Anniversario della morte del maestro Ermonde Leone, artista di fama internazionale autore delle Sirene dello Stretto di Reggio Calabria
Il maestro Ermonde Leone, aveva 89 anni, quando il 15 agosto dell’anno scorso è morto, lasciando nel cuore di tante persone e artisti un bellissimo ricordo, di un uomo mite, amante dell’arte e della gente.
Insegnante e artista, era nato a Pratola Serra, in provincia di Avellino, nel 1931, era giunto a Reggio Calabria, per insegnare a scuola e dedicarsi alla sua passione più importante” l’arte”.
Divenuto Reggino d’adozione, il maestro irpino, ha voluto dimostrare il proprio affetto, verso la città calabrese, creando varie opere, una delle più importanti, “LE SIRENE DELLO STRETTO, un’opera lignea, del lungomare di Reggio, pluripremiata, grazie alla quale, l’artista, ha voluto sottolineare la leggenda citata nel poema omerico.
Dopo aver studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo del maestro Monteleone, si è trasferito a Reggio Calabria nel 1957, dove ha insegnato presso l’ISA “Frangipane” e il liceo artistico “Mattia Preti”, distinguendosi per la sua bravura nel tramettere ai ragazzi nozioni in materia e valori di vita.
Ad un anno dalla morte, abbiamo voluto intervistare la figlia Titti Leone.
Un anno dalla morte di suo padre, un artista di fama internazionale conosciuto in tutto il mondo, chi era suo padre e cosa rappresentava per lui Reggio Calabria?
Mio padre è stato un uomo che ha insegnato a noi figli il rispetto del prossimo, la cura e l’attenzione verso i luoghi, attento alle dinamiche sociali e culturali contemporanee con un animo sempre rivolto alle sue radici familiari. Cresciuto in una famiglia dove si respirava Arte sotto vari aspetti, il padre Nicola è ricordato tra i pittori naif del secolo scorso, persona ironica e al tempo stesso austera, lungimirante nel creare e costruire nel 1926 a Pratola Serra un cinema/teatro, uno dei più antichi della regione Campania.
Anche i fratelli maggiori di Ermonde, Giuseppe Antonello e Sinibaldi hanno espresso il loro talento nel campo delle arti visive, conosciuti in Italia e all’estero. Crescendo in una realtà familiare con queste peculiarità è stato naturale per lui seguire gli studi artistici, ottenendo sin da studente gli apprezzamenti dei docenti e partecipando a mostre collettive e personali. Vorrei ricordare a questo proposito che negli anni ‘60-’70 con il padre, i fratelli e la cognata Maria Padula partecipò a più mostre nazionali con la collettiva “I cinque Leone”, il legame familiare quindi era suggellato fortemente dalle inclinazioni artistiche di ognuno di loro.
La città di Reggio Calabria è stata la meta che ha scelto dove creare la propria famiglia, affascinato dai colori e dal paesaggio del panorama dello Stretto di Messina mentre viaggiava sul treno da Napoli per il suo incarico di docente presso l’Istituto d’Arte. Raccontava che ebbe la sensazione che da questa città non se ne sarebbe più andato. Ha stretto rapporti di sincera amicizia con i colleghi, intrecciato amicizie ed oltre a svolgere il ruolo di docente dedicava il suo tempo all’attività artistica presso il suo studio laboratorio, per proprio diletto ed estro.
Era nato a Pratola Serra, in provincia di Avellino, dove ha ricevuto la cittadinanza onoraria.
Cosa provava per il suo paese di nascita e perché ha deciso di rimanere a Reggio Calabria?
Il legame con Pratola non si è mai sciolto, ha sempre mantenuto i contatti con parenti ed amici, sin da piccoli ci ha sempre portato dai nonni durante le vacanze estive e natalizie. Viveva a Reggio con il cuore e la mente rivolti anche a Pratola Serra, dopo tantissimi anni vissuti nella città calabra, conservava un simpatico accento campano e spesso nei suoi discorsi non mancavano le battute dialettali. Credeva nella solidarietà familiare, ricordava gli episodi della sua infanzia, custodiva nel suo animo gli insegnamenti e gli aspetti più belli della vita trascorsa nel paese natio. La scelta di restare a Reggio Calabria fu duplice, per amore della sua ex studentessa reggina che sposò e per la sua capacità di saper stare in un luogo in modo dinamico ed attivo sotto il profilo artistico. Alla sua dipartita lo abbiamo accompagnato per il suo ultimo viaggio verso Pratola Serra, dove riposa nella cappella di famiglia, come da suo desiderio espresso, chiudendo così un cerchio ideale che lo ha ricondotto da dove era partito.
E’ stato un artista che non ha voluto mai smettere, Quali sono state le sue opere più importanti?
È vero, Papà aveva una propensione naturale verso il disegno, aveva l’abilità di fare velocemente bozzetti su qualsiasi supporto cartaceo a disposizione, questa sua attitudine lo ha portato a creare sculture bronzee e bassorilievi in terracotta maiolicata su varie tematiche, opere che arredano tuttora gli appartamenti di colleghi ed amici, ma anche opere di arredo sacro e per edifici pubblici. Il primo incarico a Reggio fu per la Chiesa dell’Annunziata per la quale creò otto bassorilievi in bronzo dorato sul tema dell’Eucarestia nel 1961; “La solidarietà” bassorilievo in terracotta maiolicata presso la scuola media Diego Vitrioli, 1999; Pannello in cemento nero, cm 145x75, ad arredo della hall dell’hotel Excelsior, 1963; “Le virtù eroiche di San Gesualdo” bassorilievo presso la Basilica Madonna della Consolazione- Eremo, 1984; Presepe in ceramica presso il liceo Artistico di Preti- Frangipane, 1981, Chiesa di San Francesco da Paola in Catona (RC) - tre lunette in mosaico sul prospetto della chiesa; Chiesa dell’Assunta a Pratola Serra - Acquasantiera in terracotta maiolicata, “Natività”, bassorilievo in terracotta presso il MUSAP Museo Artistico Politecnico di Napoli; “Natività presepiale” sala del comune di Pratola Serra. Inoltre ad Avellino presso il Museo di Villa Amendola è stata inaugurata una sala ai componenti della famiglia Leone con opere pittoriche e sculture. Poi tante altre opere in altre città, l’elenco è notevole, posso citare l’ultima sua opera pubblica realizzata per l’Amministrazione comunale di Manocalzati (AV) per l’arredo urbano della piazza Fiorentino Sullo, una serie di pannelli decorati su piastrelle in ceramica, 2016.
L’opera delle Sirene sullo Stretto, è una tra le più belle e più premiata.
Cosa significava per lui e perché ha deciso di crearla in legno?
Ebbe l’incarico di realizzare questa scultura lignea dall’Amministrazione comunale di Reggio Calabria, venne bandito un concorso di idee per realizzare un’opera artistica ricavandola dal tronco residuo di un ficus magnoloide, uno degli alberi secolari presenti sul lungomare della città, che venne abbattuto da un fulmine.
Vennero apprezzati i bozzetti ed il prototipo a tuttotondo in terracotta, il tronco fu trasportato presso il suo laboratorio dove con molta pazienza e passione nel giro di due anni completò l’esecuzione artistica, dovette fare una notevole azione di ripulitura del tronco che era cavo e rovinato dall’umidità e dalle intemperie. Il risultato è grandioso, un’opera unica nel suo genere, ma che purtroppo subisce l’azione delle intemperie per la fragilità della consistenza propria della tipologia dell’albero. Quando era in vita mio padre ha restaurato a titolo gratuito la scultura, ma occorre un’opera di sensibilizzazione culturale per proteggerla nel tempo. L’idea di rappresentare le Sirene è frutto della sua passione per i classici ed il mito che coinvolge l’area della Magna Grecia, l’ispirazione nacque anche dalla particolarità sinuosa delle sfaccettature del tronco che avrebbero potuto essere trasformate nelle splendide creature mitologiche.
Oltre ad essere un grande artista, è stato un ottimo insegnante.
Qual è il valore che suo padre attribuiva alla scuola?
L’attività di docente è stata appagante, ha svolto il suo ruolo con generosità, donando il suo sapere e saper fare, ci capita di incontrare suoi ex studenti che sono diventati anche loro docenti nell’ambito artistico e tutti hanno parole di ammirazione, questa particolarità ci emoziona tantissimo, scopriamo ancora oggi tanto affetto e venerazione per il Maestro professore. La scuola è la sede dove si forgiano le nuove generazioni, si trasmettono le competenze, aveva forte il senso del dovere e non trascurava nessun allievo perché era sinceramente convinto dell’azione pedagogica nel far maturare le coscienze e far scoprire le proprie personali inclinazioni.
Il 15, è il suo anniversario, per noi resterà per sempre un grande maestro, non solo nell’ambito artistico, ma in generale nella vita.
Come potremmo ricordare un grande artista come lui?
E’ una bella domanda, per noi figli il ricordo è quotidiano con tanti pensieri di affetto, lavorando nell’ambito artistico abbiamo in progetto la realizzazione di un catalogo che raccolga la notevole produzione artistica, sarà un lavoro lungo ed impegnativo, ma è un doveroso omaggio e riconoscimento che sentiamo di portare a compimento. Abbiamo avuto contatti con associazioni culturali sia di Reggio sia di Pratola per organizzare una retrospettiva, siamo lieti di questa attenzione che ci conforta nel pensare che Ermonde Leone abbia lasciato una traccia di positività in tutto quel che ha realizzato. Il prossimo 22 agosto sarà ricordato a Montemurro (Potenza) dalla Scuola del Graffito, dove per anni è stato docente della Scuola estiva, frutto della intuizione del fratello Giuseppe Antonello, che ha fatto sì che il paese si potesse arricchire nel tempo di opere d’arte di artisti italiani e stranieri ricavate con la tecnica del graffito polistrato.