Diario da un ordinario periodo di… lockdown: 27 marzo 2020
Rieccomi,
siamo arrivati alla fine della settimana e, quasi, alla fine di questo mese che ha visto come protagonisti due nuovi elementi fino a trenta giorni fa completamente sconosciuti a tutti noi: il coronavirus e il distanziamento sociale.
O meglio, siamo al terzo o quarto “weekend non weekend”. Mi pare ancora ieri quando, sabato 22 febbraio, l’epidemia fece la sua comparsa in Italia, nel Lodigiano. E pare un’infinità. Sembrava così lontana, Codogno, ma poi ci siamo accorti che il virus è arrivato anche nella nostra Città Metropolitana, per fortuna senza i numeri con cui ha colpito Bergamo e la Val Seriana, così come Brescia e la sua Bassa. Milano, per fortuna, continua a essere una muraglia che resiste.
I numeri. Ormai tutti attendiamo ogni giorno, puntuale alle 18, come un orologio svizzero, il bollettino della Protezione Civile con le cifre dell’epidemia in Italia. Un po’ come Radio Londra circa ottant'anni fa, durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi come sarà andata? Pare meglio di ieri, dopo aver ascoltato il Tg regionale delle 14, in cui il governatore della Lombardia ha spoilerato in parte, come tutti i giorni, quello che verrà ufficialmente comunicato alle 18. Il pensiero, però, va a tutta Italia, perché ci sono altre regioni in sofferenza, l’Emilia-Romagna e le Marche, in primis, ma anche il Sud, dove spero il contagio non attecchisca. E penso alle cifre pazzesche di deceduti in Spagna o agli Stati Uniti primi al Mondo per numero di contagi. Ora come non mai si può dire che “tutto il Mondo è Paese” e bisogna, per questo, pensare a tutta l’umanità, non solo al proprio Paese, al proprio Territorio o al proprio orticello. A unirsi e non a dividersi.
In questi giorni ho fatto una bella scoperta tecnologica: le videochiamate di Whatsapp. In questo momento in cui non possiamo trovarci fisicamente, è un qualcosa che permette almeno di vederci, ed è bellissimo! Ho provato ieri sera con un mio carissimo amico, è stato divertentissimo, e in questi giorni ripeterò con altri e altre. Ribadisco, meno male che questa epidemia è esplosa in un momento come questo, tecnologicamente evoluto, in cui la virtualità ci aiuta a superare le barriere fisiche imposte dalla situazione. Così possiamo sentirci più vicini.
Oggi, al TG3, ho visto delle immagini curiose: nelle strade delle città della Lituania, le autorità hanno fatto porre delle mascherine sui volti delle statue, per sensibilizzare i cittadini sulle norme igieniche da rispettare contro il coronavirus. La Lituania è uno dei Paesi che ho visitato l’estate scorsa, durante le mie vacanze di agosto. Vedere le strade di Vilnius o di Kaunas mi ha fatto tornare in mente il mio viaggio del 2019, e mi piace pensare a quanto ho fatto lo scorso anno, visto che, al momento, credo sia, per tutti, impossibile programmare le vacanze estive (sempre che si riescano a fare…). Lo scorso agosto ho visitato tutti e tre i Paesi Baltici ed è stato un viaggio che, per me, si è rivelato una sorpresa.
La Lituania e l’Estonia sono stupende, ma il meglio, in assoluto, è la Lettonia, con la sua capitale, Riga. Una città che faceva parte della Lega Anseatica (quell'unione di città affacciate sul Baltico e sul Mare del Nord che fu alla base della fortuna commerciale del Nord Europa nel Medioevo) e che conserva grandi tracce di questa gloria passata, dalla Piazza con la Casa delle Teste Nere alle due grandi chiese, il Duomo e San Pietro, che hanno un che di tedesco, teutonico più che altro, e un po’ di danese. Riga è un po’ Amburgo, un po’ Danzica e un po’ Copenaghen (non a caso la Lettonia venne dominata per anni dai danesi, e la bandiera nazionale ne riflette la presenza) ma… anche un po’ Vienna. Perché? Riga ha il più grande patrimonio europeo di edifici Liberty, a oggi protetto dall'UNESCO. Forse si tratta del gioiello autentico di questa città: novecento edifici, facciate più che altro, caratterizzate da differenti elementi decorativi, con una ricchezza e una varietà tale da fare concorrenza a quelle che, allora, erano le due capitali di un Impero, Vienna e Budapest.
Il Liberty a Milano è molto diverso da quello visibile in terra baltica, ma posso assicurare che non è da meno. E per questo consiglio una visita a Riga.
Alla prossima!
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