta sull'altare maggiore della chiesa. Nel 1555, con il trasferimento in una nuova chiesa da parte della congregazione, il monumentale polittico viene smembrato e, di esso, si perdono le tracce fino ai primi anni dell'800, quando le parti principali dell'opera appaiono sul mercato antiquario di Milano, dove vengono vendute a collezionisti privati, per poi giungere nei musei di Lisbona, Londra, Milano, New York e Washington, dove si trovano oggi. Con il ritrovamento, a fine XIX secolo, del contratto di commissione, si è potuto associare i pannelli superstiti al Polittico Agostiniano.
Piero della Francesca, San Nicola da Tolentino, 1454-69, Olio su tavola, Milano, Museo Poldi Pezzoli
Il polittico, insieme a opere come la Madonna di Senigallia, e il ciclo in San Francesco ad Arezzo, dedicato alla leggenda di Sant’Elena e della Vera Croce, è una delle più rivoluzionarie opere di Piero. Lo spazio frazionato degli scomparti della grande ancona dipinta è unificata non più dal fondo oro tipico delle tavole d’altare tardogotiche, bensì dall’azzurro chiaro del cielo, frutto di una nuova visione diretta da parte del pittore e figlio delle sue conoscenze umanistiche di radice fiorentina. Piero, insieme al suo concittadino e matematico, fra’ Luca Pacioli, è il vero padre della Prospettiva nella Storia dell’Arte e lo dimostra perfettamente nel parapetto che, nella parte bassa degli scomparti maggiori, spinge verso di noi le monumentali figure dei santi raffigurati. A proposito: verrebbe da chiedersi cosa rappresentino le varie scene.
Nella parte bassa, detta predella, sono raffigurate scene della Passione, richiamo alla fondazione della città, delle quali l’unica superstite è la Crocifissione, della Frick Collection di New York, ricchissima nel brulicare della folla sottostante alla figura di Cristo. Alle estremità sono collocati ritratti a mezzo busto di due sante, Monica e Apollonia. La prima, madre di Sant’Agostino, è raffigurata nell’atto di srotolare un cartiglio e la congregazione la volle collocata sulla base del pilastro sinistro proprio in corrispondenza della parte della chiesa in cui usavano sedere le donne appartenenti alla confraternita. La seconda, invece, è ritratta con l’attributo del suo martirio, ovvero la pinza con cui le furono strappati i denti, e con i capelli sciolti tipici delle donne nubili. Apollonia è una figura che, pur nel piccolo spazio che le è riservato, sempre collocato a sinistra, sopra Santa Monica, acquisisce grande monumentalità nella geometria perfetta, che pare anticipare il volto della Vergine della Madonna di Senigallia, dipinta pochi anni dopo, ma anche nel ricco drappeggio del suo abito. L’altro pannello superstite raffigura San Leonardo, eremita del VI secolo considerato modello di virtù dall’ordine agostiniano, ed era collocato a destra, come pendant di Santa Monica, in corrispondenza della zona maschile della chiesa.
Il pannello centrale, perduto, resta un mistero iconografico, dato che non si sa, di preciso, cosa rappresentasse. Gli indizi paiono orientarsi verso un’Incoronazione della Vergine, come può parere evidente dalla destra del pannello con San Michele, nel quale spunta la parte finale di uno strascico, che farebbe pensare, appunto, a quella di Maria incoronata da Dio Padre. Accanto, quattro santi di dimensioni monumentali si stagliano di fronte ai nostri occhi. Partendo da sinistra, il primo è Sant’Agostino (oggi al Museo di Arte Antica di Lisbona), a cui è dedicata la chiesa in cui si trovava il polittico, ma anche fondatore dell’ordine degli eremitani (o agostiniani). La minuzia dei dettagli resi da Piero sulla veste di Agostino è straordinaria, specie nelle pietre preziose che ornano la mitria del santo, nel pastorale di cristallo di rocca, ma anche nelle scene della vita di Cristo (altra allusione alle origini di Sansepolcro) nel piviale chiuso da una borchia che pare quasi un cammeo di epoca romana, prova che Piero conoscesse opere classiche.
Accanto, appare la figura di San Michele, custodita alla National Gallery di Londra, anch’essa ricca di minuzia nei dettagli. Se gli stivali rossi paiono figli del suo tempo, Piero trasforma Michele in un soldato romano, con una lorica blu e ocra che pare derivare, più che da una figura angelica, dal ritratto di un imperatore, a riprova delle conoscenze classiche del pittore. Michele, come da iconografia, regge una spada insanguinata e, nella mano sinistra, la testa del drago, mentre calpesta il suo corpo, la cui coda compie un ultimo sussulto. Portandoci verso destra, dopo lo scomparto centrale, appare San Giovanni Evangelista, oggi alla Frick Collection di New York, in cui il santo appare insolitamente raffigurato in età avanzata e intento nella lettura, probabilmente dell’Apocalisse, testo da lui scritto, mentre la luce inonda la sua figura e il bellissimo libro che regge in mano. A destra, infine, troviamo San Nicola da Tolentino, pannello custodito proprio al Poldi Pezzoli. Il santo, canonizzato nel 1446, è un uomo del tempo di Piero, agostiniano devoto ma anche amante della buona tavola, come evidenziato nel volto paffuto dall’aria paciosa, quasi da oste. Anche in questo caso, straordinaria è la resa dell’abito di lana grezza di Nicola, con il mirabile particolare della cintura di cuoio, che Piero ritrae lucida dalla parte del pelo e opaca sul lato della carne nel tratto che pende dalla fibbia.
Piero della Francesca. Il polittico agostiniano riunito
Museo Poldi Pezzoli, Via Manzoni 12, Milano
Orari: martedì chiuso; lunedì – domenica 10,00 – 19.30
Biglietti: intero 14,00 €; ridotto 10,00 €
Info: www.museopoldipezzoli.it