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Autodifesa femminile, l’importanza della psicologia

autodifesa femminile gomitata lateraleMai sottovalutare il potere della mente, anche e soprattutto quando si parla di autodifesa femminile.

La tutela di se stesse parte da un concetto chiaro dei propri diritti e propri spazi, non deve quindi limitarsi a difendere il proprio corpo ma inizia dalla protezione del proprio tempo e spazio, idee, progetti , valori e aspirazioni.

Diana Nardacchione, medico chirurgo specializzato in psicologia e cintura nera di Judo, con una lunga esperienza nell'autodifesa femminile è autrice del libro: “Psicologia per l’autodifesa femminile”, un testo che ripercorre la storia per svelare l’origine della visione della donna nelle varie culture.

Oggi la cultura dominante, i media e spesso l’educazione in famiglia fanno prevalere il modello della donna gentile e sorridente, viene incoraggiato un atteggiamento dolce e remissivo che non aiuta però a difendere i propri spazi.
Ci siamo passate tutte: l’amica che ci rovescia addosso ogni sua frustrazione rubandoci tempo ed energie, il bambino capriccioso, il collega che ci chiede una mano senza mai ricambiare. Il primo passo è proprio quello di prendere coscienza di ciò che ci da fastidio e imparare a dire no, senza scuse e senza sorrisi.

Inoltre serve prendere coscienza del fatto che il mito della donna debole è un prodotto culturale più che un fatto naturale, le donne hanno le risorse sufficienti per scoraggiare e demotivare un potenziale aggressore.
Ad esempio una revisione statistica della casistica pubblicata negli Stati Uniti nel 1981 dalla Commissione Nazionale per la Prevenzione della Violenza Sessuale ha rivelato che l’80 % delle donne che avevano reagito all'aggressione era riuscito a sottrarsene.
Quindi l’autodifesa parte da una convinzione circa il proprio valore e la propria capacità di reagire che si tramuta in un atteggiamento che il più delle volte farà desistere l’aggressore.
Infatti i predatori (a partire da quelli del mondo animale) agiscono in base al principio di convenienza sulla stima della vulnerabilità della vittima, se intuiscono che la presa si difenderà, probabilmente rinunceranno.

E’ importante che le donne imparino a riconoscere dentro di sé i limiti che non si è disposte a far superare, e di conseguenza dovranno gestire la comunicazione verbale e non (parole, gesti, sguardi), che deve essere decisa, esplicita ed inequivocabile.

Questa è anche la strategia portante dei corsi di autodifesa femminile, non la neutralizzazione fisica dell’aggressore ma la dissuasione preventiva tramite il giusto atteggiamento mentale e il miglioramento delle prestazioni atletiche. Paradossalmente l’apprendimento di tecniche di colluttazione fisica ha un significato strumentale proprio per acquisire la sicurezza e la determinazione necessari ad allontanare fin da subito i potenziali aggressori.
Per assurdo, il fine dell’apprendimento e della conoscenza delle tecniche di colluttazione fisica è il non doverne mai far uso.

Diana vi aspetta al corso di autodifesa che si tiene a Bellusco, un interessante percorso per le adolescenti da condividere con le loro madri (vd. sotto contatti), altrimenti in generale Diana consiglia (anche per le bimbe più piccole) un corso di judo o soft box, esperienze preziose per rendere consapevoli delle proprie potenzialità.

Crediti immagine: Diana Nardacchione

Contatti: 

Ufficio Cultura Comune di Bellusco 039/62083200

Ufficio Servizi alla persona Comune di Mezzago 039/6067632

Libri di Diana Nardacchione: PSICOLOGIA PER L’AUTODIFESA FEMMINILE, COMPETITIVITÀ’ AL FEMMINILE - Collana "Le scelte delle donne" - Casa Editrice “Il dito e la luna”

Susanna Pirola

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