Dissesto Idrogeologico: incuria e interessi economici
Piove, nevica e piove da giorni, il nostro paese è interessato dal “cattivo” tempo; capita! Tuttavia? Tuttavia per la nostra penisola la questione non è così semplice, infatti, soprattutto la pioggia, sta causando seri problemi alla popolazione, la quale si trova a dover subire una serie di difficoltà provocate dal maltempo.
Dire provocate dal maltempo non è però del tutto esatto, poiché gran parte degli inconvenienti è responsabilità, totalmente umana, non della meteorologia. Mi sovviene quel proverbio che recita: “chi è causa del proprio mal pianga se stesso”, e, se vogliamo essere onesti dobbiamo ammettere che la responsabilità di quanto sta accadendo sul nostro territorio è davvero da imputare a noi uomini.
Come mai? La diagnosi non è così difficile; è per la nostra voluta incuria, avidità, pressapochismo e faciloneria e, non ultimo, un interesse economico che calpesta l’equilibrio di madre natura. Si parla da sempre di prevenzione, si parla appunto, si chiacchiera soltanto, ma in quanto a fatti ben pochi se ne vedono. Qui trova spazio il ritornello di quella canzone di Mina che dice: “Parole, parole, parole, soltanto parole”. I vari esperti inviano segnali preoccupanti, ma questi cadono nel vuoto o messi nel dimenticatoio, salvo poi stracciarsi le vesti e reclamare quando succede il disastro. Responsabilità di chi ci governa?
In primis senza dubbio, sono loro a detenere il potere di fare le leggi adatte e di intervenire, ma non sono i soli, poiché ognuno può e deve, per quel che gli compete, mettere in atto un comportamento consono al rispetto delle leggi della natura. Perché non si fa? Perché prevale l’egoismo, la pigrizia, il menefreghismo, l’interesse economico, che però, non sottovalutiamoli, hanno anche loro un prezzo da pagare, e il saldo a volte è davvero esoso, troppo alto quando ci sono perdite di vite umane.
Spesso sento dire, anche nei TG nazionali, quando ad esempio succede un grave incidente in montagna, “la montagna è assassina”! Frase buonista e deresponsabilizzante, la montagna è la montagna, e segue il normale corso della natura, nulla più, se vi è un incidente non è certo lei la responsabile, ma chi l’ha affrontata; classico l’esempio di chi si avventura, nello sci, in un fuoripista e poi capita l’incidente, cosa facciamo, mandiamo a processo la montagna e la neve?
Che fare? Non attendere oltre nell'attuare azioni preventive sul territorio che ne ha un gran bisogno, e smetterla di chiudere gli occhi pensando che quel che è successo è solo per un caso fortuito. Le risorse, se si vuole davvero intervenire ci sono, è solo questione di volontà politica.
Penso al grande e indispensabile impegno e sacrificio dei componenti la Protezione Civile e di tutti i Volontari, che intervengono per arginare i danni, perché non impiegarli per prevenirli? Così come si potrebbero impiegare, ovviamente con ragionevolezza e oculatezza, carcerati, offrendo loro un’opportunità; e, perché no, anche gli immigrati, che le istituzioni lasciano in “stand by” per mesi nella noia più completa? Se non altro si rispetterebbe la loro dignità di persone e contribuirebbero, altre a salvaguardare il territorio, quindi al bene comune, anche a guadagnarsi il pane quotidiano. Perciò la domanda finale è sempre la stessa, e cioè: vogliamo o non vogliamo rimediare al dissesto idrogeologico della nostra bella Italia?
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