Coronavirus: pensavo fosse semplice influenza
Oggi voglio raccontare una storia, di una persona che ha combattuto contro questa epidemia e che sta riprendendo la sua vita.
Ne parliamo con Nicola, libero professionista in ambito edile immobiliare, sposato con una figlia di 5 anni che vive alle porte di Bergamo.
Riportiamo il suo racconto, integralmente:
Ho accusato i primi sintomi giovedì 5 marzo. Erano dolori molto forti alle ossa, mal di testa. Da subito perdo completamente olfatto e gusto. Poi sabato 6 marzo è subentrata la febbre. Una febbre molto strana che non saliva mai oltre 37,5 e che tenevo a bada con Tachipirina.
Pensavo alla classica influenza ma avvertivo che c’era qualcosa di nuovo, di sconosciuto. Qualcosa che ti prende dentro e che piano piano piazza le sue pedine in attesa del colpo da KO. Col passare dei giorni la situazione è via via peggiorata.
La debolezza dovuta alla febbre che non passava è stata poi aumentata da continui sudori notturni.
Sabato 14 marzo la febbre inizia a salire e il respiro si fa più difficoltoso. Tocco i 39 di febbre.
Ovviamente subentra il panico perché le notizie che riesco a ricavare parlano tutte di polmoniti improvvise. E la mia Bergamo ne è piena. Oltretutto io vivo in un paese a ridosso del focolaio di Alzano - Nembro. Come prima cosa mi isolo dalla mia famiglia e vivo autentici momenti di terrore. Decido però di combattere e iniziò a telefonare a tutti i numeri possibili.
Il numero verde della regione mi rimanda al medico di base. Il medico di base che mi segue a distanza mi dice di tenere duro e di monitorare la saturazione dell’ossigeno. Purtroppo a Bergamo la situazione è tale per cui il tampone è impossibile averlo ma per il mio medico non ci sono dubbi: ho tutti i sintomi del Covid-19.
Passano 2 giorni e finalmente riesco a trovare un saturimetro. La saturazione dell’ossigeno è a 91.
Lunedì 16 marzo chiamo il 112. Registrano la mia richiesta di aiuto e dopo 3 ore mi richiamano. Parlo con un medico molto gentile il quale non ha dubbi: è Covid-19. A Bergamo ce l’abbiamo tutti... mi dice.
Il medico del 112 mi fa un quadro chiaro quanto crudo: la mia situazione è seria ma non grave e quindi mi sconsiglia di farmi venire a prendere e di farmi portare in ospedale. Cito testuale “se ti porto qui, tu sparisci dal radar delle tua famiglia e non so come va a finire, qui è l’apocalisse”. Chiudiamo la telefonata col solito consiglio di tenere monitorata l’ossigenazione.
Disperato richiamo il medico di base. Un professionista che mi segue da quando ho 19 anni e adesso che ne ho 43 diventa la mia sola ancora di salvezza. In una telefonata drammatica mi detta la sua linea: antibiotico e cortisone. L’obiettivo è quello di fermare l’infezione al polmone.
Arriviamo a mercoledì 18. La febbre è sparita (dopo 12 giorni) e l’ossigenazione risale a 93/94. Nella notte però ho avuto un brutto episodio di tachicardia e sono andato in iperventilazione. Non so come sono riuscito a superare quei 2 minuti. Ricordo solo che per calmarmi ho preso il telefono e ho guardato i video di mia figlia con le lacrime agli occhi.
Siamo a giovedì 19... alla prima notte in cui posso dire di aver dormito. Ricordo distintamente il momento in cui ho aperto gli occhi la mattina e ho fatto un respiro profondo.
La gioia di esserci riuscito senza far partire i soliti immancabili colpi di tosse violenta mi ha riempito il cuore. La temperatura è molto bassa (34,8) ma è l’effetto collaterale del cortisone. Mi alzo in piedi, le forze non ci sono, le gambe non tengono ma respiro più profondo e il senso di pressione allo sterno è molto meno.
I giorni passano senza febbre e siamo al 28 marzo. La tosse è sparita, il respiro si fa più pulito. Il medico di base in una telefonata che ricorderò per sempre mi comunica di avercela fatta. Ho combattuto, lottato, mi sono aggrappato alla vita e alla fine ho vinto.
Ora a distanza di giorni sto scalando il cortisone. Mi ci vorranno settimane per riprendere definitivamente le forze. Il mio ringraziamento va al mio Medico di Base che ho avuto la fortuna di avere accanto. Mi ha salvato, lo so. Un pensiero va alla mia Bergamo è a quanti stanno lottando questo male. Ci rialzeremo, ma non saremo mai più gli stessi.