InScenaMi Capitolo 5: Debutto
Fervono i preparativi per lo spettacolo tra i nostri allievi del corso di perfezionamento della Scuola Teatri Possibili!
Ho assistito alle ultime prove. Gli attori sono carichi, tremendamente agitati, ma pronti a compiere il proprio dovere! Agli ordini di Claudia hanno impostato (o come si dice in gergo teatrale «montato») lo spettacolo e ora sono nella tipica fase in cui tutto quello che c'è da fare è provare, ri-provare, provare un'altra volta e un'altra ancora.
Siamo alle battute finali. Dove tutto il lavoro di un anno si concentra, dove le paure, le attese, l'entusiasmo stanno tutti lì insieme, stretti l'uno addosso all'altro e tu, attore, non vuoi fare a meno di nessuna di queste cose perché sai che il momento topico sta arrivando e non vuoi perderti nemmeno un briciolo di quel carico di emozioni che solo l'imminenza dell'andare in scena ti può dare.
Il lavoro è in via di definizione. Gli attori stanno lottando contro gli ultimi demoni. Contro la sensazione che tutti quelli che hanno calcato il palcoscenico almeno una volta nella loro vita conoscono bene, di non farcela, di non sentire il personaggio, di non riuscire a pronunciare le battute con la giusta intenzione e/o precisione e/o dizione. Ma la forza di un attore parte proprio da qui. Dal suo non sentirsi all'altezza, dal sentirsi sempre un passo indietro rispetto a quello che deve rappresentare. Ma come? Direte voi. Un attore dovrebbe essere sicuro di sé, pronto a salire sul palco e a spaccare il mondo! Forte del suo irriducibile narcisismo!
Invece no! Questo è il segreto che, cari lettori, ora siete pronti a scoprire. Gli attori sono le creature più timide della terra. Hanno bisogno del palco, perché il palco dà loro quella che forza che, spesso, nella vita di tutti i giorni si fa fatica a trovare, costretti come si è nei ruoli che gli altri hanno pensato per noi, che il sistema ci ha cucito addosso. L'attore ha paura. Ma, e questo è il vero scarto rispetto a chi attore non è, porta la propria paura sul palco con sé e la trasforma in energia!
L'attore è lì, davanti al pubblico e dice: «Eccomi qui, con le mie fragilità, le mie qualità, i miei difetti, le mie paure e il mio entusiasmo. Cari signori del pubblico io mi dono a voi, voglio portarvi con me dentro le mie emozioni e voglio che anche voi mi facciate sentire le vostre». Il teatro è questo: condivisione, meraviglia e verità. E allora è proprio il caso di dirlo: Merda! Merda! Merda!.
Il 23 giugno alle 21.00 lo spettacolo «Le Intellettuali» di Molière sarà in scena a Teatro Libero. Io ci sarò per una oggettiva e spietata recensione! Spero anche voi, cari lettori. Ci vediamo lì.
GLOSSARIO TEATRALE SEMISERIO: MERDA
Non sto tracimando nel turpiloquio gentili lettori! È che a teatro si dice proprio così agli attori prima che vadano in scena! È un augurio di successo derivante dal fatto che anticamente una gran quantità di escrementi equini nei pressi del teatro stava ad indicare un forte afflusso di pubblico (d'altra parte i beneamati cavallini sostando in strada avevano le loro brave esigenze fisiologiche). Da qui la tradizione di dire merda agli attori prima che vadano in scena e, pensate un po', invece di prendersela se glielo dite vi dicono anche grazie! Ma gli attori si sa sono bislacchi, si dicono merda prima degli spettacoli e odiano il viola perché in scena porta rogna. Però come sarebbe la vita senza attori? Una noia mortale! E allora di nuovo a tutti loro, merda, merda, merda! (sempre tre volte mi raccomando)