Chi come me: Andrée Ruth Shammah trasforma il Palco in un viaggio intimo
In questa straordinaria opera teatrale, la magia dell'interazione umana si rivela in tutta la sua potenza, trasformando il palcoscenico in un cuore pulsante di emozioni e connessioni.
Ma in questo mio racconto, vorrei partire da lei, Andrée Ruth Shammah, che continua a elevare la regia teatrale con un tocco sensibile e penetrante, toccando le corde più intime dello spettatore e risvegliando riflessioni, nonché una voglia di evasione verso mete più vicine all'essenza di ciò che talvolta dimentichiamo di essere.
Quest'opera di Andrée è un capolavoro che si erge tra cuore e anima come un faro di innovazione, capace di sensibilizzare anche i più scettici.
Le scelte registiche guidano lo spettatore a un'esperienza immersiva, simbolizzata dalla nuova sala teatrale A2A, che diventa un manifesto della visione passionale di Shammah, trasformando la piece in una tela vibrante di emozioni condivise tra attori e spettatori.
La disposizione unica della sala, con la scena al centro e gli sguardi degli spettatori che si incrociano, crea un'atmosfera di intimità e coinvolgimento senza precedenti.
La meravigliosa regia e l'adattamento di colei che definisco l'Artista delle anime, insieme al testo dello scrittore israeliano e vincitore del premio Shai Agnon per la letteratura, Roy Chen, rendono palpabile ogni battito di cuore sul palcoscenico, facendo risuonare quelle emozioni nel nostro animo e coinvolgendoci come protagonisti integranti di una storia che parla direttamente alla nostra essenza umana.
Gli attori, attraverso gesti, sguardi e parole dette e non dette, hanno guidato il pubblico in un viaggio profondo dentro se stessi e nelle vite dei protagonisti.
Con una naturalezza maestosa, questi giovani attori hanno sollevato il sipario di fronte a un pubblico rapito, trasmettendo con intensità un'esperienza teatrale che ha scalfito le profondità dell'anima.
La loro performance ha brillato nel modo in cui si sono immersi nei personaggi, portando alla luce con una passione palpabile le sfumature più profonde dell'essere umano.
È stato straordinario vedere come abbiano narrato, con umorismo sottile e commovente, il dolore dei giovani fragili e dei loro genitori, interpretati da un eccellente duetto con un talento versatile da casi più unici che rari, costretti a confrontarsi con una realtà che sfugge alla comprensione.
“Oh, quanto cuore hanno riversato su quel palco, svelando i tormenti e le speranze di chi si trova o si è trovato nel vortice della sofferenza.”
(Scusate l’espressione in prima persona, ma è la mia anima che le dà voce)
Il coinvolgimento del pubblico avviene anche attraverso il gioco interattivo “Chi come me", così incitante alla riflessione che astenersi diventa impossibile, trovandoci protagonisti avvolti in un abbraccio caloroso di comprensione e solidarietà, pur attraversando inevitabili vicoli di paura, imbarazzo e a volte amarezza nel riconoscere e riconoscersi soli e incompresi.
Gli applausi finali, suoni meravigliosi quasi quanto le musiche del genio italiano Michele Tadini, hanno reso difficile fermarsi e smettere di applaudire, echeggiando un'esperienza che ha scosso le fondamenta del nostro essere.
Dalle varie recensioni e da questo mio scritto, forse vi parrà che sia tutto già raccontato ma vi assicuro che nulla è stato detto rispetto alla magia che questo spettacolo crea essendoci, là tra e con loro.
Perderselo sarebbe un sacrilegio e… autoemarginazione da un mondo fatto di profonde riflessioni.
Io, che amo il teatro e ne soffro l'assenza come fosse l'astinenza di una droga benefica, oggi voglio dire grazie.
Grazie al genio creativo e all'anima generosa della Shammah che permette a quanti, anzi a “chi come me”, di provare e far parte di tutto questo amore.
Auguro a tutti questo grande amore, fino al 5 maggio sarete in tempo.