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Fotografia e pittura: un dibattito ancora aperto

La scoperta dell’arte fotografica avvenne all’inizio del 1800, con la ricerca di immortalare, tramite macchine, sistemi di lenti e piastre, la luce ambientale, al fine di creare un’immagine fedele alla realtà.

fotografiaL’arte aveva il compito di veicolare una rivoluzione dello spirito. Con la scoperta, e il miglioramento della fotografia, l’arte perde il compito di rappresentare o raccontare la realtà, a causa delle nuove scoperte, che si dimostravano mezzi assai più fedeli e adatti a questo obiettivo. L’arte si pone, a questo punto della storia umana, come puro veicolo espressivoL’arrivo di questa nuova forma d’arte non fu accolta con troppo entusiasmo dai pittori in voga, tanto che Paul Delaroche, pittore francese, affermò “ Da oggi la pittura è morta”.

Famosa in questo senso fu anche la presa di posizione di Baudelaire, espressa in una sua recensione ad una mostra fotografica, organizzata nel 1859 ai Champes Elisée, in occasione del salone annuale della pittura. Il sommo poeta sostenne che la fotografia ricopriva un ruolo prettamente strumentale, rispetto alla pittura.

Questa nuova tecnologia, era, a tutti gli effetti, una rivelazione quasi magica, per un mondo ancora totalmente dipendente dalla volubile mano umana, nel registrare immagini visive. Capace di catturare innumerevoli nuance e dettagli, la fotografia trascriveva ciò che l’occhio vedeva in natura, senza la capacità di rappresentarlo fedelmente, ma unicamente trasformandolo in immagini bidimensionali permanenti.

Scrivendo al proprio padre da Venezia, dove stava ultimando gli studi di architettura, lo stesso critico d’arte John Ruskin affermava che “i dagherrotipi raffiguranti la luce veneziana, sono straordinari. Una nobile invenzione”. Caratterizzati da immagini chiare e dettagliate, che venivano fissate su lastre di metallo riflettenti, i dagherrotipi catturarono presto l’attenzione del pubblico mondiale.

L’affermazione di Ruskin, secondo il quale la fotografia avrebbe sorpassato il disegno e la pittura, grazie all’infinita accuratezza del risultato; faceva eco a William Talbot, uno dei pionieri di mezzo. Nel momento in cui il francese Daguerre, inventava il dagherrotipo, Talbot dava vita, infatti, ad un tipo di fotografia competitiva, basata sullo sviluppo di un negativo su carta. Nel suo libro, del 1844, Talbot raccontava della fotografia, “come una moltitudine di minuscoli dettagli che aggiungono forma alla realtà della rappresentazione, dando all’artista un’altra possibilità di copiare la natura, senza lasciare il proprio studio”.

Messa a confronto con la pittura, nella fedeltà dell’imitazione, ed esattezza dei particolari riprodotti, la fotografia venne largamente utilizzata per sostituire le lunghe pose nei ritratti, nei paesaggi, e nelle scene urbane, rivoluzionando e mutando il corso della sperimentazione pittorica. La domanda di ritratti s’ingigantì a dismisura, contribuendo alla nascita di una nuova professione, quella del fotografo, che non tardò a mettere in crisi l’anima volubile dell’artista. La paura, scottante come una pietra rovente, di una possibile sostituzione dello strumento dell’artista, diventava sempre più concreta.

Ben presto, con il rivelarsi delle tecniche, apparve evidente che la fotografia non richiedesse alcuna capacità del disegno, o particolare maestria pittorica; chiunque, disponendo del materiale idoneo, poteva riuscirvi quanto, e addirittura meglio dello stesso Daguerre. La questione sorgeva dunque tanto più spontanea quanto terrificante; si apriva un dibattito confuso, contraddittorio, di stampo puramente artistico.

La fotografia si sarebbe inserita nel mondo dell’arte, sostituendo pittura ed incisione?

Le risposte di quei primi anni, si orientarono soprattutto nel ridimensionare la portata dell’invenzione, da un punto di vista estetico, nel confronto con la pittura tradizionale. Se da un lato, la fotografia rappresentava con assoluta precisione, il soggetto rappresentato, mancava di quelle qualità che la pittura possedeva da sempre; in primis il colore, poi l’interpretazione personale del pittore, capace di rendere maggiore complessità alla realtà, che, arricchita di tutte quelle sfumature, nessun apparecchio meccanico sarebbe mai stato in grado di rendere. Tutto lasciava trasparire un mondo infinito di storia, personalità, sentimenti ed emozioni.

“La nuova tecnica dev’essere intesa come un servizio dell’arte, ma non sarà mai lei stessa arte, in quanto l’arte crea, la fotografia unicamente riproduce”.

“Sono entrate le macchine, l’arte è uscita… Sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile” , diceva Paul Gaugain.

Era il 1862, e il tentativo di mantenere intatta la tradizione pittorica, di fronte al flusso continuo dell’innovazione, era quanto mai disperato. La questione del rapporto fra fotografia e arte, emerse in contemporanea con la nascita del nuovo mezzo espressivo, è ancora oggi discussa e dibattuta. La reale differenza tra arte e fotografia non è tanto la riproducibilità ma piuttosto la tecnica di riproducibilità. In verità l’arte è stata sempre riprodotta dall'uomo: dai copisti romani all'esercizio d’accademia, dalla xilografia alla litografia e alle incisioni, ma mentre queste tecniche non possono prescindere da una certa manualità, assai diversa è la natura tecnica della fotografia. Nei mezzi tradizionali, per produrre immagini, l’azione creativa si esplica partendo dal nulla: l’artista si trova di fronte ad uno spazio bianco da riempire di elementi. La fotografia, nata come tecnica di riproduzione della realtà, ha come suo “medium” non pennelli e colori, ma la realtà visiva. Non si da forma ad un materiale in fotografia, ma piuttosto si dà materia a una forma; non si usano più le mani ma l’occhio.

Man Ray sosteneva che il vero destino della fotografia, non era quello di diventare l’arte dell’avvenire, ma di essere semplicemente un altro tipo di arte. La fotografia oggi ha un grande successo nel panorama artistico, poiché si è ormai costituito attorno ad essa un solido contesto economico. Le opere degli autori classici sono valutate alle aste specializzate a cifre paragonabili a quelle delle grandi opere di pittura.

Così come alcuni anni fa, il campo delle arti tradizionali si trovò a confrontarsi con la fotografia, così oggi la fotografia, ormai entrata a far parte della tradizione, è costretta a confrontarsi con i nuovi media, che la costringono ad interrogarsi, ancora una volta, sul proprio destino e sulla propria natura.

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