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Covid-19: il parere dell’esperto sull’alto numero dei contagi in provincia di Milano

Nelle reportistiche del Ministero della Salute, la Regione Lombardia risulta la più colpita dall'emergenza Covid-19 con 84.119 casi (Fonte Ministero della Salute), e in particolare il territorio di Milano con 21.966 casi.dati nazionali

dati regionaliIn particolare, facendo un focus sulla provincia di Milano, emerge il dato del territorio legnanese con circa 553 dato aggiornato al 15 maggio 2020 ore 17:00) casi dall'inizio dell’emergenza.

Numeri che hanno avuto un trend di crescita costante e che preoccupano il territorio.

Cerchiamo di fare chiarezza sulla questione con il supporto del Dr. Cornelio Turri, presidente dell'associazione Medici di Legnano.

Egregio Dr. Turri, osserviamo un costante trend sui numeri di contagi nella città di Legnano, quali sono le cause?

Che la città di Legnano abbia avuto un numero elevato di pazienti positivi può essere dovuto al fatto che le strutture sanitarie hanno sempre lavorato in modo costante e, con grande sforzo personale, spesso sinergico tra MMG e ospedale con il rapido riconoscimento dei sintomi e delle situazioni sospette, ottenendo una loro più facile individuazione (probabilmente più che altrove).

Ciò spiega perché, forse, solo apparentemente, le misure del lockdown sembrerebbero state meno efficaci. Non ho i dati degli spostamenti della popolazione nel periodo, ma credo che per le più svariate ragione, lo spostamento delle persone sia stato un po' elevato (mi pare di ricordare i richiami, anche sulle testate locali on line, effettuate dalle persone preposte alla gestione pubblica).

In origine abbiamo anche scontato qualche momento di vera follia (8 marzo e dintorni) con una marea di persone per le strade e al parco (poi saggiamente chiuso). L'onda lunga di certi comportamenti può avere conseguenze inimmaginabili ed anche per lungo periodo.

In ospedale a Legnano, i numeri attestato un miglioramento della situazione, con la chiusura di alcuni reparti, possiamo parlare di emergenza superata a livello di struttura?

Alcuni reparti prima interamente dedicati alla cura dei malati COVID stanno, fortunatamente, chiudendo, segno certamente di una minore necessità e pressione sulle strutture ospedaliere. Occorre ricordare che, nel frattempo, le altre patologie non sono, purtroppo, per incanto svanite nel nulla e bisognerà pur tornare a gestirle come di necessità.

In questa ottica, penso si debba anche considerare il minor ricorso alla gestione dei malati in terapia intensiva con riduzione dei casi gravi e, conseguentemente, dei decessi. Certamente la motivazione appare multifattoriale: maggiore conoscenza della malattia, maggiore dimestichezza con le terapia e quindi “personalizzazione” della stessa in funzione delle caratteristiche del paziente, forse anche minore aggressività del virus.

E possibile avere chiarezza sul uso dei tamponi che vengono eseguiti nel minore numero possibile( solo a plurisintomatici) e sui test sierologici, che non vengono effettuati a tutti?

Purtroppo la gestione dei tamponi e dei test sierologici meriterebbe molte considerazioni che a me, ultimo anello della catena, sfuggono. Resta il dato che la loro gestione non ha mai convinto la totalità o quasi dei MMG che hanno, spesso e volentieri, suggerito nelle forme più diverse e pressanti una gestione diversa, per altro mai ascoltata.

Ora, sembra che, per quanto riguarda la prescrizione dei tamponi, sia possibile, per i casi sospetti, tramite la segnalazione al portale di ATS, una loro sollecita esecuzione e, si spera, refertazione, in modo da evitare quelle lungaggini che hanno contraddistinto, e talvolta ancora contraddistinguono, la possibilità di avere esiti in tempi almeno ragionevoli (con tutto quel che ne consegue anche per il reinserimento in ambito lavorativo delle persone).

Sui test sierologici si sta facendo, probabilmente, un analogo caos: molti li vogliono eseguire in modo autonomo con risultati che, sui grandi numeri, temo poco o nulla diranno. Se indagine epidemiologica deve essere, si deve prima avere in mente cosa si vuole cercare. Pescare nel mucchio non porta nessun beneficio. Una volta individuati i criteri, si fa l'indagine a tappeto, cercando di avere la migliore fotografia possibile della popolazione studiata. Numeri alla mano, si tirano le conclusioni (ammesso che sia possibile, perchè non tutto ha delle risposte univoche e interpretabili).  Fuori da questi canoni consolidati da tutti gli studi seri, si mettono insieme dei numeri senza costrutto.

Secondo lei è previsto un cambiamento nel modo in cui il virus si propaga a causa del caldo?

Non so se il caldo, come spesso si preferisce pensare, esorcizzando il futuro, avrà un effetto favorevole sulla virulenza e propagazione del virus. Ne sappiamo così poco del presente che preferirei non avventurarmi in scommesse futuribili. Non scordiamoci che tre mesi fa c'era chi pontificava si trattasse di una banale influenza o poco più!

Ringraziamo il dr. Turri per aver fatto chiarezza sulla situazione di Legnano, dove l’alto numero dei contagi continua ha destato forte preoccupazione tra gli abitanti.

Il quadro ora appare più confortante, ma non ci deve fare dimenticare la difficile strada che stiamo percorrendo.

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