Campione dentro e fuori dal ring: Agostino Cardamone
Agostino Cardamone, classe 1965, nato a Montoro, in provincia di Avellino, inizia la sua carriera all’età di 20anni, un‘età che molti considerano impossibile, per raggiungere ottimi traguardi, ma il giovane pugile irpino, sorprende tutti, battendo nel 1992, Silvio Branco, vincendo cosi il titolo italiano.
Nonostante, il titolo, Agostino, continua a lavorare come carpentiere, alternando giornate di grande sacrificio in cantiere, con serate di duro allenamento in palestra. Nel 1993, affronta il grande pugile siciliano, Francesco Dell’Acquila, battendolo al terzo round per K.O., vincendo cosi il titolo europeo che difenderà per ben quattro volte di seguito.
Nel 1998, si ritrova ancora davanti Silvio Branco come avversario, con una posta ben più alta, il titolo Mondiale WBU.
Un match che incomincia male per il pugile campano, Branco sta vincendo ai punti, quando al 10 round, arriva l’episodio decisivo, Cardamone, sferra il suo invincibile gancio sinistro. Il pugile romano cade a terra, privo di sensi.
E’ finita, per Branco, Cardamone, ha vinto il titolo, è campione del mondo, ma non festeggia, anzi subito soccorre l’avversario, fino a quando si rialza e lo abbraccia.
Questo episodio, farà il giro del mondo, dimostrando la grande generosità, correttezza e fair play del grande pugile irpino.
Attualmente, Agostino Cardamone, è ritornato sui cantieri a lavorare come carpentiere e ha creato un’associazione pugilistica, per scoprire nuovi talenti, a Serino nella frazione San Biagio, ai piedi del monte Terminio, in provincia di Avellino.
Abbiamo voluto intervistarlo.
Agostino, sei stato un grande pugile, Che cos’è per te il pugilato?
Per me il pugilato, oltre ad essere uno sport è ragione e stile di vita.
Io sono nato in una famiglia con tanti problemi, i miei fratelli hanno avuto problemi con la giustizia, io grazie al pugilato sono rimasto lontano da questa strada e lo continuerò a fare, perché voglio essere un esempio per tanti ragazzi, affinché scelgano lo sport e non la criminalità.
Hai cominciato a vent’anni, nessuno avrebbe mai pensato se qualcuno avesse iniziato a quell’età avrebbe raggiunto dei traguardi cosi importanti.
Qual è stata la tua forza che ti ha spinto a vincere cosi tanto?
Era una cosa che avrei voluto fare da piccolo, però nel mio paese non c’era la palestra e poi mio padre non voleva che io facessi questo sport, quindi non mi avrebbe mai accompagnato, allora ho incominciato a fare il carpentiere per comprare una macchina e per pagarmi la palestra.
Avevo fatto tanti sacrifici e volevo emergere, avevo una grande voglia di vincere , dimostrare a me stesso che c’è l’avrei fatta e cosi è stato.
Nel 1998, il match decisivo con Silvio Branco, vinci per K.O. il titolo del mondiale WBU , lui a terra, invece di esultare lo soccorri, un episodio di grande Fair Play.
Cosa hai provato in quel momento?
Volevo esultare, poi l’ho visto a terra privo di sensi, ero preoccupato, l’ho soccorso, per me Branco era un avversario non un nemico , non avrei mai voluto che gli sarebbe successo qualcosa, non mi avrei dato pace, ero troppo scosso.
Sei conosciuto per il tuo grande fair play e la tua generosità umana fuori e dentro dal Ring .
Come mai tutto questo?
Io sono fatto cosi, voglio essere una brava persona fuori e dentro dal ring, per me esiste il rispetto prima di tutto.
Amo rispettare la gente e voglio che anche i miei allievi facciano la stessa cosa, come me.
Per adesso, sei ritornato a fare il carpentiere, e alleni i ragazzi in palestra.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho dovuto cambiare struttura, ci sono tante spese e non voglio gravare tutto sui i miei allievi, loro mi aiutano con una retta , ma sono ragazzi giovani e voglio venirgli incontro, perché oltre ad essere un maestro sono anche io un padre di famiglia.
Mi piacerebbe aprire una palestra a Montoro, perché ci sono tanti ragazzi promettenti, affinché ci sia un altro campione, perché sono sicuro che come me c'è ne sono tanti ancora che non hanno le possibilità di spostarsi.