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Agassi. Tennis: lo sport del diavolo

  • Simone Passerini

tennisAndrè Agassi e il tennis. Storia di un amore per uno sport antico, e diabolico.

Uno sport tanto amato, quanto  odiato.

Chi lo considera una ragione di vita, pensa che rincorrere una pallina su di un rettangolo di gioco, sia l’essenza dello sport; il luogo in cui psiche e agonismo si fondono in un tutt’uno.

Chi lo odia, lo considera una stupida rincorsa ripetitiva ad una pallina che rimbalza a terra senza sosta. 

Dove sta la verità?

Senza dubbio, risiede in chi lo ama. E lo dico senza presunzione.

Perché, in realtà il tennis, anche se lo odi, non puoi non viverlo.

A confermarlo, un grandissimo interprete della racchetta: Andrè Agassi, nella sua autobiografia "Open".

Alzi la mano chi non ricorda il grande Andrè, quando, tra il finire degli anni ottanta e i primi anni 2000  calcava i campi di mezzo mondo prima, con la chioma lunga e bionda, poi con una "pelata d'autore", accanto a Brooke Shields o Steffi Graf.

Agassi è stato uno dei più grandi tennisti dell’era moderna.

Eppure.. odiava il tennis.

E  lo odiava a tal punto da non poterne fare a meno. Doveva viverlo.

Perché il tennis è un mix di adrenalina, equilibrio fisico e logoramento psicologico che crea dipendenza.

Nei molti sport individuali che caratterizzano le passioni di tutti noi, nessuno è uguale al tennis.

E’ l’unico   in cui l’atleta è davvero solo. Con l’avversario.

Non è così la boxe, poiché il boxeur all’angolo del ring trova sempre lo sguardo complice dell’allenatore che lo sprona e sostiene.

Non è così l’automobilismo, poichè il pilota, in pista ha al suo fianco decine di avversari. E gli sguardi della gente, del pubblico si perdono. Non pesano.

Il tennis, invece, è solitudine, isolamento psico fisico.

I suoi ingredienti sono semplici, al pari delle regole: due giocatori (fatta eccezione per il doppio), un rettangolo a terra,  sull’erba o sul cemento. E riga. Match. Partita.

In mezzo: gli sguardi incrociati dei tennisti, che sanno di guerra, il linguaggio del loro corpo, gli occhi del pubblico.

Un logoramento psicologico fatto di sfide interiori, dove il punto ed il gesto atletico, spesso passano in secondo piano.

Questo è il tennis.

Lo sport, più vitale ed orgasmico che l’uomo possa giocare.

Non solo col fisico, ma anche e soprattutto con la testa.

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