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Checco Zalone contro Steve Jobs: l'italiano medio è un pirla, al cinema!

jobslocandinaUscire da un multisala in estasi come dopo un’apparizione, come se tutti i segreti del mondo fossero stati rivelati. Un film a dir poco eccezionale. Ieri sera al cinema ho scoperto una grande verità: l’italiano medio è un "pirla".

“Cosa facciamo prenotiamo i biglietti on line? Ci sarà una marea di gente, il film è uscito solo da un paio di giorni, magari non rischiamo dai.”

E invece la sala era semi vuota, circa 250 posti a sedere occupati per meno della metà. Non mi sarei stupita se fosse stato il 15 di agosto in un cinema di che ne so Poggibonsi, ma siamo a Milano, domenica piovosa di novembre, programmazione delle 19.45. Condizioni meteo e temporali ideali per infilarsi in un cinema e godersi le ultime ore del weekend. 

Oltre 41.000.000 euro d’incasso con 6.300.000 spettatori PAGANTI. Paganti cioè CHE PAGANO per andare a vedere Checco Zalone. Facciamo due conti: il biglietto mediamente costa intorno agli 8 euro/8,70 a seconda del multisala, più ci aggiungiamo un menù medio con bibitone e pop corn da ingurgitare durante lo spettacolo e arriviamo a 15 euro facili facili. Ma non facciamo i conti in tasca agli italiani, che tanto di soldi in tasca non ne hanno, e torniamo al film di ieri sera.

Jobs”: La vita Steven Paul Jobs, un genio, il Sig. Apple. L’inventore del cellulare che abbiamo in tasca, del computer che stiamo toccando e della musica che abbiamo nelle orecchie. Estensioni naturali dell’individuo che fanno parte della vita quotidiana, la rendono più godibile, fruibile e divertente. Apple è un impero, un’icona. Più o meno condivisibile, più o meno amata ma un’indiscussa icona che ha modificato il modo di vivere e di pensare del mondo globalizzato.
Il film ti inchioda alla poltrona pur si "limiti" a raccontare la storia di un ragazzo comune, un viaggio in India per ritrovare il proprio io, acidi e droghe, donne e passioni. In un garage del Nord della California inizia il suo incredibile viaggio che lo porterà in poco tempo a diventare il co-fondatore di Apple. La vita di un uomo capace, caparbio, desideroso di lasciare un “segno nell’universo”, esaltato ma determinato, un vero leader seppur crudele e spietato, un ammaestratore di uomini e un coltivatore di passioni.

Ingenuamente penso di trovare orde di persone che come me sono curiose di sapere “come si fa”, “cosa si deve fare” per realizzare qualcosa di grande e per avere fiducia nelle proprie capacità. Poi mi rendo conto che in quella sala siamo davvero in pochi, il sedile destro accanto al mio è addirittura libero e davanti non c’è il solito capellone che mi limita la visuale. Ma dove sono tutti? Dove sono quelli che il 5 ottobre 2011 vomitavano sui social frasi come “Stay hungry, stay foolish” in memoria dell’imprenditore americano scomparso. Mi viene da pensare che per molti fosse solo una bella frase per riempirsi la bocca, come i “Carpe Diem” che imbottivano i diari di scuola, oppure un omaggio al proprio IPhone più che all’essere umano.

Ma secondo te perché la gente va a vedere il film di Zalone?” Ho chiesto a mia madre un paio di settimane fa, forse c’è qualcosa che mi sfugge di questo eroe del box office. “Perché fa ridere, la gente ha bisogno di ridere, con tutto quello che sta succedendo in questo momento storico c’è bisogno di leggerezza”. Ottima risposta ho pensato. Ma non ero per niente convinta.

Un ragazzo di 30 anni preferisce ridacchiare per un’ora e mezza piuttosto che avere la possibilità di imparare qualcosa, magari gasarsi pensando che anche lui potrà farcela e arrivare da qualche parte? Chiarisco che ancora rido se penso a “Cado dalle nubi” di Zalone, l’ho visto, a casa, in dvd, ma non è questo il punto. Il punto è che il mattatore barese riempie le sale, un esempio come Jobs no.

L’italiano si lamenta, ha fame e non ha lavoro, però vuole ridere ed ignorare il problema invece di provare ad affrontarlo magari prendendo spunto da una storia vincente. La gente non ha il formicolio nello stomaco, non lo ascolta, non lo comprende e non lo libera in qualcosa di concreto.

Sarà stata l’aria condizionata nella sala ma ho avuto la pelle d’oca per due ore e mezza, con i lucciconi agli occhi peggio che sul Titanic. La storia di un uomo che dal nulla si è costruito un impero, proprio come in un film. E’ per pellicole come queste che vale la pena andare al cinema perché ti sollevano mezzo metro da terra convincendoti di potercela fare, che le passioni ti salveranno e che quella smania di fare qualcosa di grande prima o poi si concretizzerà e a quel punto sarà davvero tutto compiuto. Penso che al giorno d’oggi non sia facile per nessuno (ricconi, politici e raccomandati esclusi) ma che provare a sperarci anche solo per un paio d’ore sia il primo passo verso quel formicolio in fondo allo stomaco. Io lo sento e provo ad ascoltarlo, l’italiano medio invece a quanto pare si accontenta di farsi una bella risata. 

Cosa ci sarà poi da ridere, pirla.

"A tutti i folli. I solitari. I ribelli. Quelli che non si adattano. Quelli che non ci stanno. Quelli che sembrano sempre fuori luogo. Quelli che vedono le cose in modo differente. Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Potete essere d'accordo con loro o non essere d'accordo. Li potete glorificare o diffamare. L'unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana in avanti. E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero."

Marta Bina

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