Boschetto di Rogoredo: la droga infinita
C'è un boschetto a Milano famoso in tutt'Italia, quello di Rogoredo, noto per esser una cittadella della droga.
Qui arrivano da tutto il Nord a rifornirsi di stupefacenti. Di qualsiasi tipo. In ogni ora del giorno e della notte. Il sindaco ha chiesto aiuto a Salvini, del quale non ha alcuna stima, per arginare il fenomeno. E il ministro dell’Interno si è impegnato a rinforzare gli organici delle forze dell'ordine.
Ma i blitz, negli ultimi tempi numerosi, non bastano. Occorre un’organizzazione anti malavitosa investigativa di prim’ordine. Che intercetti i carichi di droga appena varcato il confine italiano e tagli così la testa al drago.
Altrimenti le continue retate obbligheranno gli spacciatori a spostarsi in un’altra zona. E la metastasi di questo cancro sociale continuerà all’infinito.
Un’alternativa ci sarebbe. Però, visti i costi, di difficile applicazione. Bisognerebbe presidiare l’area incriminata 24 ore su 24 e identificare ogni persona che varchi una determinata soglia.
Questa è la strategia messa in campo dall’indimenticato sindaco di New York Giuliani, che riuscì a rendere vivibile se non sicuro anche il Sud Bronx, fino al suo insediamento considerato invalicabile anche per la polizia.
Certo Milano non è la Grande Mela. Non nel senso della sicurezza (forse sotto la Madonnina siamo più vulnerabili ), ma per una serie di lacci e lacciuoli che rendono il lavoro delle forze dell’ordine spesso improbo.
Infatti, alla fine, il redde rationem sta qui. Puoi fermare un malavitoso 50 volte, ma se poi, grazie ad un avvocato del suo stampo, riesce sempre a cavarsela, tanto impegno non serve a nulla. Proviamo ad applicare agli stragisti dei nostri giovani (perché tali sono gli spacciatori) il 41 bis previsto per i mafiosi e sicuramente l’aria cambierà.
Non dico che il boschetto di Rogoredo diventerà il parco degli innamorati. Basterebbe divenisse un luogo di svago e relax per gli abitanti del quartiere e dei rioni circostanti. Lasciando al verde le tasche dei delinquenti della bustina.
Gaetano Tirloni
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