Carlo Bonomi è il nuovo presidente di Confindustria
Con 123 voti sui 183 complessivi Carlo Bonomi è il nuovo presidente di Confindustria. Bonomi nasce a Crema nel 1966, ed è un imprenditore nel settore biomedicale. L'aspetto che voglio precisare nell'articolo è però il discorso che ha tenuto a braccio subito dopo l'avvenuta elezione. In primis ha ringraziato l'assemblea per averlo scelto alla guida di Confindustria, poi si è inoltrato in un discorso più ampio di cui stralcio alcuni momenti, mettendolo tra virgolette, seguito da un mio pensiero in proposito.
"Ho cercato in maniera molto coscienziosa di rispettare tutte le regole, perché credo che quando si vive una comunità il senso di risiedere in quella comunità è proprio il rispetto delle regole". Indubbiamente delle regole sono necessarie, purché queste regole siano a vantaggio di tutti e non calpestino i diritti elementari dell'uomo e la libertà di coscienza, altrimenti si finisce per dare adito a malcontento e ribellione. Indubbiamente quando le regole sono necessarie, chiare e giuste, è doveroso che si facciano rispettare da tutti.
"... non posso non ricordare la situazione che oggi tutti i nostri colleghi imprenditori stanno vivendo in Italia una situazione molto particolare e io non posso non tenerne conto se penso di assumere la presidenza di questa comunità". Questo è un suo dovere imprescendibile, tuttavia le giuste esigenze dell'industria devono tenere in doverosa attenzione anche le esigenze dei lavoratori che a loro volta si trovano in serie difficoltà dato il momento di pandemia in atto. È necessario conciliare al meglio le due necessità trovando quei giusti equilibri che salvaguardino tutte le parti.
" ... rispetto a una classe politica che mi sembra molto smarrita in questo momento e non ha idea della strada che deve percorrere questo paese". Penso che questa affermazione possa essere pienamente condivisa, la classe politica arranca in proposte, affermazioni, smentite, controproposte, istituzioni di tavole di lavoro, comitati di esperti, e, purtroppo, di quella maledetta burocrazia che rende ogni cosa più complicata e difficile. Così non se ne esce più!
"L'Italia è stata posta in un regime fortemente restrittivo, duramente restrittivo, mentre i nostri concorrenti oggi in Europa continuano a produrre in molti settori". Siamo così certi che queste forti restrizioni producano un effetto positivo? Non è che una eccessiva paura blocchi più di quel che c'è da bloccare? Non è che così facendo avvantaggiamo i concorrenti mentre noi affondiamo?
" Il tempo è nostro nemico. Non solo nei settori del turismo e della ristorazione ma anche più in generale della domanda interna. Il tempo rischia di disattivare la nostra presenza nelle catene internazionali di fornitura e del valore. Il mondo ripartirà trainato da chi ne sarà protagonista". Parole chiare. Vogliamo perdere il treno e divenire carrozza trainata, col rischio di essere abbandonati al nostro destino?
" Serve dunque un calendario di ripresa in sicurezza metodologicamente chiaro, funzionale al raggiungimento di due obiettivi: riaprire la produzione perché solo essa dà reddito e lavoro, non certo lo Stato come molti vorrebbero dimenticando che non ha le risorse; e farlo evitando una seconda ondata di contagio, che ci porterebbe a nuove misure di chiusura a quel punto ancor più disastrose". Mi pare una proposta ragionevole; sappiamo molto bene tutti che lo Stato non è in grado di farvi fronte da solo, e che l'Europa tentenna nel prendere decisioni scevre da interessi troppo localistici, quindi...
" ... per questo ci sarà bisogno dell'impegno di tutti. E insieme dovremo cambiare anche noi imprese, se vogliamo che cambi l'Italia". Esatto, INSIEME e con il massimo impegno di TUTTI nell'interesse di TUTTI.