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Bracco Di Graci, il rapporto con Lucio Dalla e il ritorno con un album di 11 inediti

Domenico Di Graci, in arte Bracco di Graci, è un cantautore di origine siciliana ma bolognese d’adozione, scopre proprio nel capoluogo emiliano la passione per la musica.

Da ragazzo si guadagnava da vivere facendo il carpentiere in ferro, al contempo prende qualche lezione di pianoforte e sull’onda dell’entusiasmo trova l’ispirazione per comporre le sue prime canzoni; debutta con il suo primo 45 giri, inciso usando il suo vero nome proprio a Bologna, a seguito con l’incontro con Lucio Dalla (del quale, in un primo tempo ne è l’autista) ha l’opportunità di firmare il suo primo contratto discografico proprio con l’etichetta di Lucio.

Nel 1991 vince il Festival di Castrocaro con il brano “Vivo muoio e vivo”.

Nel 1992 partecipa al Festival di Sanremo nella sezione giovani con il brano “Datemi per favore”.

Nel 1993 partecipa al Festival di Sanremo di nuovo nella sezione giovani con il brano “Guardia o ladro”, classificandosi al 4° posto e sempre nello stesso anno, vince il Cantagiro nella sezione giovani ed il Premio Rino Gaetano.

Nel 1994 partecipa al Festivalbar con il brano “Uomo”, pubblicato anche come singolo.

Dopo un periodo di fugace successo dal 1998 torna al lavoro di operaio in fabbrica, continuando però la sua attività di autore, che lo porta a scrivere anche per artisti di grosso calibro come Gianni Morandi.

Oggi, fuori tempo massimo, punzecchiato dagli amici che gli hanno sempre fatto pesare il suo abbandono alla musica decide di lasciare qualche traccia di sé, scrive ed incide un nuovo album che contiene 11 inediti.

“L'uomo che vedi” è il nuovo singolo di Bracco Di Graci disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 17 febbraio 2023.

“L’Uomo che vedi”è un brano che racconta la storia di un uomo che ha preso coscienza, che cerca la radice delle cose e non si sofferma all’apparenza. Quest'uomo guarda in faccia la realtà senza ipocrisie, la sua fede è un punto fermo, non influenzabile, ed è alla continua ricerca della verità, vorrebbe un mondo migliore. lo cerca, ci spera, non vuole arrendersi all’idea “che siamo solo ciccia da contare e che la vita non cambi più” come cantava Lucio Dalla in una canzone del 1983.

Il videoclip de “L’Uomo che vedi” è stato girato dal regista Daniele Balboni in un Lido Romagnolo e a San Giovanni in Persiceto. L’idea ha in sé la volontà di far trasparire la semplicità e l’autenticità.

Il video inizia con il canto del mare che concilia la riflessione. Il protagonista passeggia scrutando l'orizzonte, mostra le spalle alla telecamera per dare il senso dell’incognita dentro alla quale tutti siamo immersi, il suono dell’armonica è una voce interiore spirituale compassionevole e piena di speranza.

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Bracco, i pezzi del nuovo lavoro hanno una prospettiva più intima, quasi sussurrata rispetto ai brani più veementi dei primi anni di carriera?

Ho scelto di partire con questi due brani introspettivi, che pongono degli interrogativi e cercano di capire in che punto siamo della nostra vita perché stanno accadendo delle cose epocali. Sono due ballate intime, ma dopo ci saranno brani più “rockeggianti”.

Allora era un ragazzo, e quando sei giovane “tendi a ringhiare”.  Oggi sono un uomo maturo e sono più riflessivo, soprattutto perché siamo in un momento storico nel quale è importante farlo.

Hai sempre raccontato le contraddizioni della società nelle tue canzoni. Il mondo dagli anni '90 è cambiato profondamente con l’avvento di Internet, i social e il covid. Tutto questo come ha influenzato la scrittura delle tue canzoni (testi e musica)?

Tutto quello che ci circonda influisce sul cambiamento e di conseguenza anche l’arte ne risente. In questi anni ho lasciato diverse cose alle mie spalle, allontanandomi un po’ anche dalla musica. 

Io credo di essere rimasto l’artista di un tempo e le tematiche che affronto nella mia musica sono sempre più meno le stesse. Non mi sono mai venduto allo show business e non ho mai scritto canzoni per arrivare al successo a tutti costi. È più dura la vita di questo tipo di artista, però io sono così e non posso essere diverso da quello che sento.

Un tuo riferimento importante riferimento musicale è stato Lucio Dalla.  Hai avuto anche delle influenze musicali straniere nella tua musica?

Quando ero ragazzino ascoltavo i Pink Flyod, i Led Zeppeling, i Deep Purple, i Genesis.  La nostra generazione ascoltava della “musica” con un orizzonte più ampio.

Oggi i giovani non sanno veramente cos’ è la musica, e ho l’impressione che impazziscano per delle cose che negli ’80 non sarebbe nemmeno esistite.  La televisione e il sistema hanno compattato tutto, e questo ha cambiato il pubblico. Credo che sia questo il vero problema.

Con Red Ronnie abbiamo fatto delle riflessioni e ci siamo chiesti se oggi nascesse Lucio Dalla sarebbe stato capito dalla gente?  Probabilmente no, perché sono riusciti a cambiare la percezione del pubblico nei confronti della musica, dando la sensazione che tutti possono fare qualsiasi cosa.

bracco 2

In un’intervista fatta con Red Ronnie hai dichiarato che questo lavoro come produzione sia il migliore rispetto ai precedenti lavori, per il tempo e la qualità dei musicisti che hanno partecipato.  Nei tuoi primi lavori, però  potevi contare sui suggerimenti e i pareri di Lucio Dalla.  Ci racconti?

Nella costruzione di un brano che si intitolava “Povero Armando” (contenuto nel primo album) abbiamo avuto una discussione molto accesa. Io avevo scritto le strofe e la musica. Il pezzo si presentava con un bel groove.  Lucio è venuto in studio ed ha apprezzato tantissimo il pezzo, però si è reso conto che mancava l’inciso e mi ha detto “Bracco, lo scrivo io l’inciso”. Così ci ha messo “Armando”.

La canzone doveva rimanere generica senza personaggi e gli ho detto “Armando chi è, non lo voglio”. È stato l’unico brano dove avevamo concordato che lui avrebbe firmato il testo - questo sarebbe stato per me un grande onore) - ma alla fine ha rinunciato alla firma.

In un altro brano che si chiama “Negativo” ha voluto cambiare una parola nella canzone che ripetevo “voglio una vita diversa libera dai pensieri, la preferisco diversa e non piena di doveri” e lui, visto, che usavo molto la parola “diversa” ha voluto sostituirla con “perversa”,  che francamente a non piaceva e abbiamo avuto un piccolo screzio.

Nel primo singolo sanremese “Datemi per favore”, ci sono sicuramente delle impronte “dalliane”, come qualcuno ha scritto nei commenti su you tube, ma sono delle divisioni del canto che richiamano lo stile di Lucio Dalla. 

Avevamo spesso dei confronti, ma i suoi interventi nelle mie canzoni sono stati solo questi.

Questo grande genio, che io amo tanto e con il quale avevamo spesso confronti, non hai mai scritto altro al di fuori di questi due interventi.

Cosa ti avrebbe potuto dire “oggi “Lucio?

Io credo che Dalla lo avrebbe apprezzato o comunque me lo avrebbe detto. Lucio era un personaggio che a volte esagerava.

Erano molto generoso nei suoi commenti, per lui le mie canzoni erano tutte straordinarie o genialate.   Spesso non sapevo cosa frullasse nella sua testa, ma ho imparato molto indirettamente da lui,  sebbene fosse un po' matto.

Nell’ultimo Sanremo abbiamo visto il dominio dei cantanti delle nuove generazioni che vanno verso un pubblico molto giovane. Giorgia è l’unica nei primi 10 posti della tua generazione. In questo scenario della musica digitale, come ti vedi tu che sei nato in momento storico completamente diverso?

Per me è quasi un trauma. Io mi vedo lontano dalle nuove generazioni.

Io adoro Giorgia. Devo dire la musica di oggi la sento lontana dal mio modo vedere e credo che per i giovani sia la stessa cosa: è proprio un altro imprinting.

Ho notato che i ragazzi mi sembrano tutto più o meno uguali nel modo di fare, perché cercano di voler fare qualcosa di originale sia nei suoni che nelle stesure dei brani. Non capisco perché c’è questa volontà di non contemplare più la musica che si faceva negli anni ‘ 80 e  ‘90. 

Capisco che sia giusto ascoltare o fare nuova musica, ma non capisco perché hanno voluto eliminare tutto il resto. Come se prendessi un album di Lucio Dalla/Pino Daniele o Franco Battiato e non volessi più riconoscergli la sua importanza.

Quello mi lascia perplesso.  Mi sembra che siano  tutti formattati perché non si rendono conto che potrebbero scegliere  con la propria testa. Hanno creato un nuovo fruitor di musica che condiziona la loro musica.

Come è strutturato questo progetto del nuovo album? Stai pensando ad un ritorno anche nei teatri?

Quando Giordano Mazzi ha sentito le mie canzoni, mi ha detto che non potevamo lasciarle nel cassetto, e mi ha dato la sua disponibilità per  produrle nel suo studio. Ci abbiamo impiegato 5 anni, lavorando nel tempo libero che avevamo a disposizione.

Ora ci sto provando e sono consapevole che avrò delle difficoltà perché non ho una casa discografica.

Sono 11 singoli e cercheremo di fare crescere questo progetto, nella speranza che ci sia un brano che possa piacere ad un network,  che improvvisamente si accorgerà che “ci sono”.

Valuteremo le recensioni di questo progetto e poi vedremo se ci saranno le condizioni per fare dei live.

È diventato tutto molto settoriale ed è ancora più difficile, però ci proviamo!

bracco

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