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Verdi Stiffelio e I Vespri Siciliani

Il nostro penultimo appuntamento con le opere del cigno di Busseto presenta due opere, scritte tra il 1850 e il 1855, che vedono l’evoluzione stilistica del compositore, con una storia d’amore inserita nel dramma storico e collettivo di un’intera comunità.

La prima è Stiffelio, dramma tragico in tre atti, su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Le pasteur, ou L’Evangile et le Foyer di Eugène Bourgeois ed Emile Souvestre. La prima rappresentazione avvenne il 16 novembre 1850 al Teatro Grande di Trieste.

protagonisti sono: Stiffelio, pastore protestante – Lina, sua moglie – Stankar, conte e colonnello dell’Impero – Raffaele, un nobile – Jorg, un altro pastore – Dorotea, la cugina di Lina.

Trama:

Alla fine del Cinquecento, in Germania il pastore protestante Stiffelio torna nel castello dove abitava con la moglie Lina dopo anni di assenza. Ben presto si scopre che la moglie ha avuto una relazione con il nobile Raffaele, ma ora è decisa a tornare dal marito, che ama ancora. Dopo aver scoperto la verità, Stiffelio decide di divorziare dalla moglie per lasciarla libera di sposare Raffaele, ma tutto precipita quando questi viene ucciso dal suocero, per vendicare l’onore di famiglia macchiato. Pur combattuto, Stiffelio decide di perdonare la moglie durante una Messa solenne.

Dalla scena Prima, atto Secondo:

LINA:

Oh cielo! . . . dove son io! . . .

Quale incognita possa qui mi trascina! . .

Egli verr! . . . qui dove tutto orrore! . .

In ogni tomba sculto

In cifre spaventose

Il mio delitto io leggo! . . .
Il murmure d'ogn'aura mi par voce
Che un rimprovero tuoni!
Ah di mia madre questo il santo avello! . . .
Ella sì pura! . . . ed io! . . .
Madre! . . . madre, soccori al dolor mio.
Ah dagli scanni eterei,
Dove beata siedi,
Alla tua figlia volgiti,
L'affanno suo deh vedi;
Queste pentite lagrime
Offri all'Eterno trono,
E se i beati piangon,
Piangi tu pur con me.
Non vorr il suo perdono
Niegarmi Iddio per te.  

La seconda è I Vespri Siciliani,  opera in cinque atti, su libretto di Eugene Scribe e Charles Duveyrier . La prima rappresentazione avvenne il 13 giugno 1855 all’Opera di Parigi.

I protagonisti sono: Elena, sorella di Federigo d’Austria – Arrigo, giovane sicilano – Monforte, governatore della Sicilia – Giovanni da Procida, medico e rivoluzionario.

Trama:

Nella Sicilia duecentesca la nobile Elena, per vendicare il fratello ucciso dalle guardie del duca di Monforte, si unisce ai ribelli guidati da Giovanni da Procida. Ben presto la giovane si innamora di Arrigo, che in realtà è il figlio segreto del duca stesso. Dopo il fallimento dell’attentato contro il duca, Arrigo chiede la grazia per Elena e i ribelli al padre, riconciliandosi con lui. Ma Procida, per vendicarsi, decide che il giorno delle nozze tra Arrigo e Elena sarà anche l’inizio della rivolta dei siciliani contro i francesi, come infatti avviene.

Dalla scena Seconda, atto Quinto:

ELENA:

Mercé, dilette amiche,
Di quei leggiadri fior;
Il caro dono è immagine
Del vostro bel candor!
Oh! fortunato il vincolo
Che mi prepara amor;
Se voi recate pronube
Felici augurii al cor!
Sogno beato, caro delirio,
Per voi del fato l'ira cessò!
L'aura soave che qui respiro
Già tutti i sensi m'inebbriò.
O piaggie di Sicilia,
Risplenda un dì sereno;
Assai vendette orribili
Ti lacerano il seno!
Colma di speme e immemore
Di quanto il cor soffrì,
Il giorno del mio giubilo
Sia di tue glorie il dì,
Sogno beato, caro delirio, ecc., ecc.

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