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23 novembre 1980, terremoto dell'Irpinia, una grande ferita: intervista al Dottor Giuseppe De Mita ex sindaco di Nusco

giuseppe de mita

Sono trascorsi 41 anni da quel 23 novembre, quando alle ore 19. 30 di una semplice domenica, la terra tremò per circa 90 secondi. Pochi attimi, ma molto forti, per un terremoto che causò 2914 morti, 8848 feriti e 280000 sfollati.

L’epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, raggiunse una magnitudo 6.9 della scala Mercalli, diffondendosi in un’area di 17000 chilometri quadrati, dall’Irpina fino Vulture, tra le province di Avellino , Salerno e Potenza.

I comuni più colpiti furono Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna.

Ci furono tantissime polemiche in riguardo al patrimonio edilizio, fatiscente a causa dei terremoti precedenti del 1930 e del 1962, e soprattutto per il ritardo dei soccorsi, causati dalla posizione logistica del territorio, comuni difficili da raggiungere e da una mancata  organizzazione della protezione civile.

Tante questioniche spinsero anche il presidente della Repubblica di quel tempo,  Sandro Pertini, a dichiarare di  fare presto perché in quel momento non  era un problema che riguardava solo  l’Irpinia , ma tutto il territorio nazionale.

 Ho voluto intervistare Giuseppe De Mita, avvocato originario di Nusco, ex sindaco della piccola cittadina irpina, tra i paesi più colpiti dal terremoto.

Dottore, sono passati tantissimi anni, cosa si ricorda di questo tragico evento?

In quel momento mi trovavo a Milano, ero iscritto alla facoltà di giurisprudenza presso l’università Cattolica, ero sceso a prendere una pizza con i miei amici con cui dividevo l’appartamento , quando vedendo il telegiornale, sentii parlare di un terremoto in Basilicata, a Balvano, in cui erano morti 77 persone a causa del crollo di una chiesa.

Fui  molto dispiaciuto dell'accaduto ,  però non mi sarei mai aspettato una tragedia simile , addirittura anche  nella mia  Irpinia, purtroppo allora  non è  come adesso , sapere tutto, attraverso  tanti  questi mezzi di comunicazione.

Il giorno successivo venni a sapere quello che veramente era successo, fu un momento davvero drammatico.

Dopo quanto tempo è ritornato in Irpinia?

Sono sceso dopo un mese, per le vacanze di Natale, però non mi sarei mai aspettato quello che ho visto.

Cosa ha visto?

Dei paesi rasi al suolo. Ricordo la fiaccolata del primo dell’anno a Lioni, un paese raso al suolo, dove c’era un unico palazzo con solo il tetto, tantissimo silenzio ed un paese  del tutto vuoto.

Lei è stato anche il sindaco di Nusco negli anni ottanta, quanto è stato difficile?

Tantissimo, ho cercato di fare il mio meglio, volevo dare una mano a tante persone che avevano bisogno.

Dopo gli studi, decisi subito di ritornare nella mia terra, il legame che ho avuto e continuo ad avere con il mio territorio non centra con la politica, amo Irpinia e ne sono orgoglioso, il terremoto ha influito tanto sul mio impegno nel  mettermi in gioco.

C’era una solidarietà immensa, i finanziamenti sono stati utili per costruire, però credo che l’amore tra la gente è stato il volano di rinascita che ci ha aiutato a superare tutto, cosa che oggi non c’è più come una volta , causa  del progresso e la ricchezza economica.

Ancora oggi la nostra terra, l’Irpinia è un’isola felice, persone ospitali ed oneste, che si sono realizzate con il tanto lavoro e sacrificio, di cui ne sarò sempre fiero.

Alcuni credevano che sarebbe stato difficile farcela, invece è stata dura ma c’è l’abbiamo fatta.

Chi è la persona che gli è rimasta impressa in quel momento?

Guglielmo Castellano, sindaco di sant’Angelo, professore universitario, un grande uomo giovane, che il terremoto ci ha strappato via, una persona eccezionale , ho lui nei miei occhi, emblema dell’ Alta Irpinia.

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