L’Elena di Euripide in scena al Teatro San Lorenzo
La suggestiva cornice del Teatro San Lorenzo alle Colonne di Milano ospita in questi giorni la rappresentazione dell’Elena di Euripide, una delle opere più affascinanti della classicità, ricca di spunti di riflessione e tematiche d’attualità, ma anche di momenti di leggerezza e pura comicità.
Il titolo evoca fin da subito lo spettro della guerra. In primo luogo la guerra antica per eccellenza, quella di Troia, che nella narrazione omerica contrappose per dieci anni Greci e Troiani a causa del rapimento della bella Elena. In secondo luogo la guerra del Peloponneso, che si sta combattendo quando Euripide mette in scena la rappresentazione, nel 412 a.C, e che porterà alla disfatta della potenza ateniese. Fin dal titolo Euripide intreccia quindi passato e presente, mito e storia, la guerra e il suo fantasma.
Il gioco di specchi si rende esplicito con la figura della protagonista. Attingendo a un filone alternativo rispetto al mito omerico tradizionale, Euripide ci svela che Elena non si è mai recata a Troia con Paride ma, avvolta da una nube, è stata portata per volere della dèa Era in Egitto, dove rimane ospite e poi prigioniera per diciassette anni, in attesa della liberazione e del ritorno in patria. L’Elena che provoca la guerra di Troia non è quindi quella reale, ma un suo doppio, un “idolo”, una nuvola con le sue stesse sembianze. Proprio su questo rovesciamento del senso tradizionale della figura di Elena si basa l’originalità della trama. L’Elena di Omero è “perversa e abominevole” (Iliade, IV, 344-58), “distruttrice di navi, distruttrice di uomini, distruttrice di città” (vv. 681-690), simbolo di seduzione e adulterio, di un eros carnale e corruttore. L’Elena di Euripide è invece sposa innamorata e fedele, che resiste alle lusinghe amorose del re/faraone Teoclimeno. Dopo diciassette anni di attesa Elena può finalmente riabbracciare il marito Menelao, che dopo dieci anni di guerra e sette di peregrinazioni sui mari, naufraga in Egitto. Il riconoscimento dei due amanti, che passa attraverso una serie di divertenti equivoci, è uno dei momenti più commoventi e allo stesso tempo piacevoli non solo della narrazione di Euripide – che contamina sapientemente tragedia e commedia, riflessione e ironia – ma anche della rappresentazione degli attori, che hanno saputo esprimere con grande affiatamento, immedesimazione e intensità la passione e l’allegria di Menelao ed Elena. Le prove attoriali di Stefano Rovelli e Chiara Arrigoni mostrano una notevole sicurezza e personalità nell’incarnare la fisicità di Menelao, lo stupore e l’energia di Elena, grazie anche a una voce e ai gesti sempre equilibrati e mai innaturali. Audace ma efficace anche la scelta di sostituire un lungo scambio di parole fra i due amanti con il “duetto buffo di due gatti” rossiniano.
Il momento del riconoscimento fra la vera Elena e il naufrago Menelao è il momento più significativo anche dal punto di vista concettuale. Accanto al tema della guerra, emergono almeno altre due tematiche fondamentali. Il primo è quello dell’ospitalità dello straniero: come sottolineato infatti dalla prof.ssa Elisabetta Matelli che ha curato la direzione drammaturgica, la tragedia, ambientata in Egitto, "ci offre un Mediterraneo rovesciato, dove a essere profugo non è chi viene dalla costa africana ma il greco che naufraga portato da una mareggiata". Il secondo tema, quello dominante, riguarda la potenza delle immagini e dunque il rapporto fra realtà e apparenza. Il riconoscimento di Elena significa infatti per Menelao ritrovare il vero amore, ma significa anche l’ammissione di una verità molto amara, di un intrigo perpetrato dagli dèi contro di lui: Elena non è mai stata a Troia, la più guerra della storia è stata causata dall’inseguimento di un fantasma fatto di “nubi”, di un’illusione, tutto è stato vano, gli eroismi, le passioni, il dolore, le morti.
Euripide gioca dunque liberamente con la tradizione, ma per parlare del suo e del nostro tempo, intrecciando una serie di tematiche più che mai attuali anche per lo spettatore del terzo millennio: l’ospitalità, il desiderio, l’amore, la guerra, l’illusione delle coscienze, la potenza e il fascino delle immagini, la sottile distanza fra realtà e apparenza. L’Elena è quindi una conferma della grande attualità della tradizione teatrale classica, che l’associazione Kerkìs sta promuovendo con impegno dal 2011, in collaborazione con l’Università Cattolica. L’attore Stefano Rovelli, che ha interpretato Menelao, ha risposto a due nostre domande.
• Qual è la peculiarità del gruppo Kerkis nella riproposizione dei drammi classici? A quale pubblico vi rivolgete?
“Finora la peculiarità del nostro gruppo è stato quella di essere una famiglia. Non tutti abbiamo una preparazione da professionisti, né abbiamo le ore di studio del testo e di prova dei grandi professionisti, ma abbiamo un forte spirito di aggregazione che spesso ci garantisce quell’empatia che manca agli attori professionisti. Ci rivolgiamo soprattutto ai più giovani, in particolar modo agli studenti delle scuole superiori, ma guardiamo anche al futuro e puntiamo a espanderci verso un pubblico sempre più adulto”.
• Nel teatro greco gli attori recitavano indossando delle maschere. Nella vostra interpretazione invece la mimica facciale è parte fondamentale della rappresentazione. Se dovessi recitare con una maschera come cambierebbe la tua recitazione?
“La presenza di una maschera fa cambiare totalmente la modalità di recitazione. Dipende poi da che maschera si utilizza. Nel mondo greco venivano utilizzate maschere che coprivano tutta la faccia. Ciò implica che quasi tutto era legato alla parola. Una maschera invece che copre solo metà faccia spinge a una gestualità del corpo estremamente più evidente e marcata, molto simile a quanto avviene nelle commedia dell’arte. In qualsiasi caso preferisco recitare senza maschere, tutto diventa molto più naturale e contemporaneo”.
La rappresentazione, inaugurata settimana scorsa, verrà replicata con orari pomeridiani e serali da mercoledì 29 novembre a venerdì 1 dicembre, presso il Teatro San Lorenzo alle Colonne di Milano.
APPROFONDISCI
Direzione drammaturgica: Elisabetta Matelli
Direzione artistica: Christian Poggioni
Musiche: Adriano Sangineto
INFORMAZIONI
Quando: dal 29 novembre all’1 dicembre 2017 ore 20.30
Dove: Teatro San Lorenzo alle colonne, Corso di Porta Ticinese 45, Milano