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Plastica: storia e curiosità

plastica pixabayCominciamo col precisare che la Plàstica, il cui termine deriva dal greco Plastikè e da Plassô, col significato di "arte che si occupa di formare figure con materiale molli, che poi induriscono, è un composto derivato da combustibili fossili, che comprende un centinaio di sostanze diverse tra cui il petrolio. Di queste alcune hanno un riciclo facile, altre sono ritenute riciclabili, di difficile riciclo o molto difficili da reciclare.

La storia della plastica inizia nel 1861 grazie all'inglese Parkes, proseguita poi dai fratelli americani Hyatt nel 1870. nel 1910 appare la Bakelite, due anni dopo ecco la scoperta del PVC e, nel 1913, uno svizzero inventa il Cellophane. A partire dagli anni Trenta il petrolio diviene la materia prima per la produzione della plastica, così nel 1935 viene sintetizzato il Nylon. Nel 1941 appare il PET, anche se è solo nel 1973 che questo materiale viene adoperato per ottenere bottiglie. Gli anni Cinquanta vedono la scoperta della Fòrmica e quella del Polipropilene isotattico, pubblicizzato con il marchio " Moplen"; qualcuno ricorderà anche il famoso spot pubblicitario.  È sempre un crescendo di tecnologia e di usi, arrivando alla TPX dei nostri giorni.

È cosa nota che la plastica porti dei benefici sul piano pratico attinenti la praticità, la resistenza e un prezzo contenuto, tuttavia questi benefici producono un danno non indifferente all'ambiente, dovuto alla difficile biodegradabilità del materiale plastico. Di seguito una tabella che evidenzia questi dati.

- Il PET, materiale resistente e con una vita media attorno ai mille anni, quindi ritenuto non biodegradabile. Tuttavia è riciclabile al 100%, quindi è necessario avere l'accortezza di smaltirlo correttamente.

- Riciclabile è anche il Polietilene tereftalato, usato nell'abbigliamento sintetico, nei flaconi di cosmetici etc.

- Il Polietilene ad alta densità, usato per oggetto dell'arredamento, giocattoli, contenitori per detersivi etc, risulta riciclabile.

- Riciclabile è anche il Polietilene a bassa densità, che si usa per pellicole alimentari, le bottiglie per l'acqua, materiale isolante etc.

- il Polipropilene che si usa per tappi, carte di credito, pannolini etc, è riciclabile.

- Di difficile riciclabilità sono i materiali prodotti con le Polisterine – PS, come i contenitori degli yogurt, bicchieri, vaschette etc.

- Molto difficile da riciclare è il Cloruro di polivinile, con il quale si fanno tubi usati nell'edilizia, infissi, rivestimenti, mobili etc.

- Altrettanto difficili da riciclare sono quelle plastiche che non possono essere ritrasformate con il calore.

Precisato quanto, ci dobbiamo chiedere: è possibile fare a meno della plastica? È fattibile introdurre un riciclo intelligente?

È stato calcolato che in un anno viene venduta plastica per 350 milioni di tonnellate, un mercato che da sicuramente reddito a chi la produce e la vende, ma che pesa enormemente nell'inquinamento della natura e sui costi che poi devono essere impiegati per " correre ai ripari" se non si vuole ulteriormente peggiorare. Sappiamo che alcuni ricercatori italiani hanno depositato dei brevetti per una soluzione di biodegradabilità a zero impatto ambientale. Leggo da una notizia recentissima che una Azienda italiana, la Bio-on, ha firmato un accordo con il gruppo russo Taif, per la produzione di una plastica naturale biodegradabile al 100% che si chiama Polidrossialcanoati, più semplicemente Bio plastica. Speriamo in un suo sviluppo positivo.

In attesa che si adottino sistemi di produzione della Plastica più compatibili con l'ambiente, il WWF suggerisce di praticare il "plastcfree" che significa " liberi dalla plastica". Il comune di Milano, ma non solo, ha aderito a questa iniziativa per bandire la plastica dalla città a favore di packaging biodegradabili, che in italiano suona confezioni biodegradabili. È un impegno che ogni persona dovrebbe prendere, ognuno nel suo possibile, ci vuole solo buona volontà e consapevolezza che minando la natura facciamo un danno a noi stessi.

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