Addio Super Bonus: Cosa succederà? Il parere del nostro esperto Il dottor Maurizio Asta
Ormai non c'è più niente da fare, il governo Meloni ha deciso: il super bonus del 110%, non ci sarà più.
E' questa la ferma e dura decisione che blocca l'iniziativa, promossa dal vecchio governo CONTE 1, che aveva l'obiettivo di risollevare l'economia italiana e soprattutto il settore edilizio, colpito dalla grave crisi economica generata dalla pandemia di covid 19.
Una notizia molto triste soprattutto per gli imprenditori, i quali hanno investito molte risorse in questo progetto e ora si ritrovano con cantieri aperti, operai da pagare e soprattutto clienti che non vedranno i propri lavori finiti.
Per capire meglio cosa è successo e cosa potrà succedere abbiamo voluto chiedere al professor Maurizio Asta, docente di economia, autore di alcuni libri ed economista, con importanti esperienze di successo nel campo aziendale internazionale, bancario e formativo. Oggi è anche operatore di cybersecurity.
Professor Asta il governo Meloni ha deciso lo stop per il super bonus. Una decisione difficile ma secondo il ministro dell'economia Giorgetti, una decisione che non poteva essere evitata. Che ne pensa di questa decisione?
È una decisione indispensabile quella del ministro dell'Economia in quanto la spesa prevista ad oggi marzo 2023 ndr. , per il Super bonus è di 110 miliardi a fronte di 72 previste quindi ci sarebbe una maggiore spesa di 38 miliardi. Inoltre la stessa cessione del credito comporterebbe praticamente una spesa supplementare per lo Stato di 13 miliardi a fronte dei 6 previsti. E’ chiaro che qualsiasi pubblico amministratore, in particolare un ministro, non può avallare un'operazione di spesa che non sia comunque congrua e proiettata a un rendimento positivo in conformità al principio del buon andamento della PA previsto nella Costituzione. In questo caso verrebbe praticamente violato anche il patto di stabilità ed i parametri del Trattato di Maastricht in quanto creerebbe un ulteriore indebitamento pubblico senza che ci sia un ritorno in termini di efficacia e di efficienza, criteri previsti già nella nostra Costituzione.
Questa iniziativa è stata voluta dal governo pentastellato di Giuseppe Conte e criticata tantissimo dal centro destra. Per quale motivo secondo lei, che cosa non ha funzionato?
In economia c'è un detto: “Se gira l'edilizia girano tutti gli altri settori”. Penso che sia stato questo il criterio che ha applicato il governo Conte per cercare di risollevare le sorti economiche dell'Italia dopo il Covid-19. E’ chiaro che questo tipo di manovra aveva l’obiettivo di dare sollievo all'economia e anche all'occupazione. Purtroppo in economia esiste anche un’altra legge dimostrante che se la domanda supera l'offerta i prezzi salgono. E’ successo proprio questo! Tutti, avendo questa opportunità, hanno fatto aumentare la domanda collettiva delle materie prime e dei servizi, facendo aumentare di conseguenza i prezzi in modo esponenziale causando così un incontrollato aumento dell'inflazione per non parlare di nuove forme di speculazione.
Il super bonus doveva risollevare l'economia italiana e allo stesso tempo anche il settore dell'edilizia. Tantissimi imprenditori si ritrovano con cantieri aperti e tanti clienti che non vedranno realizzati i propri lavori. Secondo lei esisterebbero delle soluzioni a tutto questo?
Non è la prima volta che succede un fenomeno di questo genere in Italia, anzi quasi sempre lo Stato applica politiche economiche che sono frutto di pressioni del potere finanziario perché il problema sono i soldi. Le famiglie che hanno già intrapreso i lavori hanno bisogno di concluderli al più presto, inoltre le imprese che avevano iniziato i lavori avevano già assunto anche personale ed ordinato i materiali di lavoro. Il risultato è stato che bloccando il flusso finanziario tutti si vengono a trovare senza questi soldi e quindi l'unica possibilità è sempre il ricorso privato al sistema bancario, facendo rientrare il credito ottenuto come garanzia parziale per avere il prestito per chiudere i lavori. Questo bonus, tranne che per qualche fortunato beneficiario, è stato uno specchio per le allodole che i politici hanno sbandierato a destra e a sinistra per avere dei consensi ma in realtà dal punto di vista della logica economica non hanno gestito con responsabilità né la fase di inizio né di svolgimento del procedimento amministrativo.
Peraltro non è illegittimo pensare che si possa anche trattare di una manovra dei poteri forti dall'estero per fare in modo che aumenti l'inflazione in Italia e quindi avere una nazione più controllabile, pronta ad essere svalutata e quindi acquistabile a prezzi di svendita.
Oggi si discute sempre del fatto che la nostra economia è sempre in crisi. Lei oltre ad essere un docente è ancora oggi uno scrittore molto addentrato nel settore economico. Quali sono le soluzioni per risollevare la nostra economia?
L'Italia avrebbe bisogno di una politica espansiva che facesse aumentare la produzione ed il PIL dall’estero per riassorbire l’inflazione. Bisognerebbe quindi creare una ricchezza nazionale che gradualmente assorbi il debito e che comunque con gli indicatori italiani di oggi ci vorrebbero almeno 40 anni. E pur volendo purtroppo questo oggi non è possibile perché l'Italia facendo parte del sistema monetario europeo deve comunque accettare di applicare la politica restrittiva che ci viene imposta. Quindi non vedo a breve e medio termine la possibilità per l'Italia di sottrarsi a questa situazione. Inoltre la guerra in Ucraina sicuramente farà aumentare i costi per lo Stato italiano e quindi ci sarà una maggiore imposizione fiscale a dimostrazione che la politica restrittiva che già ci viene imposta sarà sempre più forte. L'ideale sarebbe un'Italia libera dalle strette europee e capace di creare relazioni economiche internazionali bilaterali ed autonome ma queste sarebbero comunque vincolate ai nuovi scenari politici mondiali. In questo contesto la realtà è che oggi l'Italia dipende dal debito pubblico e in particolare dal debito che fa capo ai poteri finanziari che gestiscono l'Unione Europea e il FMI e non credo che ci siano possibilità di liberarsi da questa cravatta. Certo il sogno sarebbe che l'Italia si sganciasse e quindi ritrovasse una propria autonomia economica che sia in grado di assorbire il debito e poi diventare praticamente uno Stato autonomo, produttivo e capace di camminare da solo e non credo che oggi ci siano queste condizioni