Crisi dell'identità Maschile: riflessioni su 'Uomo dove sei?'
"Dove sei?" Questa è la domanda posta in Genesi, alla quale l'uomo risponde: "Ho avuto paura e mi sono nascosto." Riflettendo sulla nostra società occidentale moderna, mi chiedo se questa non sia anche la condizione dell'uomo di oggi. È una riflessione necessaria, a cui dobbiamo non solo darci una risposta, ma anche agire di conseguenza.
Uomo, Maschio, Padre, così come Donna, Femmina, Madre. Ho scelto di usare le iniziali maiuscole perché rappresentano, almeno per me, valori di fondamentale importanza per entrambi i sessi.
Torniamo quindi alla questione sollevata dal titolo di questo articolo: "Uomo dove sei?" La risposta è sconcertante: "Ho avuto paura e mi sono nascosto." Ma di chi abbiamo paura? Di cosa? Di essere accusati di non essere all'altezza del ruolo di Uomo? Di essere un Maschio incapace? Di essere un Padre più di nome che di fatto? O di essere etichettati come rappresentanti di un "patriarcato"? Sarebbe utile chiarire il termine "patriarcato" senza associarlo immediatamente al concetto di "padre padrone", così come il "matriarcato" non dovrebbe evocare una "madre padrona". Ma andiamo oltre.
Essere Uomo, credo, significhi essere una persona matura, responsabile, padrona dei propri atti e consapevole del proprio ruolo nel rapporto con l'altro sesso, con i figli, con il prossimo. Significa saper assumere le proprie responsabilità, nei diritti e nei doveri, sia in ambito familiare che sociale. Altrimenti, parafrasando il grande Totò, si è solo dei quaraquaquà, si diventa come quel caffè che il comico definiva sempre una "ciofeca".
E cosa significa essere Maschio? Biologicamente, è l'individuo che porta in sé i gameti necessari a fecondare quelli femminili della medesima specie. Ma essere Maschio non è solo questo; è la capacità di esercitare questo ruolo con consapevolezza, affabilità, maturità e rispetto. È una visione distorta quella che riduce il maschio al semplice atto sessuale, "quindi ciò non va sempre bene". Fare sesso è un'arte (e qui non uso il termine "fare l'amore", poiché l'amore, essendo un sentimento, non si "fa"; al massimo, si fa sesso con amore).
Essere Padre è una gioia, ma anche una responsabilità non indifferente. Richiede una maturità e una stabilità affettive che non si acquistano al supermercato, ma sono il frutto di una crescita responsabile e consapevole.
L'accusa di avere una mentalità patriarcale mi sembra più spesso un'accusa mossa dal rancore piuttosto che dal buon senso. Non credo che nel nostro paese siano ancora vigenti norme patriarcali, tranne forse qualche eccezione. È azzardato e ingiusto attribuire la violenza sulle donne a una presunta mentalità patriarcale. La violenza, non solo quella sulle donne, è frutto di una decadenza dal concetto di Uomo, di Maschio, di Padre, di marito o compagno. Il violento è un debole, un pauroso, un immaturo, un perdente. Crede di potersi far rispettare e accettare attraverso la violenza, sia fisica che psicologica, e pensa di avere diritti solo perché è uomo o maschio. Spesso, questo atteggiamento deriva da un'educazione fragile, distorta, talvolta violenta, confusa e priva di veri valori. Un esempio è dato da quelle famiglie che, di fronte a un'azione scorretta o disonesta compiuta dal proprio figlio, lo difendono anche contro l'evidenza, non rendendosi conto che in questo modo avviano il figlio verso una vita priva di rispetto per il limite, il sacrificio, il saper essere veri Uomini, rispondendo personalmente ai propri errori. La violenza è frutto di un'educazione sbagliata che porta a rimanere infantili e deboli.
Si sente spesso dire che "bisogna anche dire dei NO", ma dire semplicemente NO non è sufficiente; prima di tutto bisogna ben motivarne il motivo, ed è ancora più necessario far amare il SI. Per esempio, a una persona che ama bere non basta dire "NO, non devi bere perché ti fa male"; chi beve lo sa già! È necessario, piuttosto, far amare il SI all'acqua, solo allora il NO al bere si realizza. Dunque non basta dire NO alla violenza, ma è necessario far amare il SI alla non violenza.
Questo esame ci porterebbe lontano, poiché dovremmo entrare più nel merito del problema, ma un semplice articolo non lo permette. Qui, quindi, mi fermo.